il Giornale, 11 gennaio 2023
Chi c’è dietro agli ecologisti che imbrattano le opere d’arte
Attacchi alle opere d’arte, raid nei musei, vandalismo contro i Palazzi del potere. L’ultimo episodio, a Capodanno, ha colpito il Senato. È la violenza green. Eco-cretini che, dietro sigle per lo più sconosciute, danno sfogo alla propria intransigenza ideologica. «Questi movimenti non agiscono da soli, c’è una regia». Marcello Foa, ex presidente Rai e firma storica del Giornale, è recentemente tornato in libreria con Il sistema (in)visibile (Guerini e Associati). Nel libro svela le logiche e i metodi dell’attivismo estremo, come quello degli ultrà ambientalisti, metodi che corrispondono a quelli elaborati un tempo dal Kgb. Foa, in Italia il movimento più attivo è Ultima Generazione. È legato alle sigle che operano negli altri Paesi? «Assolutamente sì. Dietro di loro si muove un movimento internazionale, l’A22, che lavora per unire i manifestanti di molti Paesi». E dietro ad A22 chi c’è? «Per capirlo basta seguire i soldi. I finanziamenti arrivano dal Climate Emergency Fund, gruppo fondato nel 2019 da un ex collaboratore di Bill Gates, Trevor Neilson e Rory Kennedy,». Con chi abbiamo a che fare? «Tra gli sponsor ci sono gli eredi Getty e Disney. Dal 1999 a oggi il gruppo ha finanziato 94 organizzazioni, addestrato 22mila attivisti del clima e mobilitato oltre 1 milione di persone. Solo nel 2022 ha sostenuto 43 movimenti con 5,3 milioni di dollari». Come si muovono? «Nel 1984 fu un’ex spia, Yuri Bezmenov, a spiegare come si destabilizza una società: cambiando la percezione della realtà attraverso un mega lavaggio del cervello». Come ci riescono? «Agiscono sui giovani che reclamano un cambiamento. Li rieducano incolpando le istituzioni e generando una frattura generazionale. Il movimento è solo in apparenza spontaneo e produce effetti nell’arco di qualche anno». Quindi l’ecologia è solo una scusa? «In parte. I giovani sono gli agenti inconsapevoli di questo processo, credono davvero nella loro causa. Ma a spronarli è l’agente di influenza, che a sua volta agisce per conto di chi finanzia». È paradossale: i manifestanti pensano di agire contro il potere ma finiscono per fare i comodi di un altro tipo di potere. Anche Greta Thunberg è un prodotto di questa pianificazione? «Sia chiaro: non è un complotto ma un sistema, un metodo piuttosto efficace. I ragazzi pensano di agire contro i cattivi’ ma non si rendono conto di essere pedine di un disegno più articolato. Anche Greta rientra in queste logiche, infatti è riverita all’Onu e al World Economic Forum». La sinistra italiana si è schierata subito con loro... «Dal crollo del muro di Berlino la sinistra mainstream ha perso la vocazione originaria – difendere il proletariato e le classi disagiate – ed è diventata l’alfiere della globalizzazione trovando una giustificazione morale in battaglie come l’immigrazione, i diritti Lgbtq e l’ecologismo». Il fatto che questi movimenti si rafforzino proprio ora che c’è la destra al governo è pura casualità? «A livello internazionale il movimento è in corso da tempo. In Italia è particolarmente forte anche perché traspare il desiderio di boicottare un governo non allineato su certe logiche. L’attivismo diventa uno strumento politico; infatti sono ricomparse pratiche che sembravano dimenticate, come l’occupazione dei licei, e slogan che ricordano la sinistra più estrema degli anni ’60». È un caso che queste sigle ambientaliste agiscano allo stesso modo delle Ong che operano in mare? «Stesso sistema, stessi obiettivi. La destabilizzazione delle società tradizionali e dei poteri nazionali viene conseguita anche attraverso l’immigrazione incontrollata. Anziché avere una sola organizzazione-ariete, si mobilitano e si finanziano più soggetti. La somma di queste piccole associazioni, che hanno lo stesso fine, genera una grande forza d’urto, che risulta peraltro più difficile da contrastare. L’hanno studiata bene».