Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  gennaio 10 Martedì calendario

Intervista a Emanuela Maccarini, l’allenatrice della ritmica che avrebbe bullizzato le atlete

«L’opinione pubblica mi vede come la cattiva della storia: come può la Federginnastica, a questo punto, non mandarmi via? Ma chi mi conosce, sa chi sono». Due mesi fa scoppiava il caso delle Farfalle maltrattate all’accademia di Desio: questa è la verità di Emanuela Maccarani, 56 anni, allenatrice e d.t. della ritmica, il tecnico più vincente dello sport italiano.
Come ha reagito alle accuse di Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa?
«Non trovo un senso ma capisco che c’è una nuova sensibilità verso body shaming, bullismo, abusi, violenza verbale. E c’è chi ha ritenuto di farci un investimento. Con i social, poi, viaggia tutto velocissimo».
A cosa allude?
«Ho letto frasi identiche nello scandalo della ginnastica in Svizzera e negli Usa: maialino, sei grassa... Frasi che io non ho mai pronunciato. Vedo una regia mediatica, ora tocca alla ritmica. Ed è giustissimo occuparsene, lo stavo già facendo sotto la mia direzione tecnica».
Non pensa di aver potuto riprodurre inconsciamente con le allieve atteggiamenti vessatori vissuti da atleta?
«Da ginnasta io non sono stata vessata in alcun modo. Il mio motto è: fai il contrario di ciò che hai visto fare male. Alla Nazionale si arriva con un percorso e rispettando dei canoni: lo sport è per tutti, l’alto livello no. Io preparo il giardino, le Farfalle arrivano e si posano: 11 mesi all’anno all’accademia, io sono lì per loro. Sono coach, non mamma, ma se qualcuna mi chiede un abbraccio non mi tiro indietro. E prenoto anche la pedicure».
E il malessere diffuso raccontato in queste settimane?
«Se i risultati li otteniamo e si ripetono nel tempo con ginnaste diverse, c’è un benessere. Poi ci può stare che una non arriva alle Olimpiadi».
È successo ad Anna Basta.
«Anna se n’è andata a maggio 2020, nessuno si era accorto del suo disagio. Il problema non erano i chili, era la tecnica. Le Olimpiadi si fanno in 5 e lei era la sesta. Le ho detto: vai a casa, centrati, ci risentiamo. È sparita. Ma non è il fallimento di nessuno. Anna non voleva più la ginnastica e si è portata dietro il conflitto in famiglia. Le serviva un alibi: non essere stata capita».
A Desio avete l’ossessione del peso?
«C’è un sistema, nessuna ossessione. Il peso è una metodica come in tanti altri sport. Dal 2019, poi, con l’arrivo del dietista, molto è cambiato: la pesa non si fa quasi più, le ragazze mangiano da sole: lavorano 7-8 ore al giorno, se non mangiassero sarebbe un problema».
Però fino a poco tempo fa le pesavate, in pubblico e con commenti pesanti, dicono alcune atlete.
«Non è mai esistito un rito collettivo, lo facevano le mie assistenti tutte le mattine, certo non io. Le ragazze si cambiavano in spogliatoio e si pesavano prima di indossare la divisa. Se fosse successo qualcosa di sbagliato, sarei venuta a saperlo: nel 2011 ho allontanato un’allenatrice che stava troppo addosso alle ginnaste. Se con Olga Tishina (assistente indagata insieme a Maccarani dalla giustizia penale e sportiva ndr) ci fosse un malessere, lo saprei. Non c’è».
Metodo
C’è una scuola, c’è un metodo, vinciamo da vent’anni. Non è banale La ritmica è uno stato d’animo. Le azzurre sono belle, leggere, armoniose
Lei, Maccarani, ha mai usato modi duri o parole troppo dirette negli allenamenti?
«Dipende dal momento e dal contesto ma solo con riguardo agli aspetti tecnici. Certamente in quasi trent’anni qualche errore l’avrò commesso. Se mi fossi comportata male, i genitori me l’avrebbero detto. E invece mi chiedono tutti di restare».
Angelica Savrayuk, bronzo a Londra 2012, in un libro ha scritto: «Emanuela mi riprende, mi svilisce, vivo ogni allenamento come un’agonia».
«Un libro in cui non parla mai di sé. È arrivata dall’Ucraina con il ferro a zero: uscivo apposta per comprarle la carne di cavallo. Una sera a cena le ho salvato la vita con la manovra di Heimlich. È una di quelle a cui non è mai stato detto nulla».
Ma insomma, se non ha niente da rimproverarsi, come si spiega le accuse?
«Arrivano tutte da ginnaste che non hanno fatto le Olimpiadi, guarda caso. Galtarossa, quella dell’”abbiamo un maialino in squadra”, nel 2013 è diventata mia assistente: la pesa fino a Rio la faceva lei. Certo che può essere successo che duecento bambine in tutto il Paese abbiano avuto la percezione di essere state maltrattate, ma l’accademia di Desio cosa c’entra? Non posso rispondere per tutta Italia».
A proposito di regia occulta: aver accentrato i ruoli ed essere una donna che rappresenta tutti i tecnici italiani al Coni, può averle attirato invidie?
«Certamente».
Cosa si aspetta che succeda, avendo appena incontrato all’accademia il presidente federale Tecchi?
«Spero che non mi usino come capro espiatorio perché, come tutti, vorrei rispondere solo delle mie azioni. Dopo Tokyo volevo lasciare, ma la Federazione non ha trovato una sostituta: con i risultati, con la vita che faccio e gli stipendi che ci sono, non è un ruolo da tutti... L’opinione pubblica ora mi vede come la cattiva: come può la Federazione non mandarmi via?».
Crede che la manderanno via, pur in assenza di rinvio a giudizio e condanna?
«È possibile».
E se le lasciassero la guida della Nazionale e le togliessero la direzione tecnica?
«Però mi devono spiegare perché: cosa ho fatto? E a chi? A quel punto sentiranno la mia risposta. C’è una scuola, c’è un metodo, vinciamo da vent’anni. Non è per niente banale. Se le emozioni le tiri fuori, le provi. Io non ho mai maltrattato nessuno. La ritmica è uno stato d’animo. Le ginnaste azzurre sono belle, leggiadre, armoniose. Impossibile fingere».