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 2023  gennaio 11 Mercoledì calendario

Sei bicchieri d’acqua: l’elisir di giovinezza

E adesso, dopo le maratone a tavola, acqua a volontà. Per aiutare la ripresa (soprattutto della linea) post feste ma anche per regalare al nostro organismo una montagna di effetti benefici. Al primo posto, la longevità. Accompagnata da una efficace protezione soprattutto per cuore e polmoni.Anche nei mesi più freddi durante i quali ci si idrata di meno. Perché la percezione della sete, rispetto all’estate, spesso è inferiore. Il corpo però, pure in inverno, continua a eliminare liquidi per purificarsi da tossine e scorie e la necessità di introdurre acqua rimane invariata in tutte le stagioni. Il rischio, pur con temperature basse, è quello di andare incontro a disidratazione.Una ricerca finanziata dai National Institutes of Health Usa pubblicata su eBioMedicine ha individuato un nuovo responsabile per l’invecchiamento precoce: la scarsa idratazione, rivelata da una concentrazione di sodio nel sangue ai limiti alti della norma.L’idea di questo studio nasce dall’osservazione che razionare l’acqua agli animali da esperimento (topi) ne riduce la sopravvivenza e promuove la comparsa di malattie degenerative. Anche precedenti lavori sull’uomo avevano suggerito che una scarsa idratazione potrebbe accelerare l’invecchiamento.IL TESTPartendo dall’ipotesi che l’acqua sia non solo fonte di sopravvivenza, ma anche elisir di lunga vita, i ricercatori americani sono andati a testare l’ipotesi che un’idratazione ottimale possa giocare un ruolo importante nel rallentare i processi di invecchiamento nell’uomo.A questo proposito sono andati ad esaminare oltre 11 mila soggetti (età media 45-66 anni) arruolati nello studio Atherosclerosis Risk in Communities che vanta una durata di 25 anni. Come surrogato delle abitudini di idratazione è stata utilizzata la concentrazione di sodio nel sangue (sodiemia), mentre per studiare la velocità alla quale i singoli individui invecchiano è stata calcolata la loro età biologica a partire da 15 biomarcatori (pressione arteriosa sistolica, colesterolo, glicemia, ecc.), che danno informazioni sullo stato di salute cardiovascolare, sulla funzionalità polmonare e sulla presenza di infiammazione.I risultati di questo mega-studio suggeriscono che un valore di sodiemia superiore a 140 mmol/litro (i valori normali sono 135-146 mmol/litro) nelle persone di mezz’età si associa ad un rischio aumentato del 63% di sviluppare una malattia cronica (insufficienza cardiaca, ictus, arteriopatie periferiche, fibrillazione atriale, malattie polmonari croniche, diabete, demenza) già intorno ai 55-60 anni, rispetto ai soggetti con sodiemia inferiore ai 140 mmol/l.I CENTRIFUGATILe persone con livelli di sodio superiori a 144 mmol/litri inoltre presentano un rischio aumentato del 21% di mortalità prematura. Infine, gli individui con sodiemia superiore a 142 mmol/litro, in almeno la metà dei casi apparivano più anziani di quanto raccontasse la loro carta d’identità. La loro età biologica, insomma, era molto più avanzata di quella anagrafica. E un’età biologica più avanzata, come dimostra questo studio, va purtroppo di pari passo con un aumentato rischio di malattie croniche e di mortalità prematura.Il suggerimento che arriva dal lavoro, in attesa delle necessarie conferme, è quello di curare bene la propria idratazione, giorno dopo giorno. Per idratarsi meglio, oltre a bere più acqua, tè, spremute di frutta o centrifugati, è utile aumentare il consumo di alimenti ricchi di acqua, come la frutta.Le National Academies of Medicine americane suggeriscono un apporto di liquidi di 1,5-2,2 litri al giorno per le donne (circa 6-9 bicchieri) e di 2-3 litri per gli uomini (circa 8-12 bicchieri). Ma questo vale solo per chi è in buona salute. Chi è affetto da qualche patologia (insufficienza renale, insufficienza epatica o scompenso cardiaco), deve attenersi ai consigli del medico.LA CRONICITÀ«A livello di salute globale conclude la dottoressa Natalia Dmitrieva del Laboratorio di medicina rigenerativa cardiovascolare del National Heart, Lung, and Blood Institute americano e autrice dello studio migliorare l’idratazione potrebbe avere un enorme impatto. Una scarsa idratazione è la causa più comune di aumento della sodiemia, che si correla, come visto, ad un maggior rischio di malattie croniche e di mortalità prematura. Eppure, stando ai risultati di un’altra ricerca, almeno metà della popolazione mondiale beve meno di quanto raccomandato, cioè almeno un litro e mezzo al giorno. È chiaro che i risultati suggeriscono che una corretta idratazione può rallentare l’invecchiamento e prolungare la vita senza malattie».