la Repubblica, 10 gennaio 2023
Il nuovo Asterix
Asterix ha fatto due volte il giro della Terra, se si mettono in fila tutti gli albi venduti. Dal 1959 dopo Cristo, l’irriducibile gallo creato da Albert Uderzo e René Goscinny ha venduto quasi 395 milioni di copie delle sue avventure in 117 lingue, compresa quella di Giulio Cesare. Nel frattempo, Guillaume Canet dirige Asterix e Obelix – Il regno di mezzo, un lungometraggio da 65 milioni di euro in cui i gallici eroi volano in soccorso di un’imperatrice (uscita italiana il 2 febbraio). Per riuscire nella missione di seduzione del mercato cinese, Asterix e Obelix saranno spalleggiati da una centuria di star: Marion Cotillard (Cleopatra), Angèle (Falbalà), Orelsan (Titanix), Biglo e Oli (Abdelmalix e Toufix), Philippe Katerine (Assurancetourix), M (Remix), Zlatan Ibrahimovic (Antivirus)… Una volta tornati al villaggio, andranno a prendere a sberle i romani in un quarantesimo albo sceneggiato da FabCaro. Dieci anni fa, Albert Uderzo aveva affidato le sorti dei suoi personaggi a Didier Conrad e Jean-Yves Ferri, che hanno firmato cinque albi. Nel 2020 Uderzo ha raggiunto Toutatis, il dio dei morti. Oggi Jean-Yves Ferri fa una pausa e passa la mano a FabCaro, sceneggiatore punk, figlio di Psikopat e dell’ Écho des Savanes.
L’artista ha firmato straordinari capolavori d’ironia, come Z comme Don Diego, Zéropédia, Guacamole Vaudou o Hey June … Le avventure di Asterix sono il latte che ha bevuto fin da piccolo. In questa intervista, ci racconta com’è passato dal sogno alla realtà creando il racconto del nuovo albo che uscirà il 26 ottobre 2023.
Come si diventa sceneggiatore di Asterix?
«Per prima cosa devi essere stato un lettore di Asterix. Io sono cresciuto e ho imparato a leggere con lui. A 7 anni mi facevo già delle piccole sceneggiature di Asterix, inventavo le mie storie e ridisegnavo alcune vignette. Qui ho fatto un salto nel tempo per accettare un bel regalo.
L’editore mi ha telefonato con una sorpresa incredibile in serbo. Non me l’aspettavo minimamente. Sono andato all’appuntamento rilassatissimo, quasi come se fossi un turista. Ero lontano diecimila miglia dall’immaginare di cosa si sarebbe parlato. Ignoravo che lo sceneggiatore di Asterix, Jean-Yves Ferri, voleva prendersi una pausa.
Quando l’editore mi ha annunciato che stava pensando a me per scrivere il prossimo albo, ho visto un omino che ballava nella mia testa!».
Ti sei dato cinque pizzicotti… prima di renderti conto dell’enormità del compito?
«All’inizio saltavo dappertutto, galleggiavo a un metro da terra. Poi improvvisamente sono ricaduto giù, quando ho pensato che questo albo bisognava farlo. E che era pur sempre Asterix, con due mostri dietro, Albert Uderzo e René Goscinny, e tutto quello che comporta di storia, di peso sulle spalle… Sono risalito in treno per rientrare a casa mia, a Montpellier, con una piena consapevolezza dell’importanza della missione. Il mio spirito è immediatamente entrato in modalitàricerca di idee…».
Tornato a casa, hai riletto tutti gli albi?
«Ho tutta la collezione nella mia biblioteca. Ho scoperto Asterix con il primo albo disegnato e sceneggiato da Albert Uderzo, dopo la morte di René Goscinny, Asterix e il grande fossato.Avevo 7 anni e fu un autentico colpo di fulmine! Poi ho lettoAsterix e il regno degli dei, Asterix e la zizzania … non ho avuto bisogno di rituffarmi nella serie. Ne ero talmente impregnato che la conoscevo tutta a memoria. Asterix fa parte della mia cultura. Dopo, per non rischiare di dire cose a rovescio, sono comunque andato a riaprire certi albi».
Asterix è nato quattordici anni prima di te, nel 1959, ma è un eroe di culto anche per la tua generazione?
«Io sono nato nel 1973. Sono cresciuto con la “Santissima Trinità” della
bande dessinée classica: Tintin, Asterix e Lucky Luke. Adoravo anche Achille Talon (Walter Melon, in Italia, ndr) eLes tuniques bleues.Ma il primo shock è stato Asterix. Il secondo, più tardi sarebbe stato Marcel Gotlib. Era una lettura un po’ più adulta».
Come definiresti l’umorismo di Asterix?
«L’umorismo di Asterix mi ha rivelato tantissime cose sul mondo. Sipossono rileggere i suoi albi per tutta la vita e scoprire ogni volta cose nuove. È qui che sta il genio di Goscinny. Riusciva a raggiungere con la stessa forza un ragazzino di 7 anni come un adulto di 50. Da bambino ero troppo piccolo per cogliere la lettura sociopolitica diAsterix e il grande fossato.Più tardi ho capito i riferimenti politici alle divisioni tra la destra e la sinistra…».
È facile infilarsi nei panni di personaggi che sono stati creati da altri?
«Ognuno ha il suo Asterix e il suo Obelix in testa, la sua piccola musica personale intorno ai personaggi.
Fanno parte della nostra vita. Ho l’impressione di conoscerli bene.
Concretamente, non ho fatto altro che cercare di ritrovare l’Asterix e l’Obelix che mi accompagnano da sempre, con il loro linguaggio e i loro tratti caratteriali».
Qual è la tua libertà di autore nei confronti di questo capitolato?
«Lo spazio per sperimentare c’è, ma sapendo sempre che bisogna rispettare la grammatica della serie, per non correre il rischio di destabilizzare l’insieme. Quando scrivo la sceneggiatura, sento parlare i personaggi e capisco in fretta se sono fuori tema. I balloon devono suonare giusti, rispettare il vocabolario dei personaggi. Bisognalasciarsi trasportare dall’amore per Asterix e Obelix».
Quanto tempo ci vuole per scrivere un albo di Asterix?
«Sono uno iperattivo, ho buttato giù una prima bozza in tempi rapidissimi. Ero in modalità “eccitazione”. Dopo bisogna riprendere, affinare. Mettendo in fila tutte le tappe, una dietro l’altra, stiamo parlando di circa un anno di lavoro. Non conoscevo il disegnatore, Didier Conrad. Vive negli Stati Uniti.
Ma parlandoci via Skype ci abbiamo messo poco a legare. Io gli inviavo delle bozze di storyboard bruttissime e lui mi rispediva indietro dei disegni spettacolari!».
Senti la responsabilità di fronte all’attesa di 5 milioni di lettori?
«Un albo di Asterix è un evento enorme. Detto questo, la priorità per me è che questa storia, lassù, piaccia a Uderzo e a Goscinny. A rischio di passare per un mistico, ti dico che durante il lavoro li ho sentiti lì, sopra la mia spalla. Mi chiedevo se le mie idee gli sarebbero piaciute, se le mie gag li avrebbero fatti ridere. Dopo di che, se piacesse anche ai lettori, non sarebbe male».
L’albo uscirà il 26 ottobre ed è il quarantesimo della serie. È già terminato?
«La sceneggiatura è finita. Quanto al disegno, Didier è nella fase degli schizzi. Ha realizzato una tavola di lancio, che dà una piccola idea dell’atmosfera del nuovo albo senza svelare troppo della trama. Non abbiamo ancora un titolo definitivo.
Siamo incerti, non possiamo fare cilecca. In materia di titoli, la cosa più semplice a volte è la più efficace».
Conti di scriverne un altro o quest’avventura resterà un soccorso stradale di lusso?
«Mi piace questa cosa del soccorso stradale! Jean-Yves Ferri voleva prendersi una piccola pausa e ho accettato con piacere di lasciargli la possibilità di respirare. Quale autore avrebbe osato rifiutare una gioia del genere?».