Corriere della Sera, 10 gennaio 2023
Il punto sul Qatargate a un mese dal blitz
«Sono provate come tutte le persone che sono agli arresti domiciliari ma stanno bene», dice l’avvocato Angelo De Riso al termine dell’udienza a Bergamo in cui ha contestato il sequestro dei conti correnti della moglie e della figlia di Antonio Panzeri nell’inchiesta sulle presunte corruzioni al Parlamento europeo a favore di Qatar e Marocco che ha portato il capofamiglia nel carcere di Bruxelles. Ma a un mese dal blitz che ha terremotato il Parlamento europeo resta ancora da capire cosa è avvenuto all’ombra dell’ong Fight impunity di Panzeri e quali siano le esatte responsabilità delle persone coinvolte.
Per velocizzare le pratiche tra stati, il mandato di arresto europeo (con cui il Belgio ha ottenuto dall’Italia l’arresto delle due donne) prevede una proceduta semplificata con accuse descritte in modo sommario, in cui i difensori possono contestare questioni tecniche e giuridiche. Ieri, gli avvocati De Riso e Nicola Colli hanno chiesto ai giudici di annullare il sequestro sostenendo «la lacunosità dell’ordinanza e del decreto di congelamento» emessi dalla magistratura di Bruxelles. Ciò che si sa dagli atti è che le due donne sono accusate di sembrare «perfettamente al corrente» dell’attività di Panzeri e di aver portato dei regali dal Marocco in Italia. Al di là della generica imputazione di associazione criminale, corruzione e riciclaggio, la questione della carenza di informazioni su indagini e accuse trova d’accordo gli avvocati di tutte le persone coinvolte.
Dopo un mese dall’arresto di Eva Kaili, la europarlamentare greca del Pasok compagna di Francesco Giorgi, socio di Panzeri al 50%, e di Niccolò Figà-Talamanca segretario della ong No peace without justice, si sa che nella casa che la ex giornalista tv divide a Bruxelles con Giorgi, padre della sua bambina di quasi due anni, c’erano 750 mila euro. La presenza di tanti contanti in casa non è giustificabile per nessuno, specie per un politico, perché tanto denaro può solo avere una provenienza quantomeno sospetta, per non dire illecita, tanto che è costata alla donna l’arresto in flagranza di reato con l’accusa che stava facendo sparire 600 euro in una valigia tramite il padre. Il suo legale, l’avvocato Michalis Dimitrakopoulos, però afferma che ad ora non ci sono elementi contro di lei, e fa un esempio: «Se in una casa si trovano dei soldi provenienti da una rapina in banca significa che anche la moglie di chi vive in quella casa ha partecipato alla rapina? No, naturalmente». Spiega: «Per essere considerati complici non si deve essere soltanto a conoscenza dell’esistenza dei soldi ma si deve aver partecipato alla rapina. La signora Kaili non ha preso parte alle attività che il signor Giorgi intraprendeva con Panzeri. Se lei fosse stata a conoscenza di queste attività losche, avrebbe intimato al marito di smettere oppure lo avrebbe lasciato». L’accusa, però, sostiene che Kaili, con altri, come il deputato l’italo-belga Marc Tarabella, era uno degli «amici» su cui Panzeri poteva contare per le sue manovre pro Marocco e Qatar nel gruppo dei Socialisti & Democratici di cui ha fatto parte fino al 2019. Con il sistema inquisitorio il giudice istruttore,però, può tenere segreti molti atti, e quindi è ipotizzabile che ci sia molto di più sulla sua scrivania. Qualcosa potrebbe emergere lunedì prossimo quando a Strasburgo la presidente Roberta Metsola annuncerà la richiesta della magistratura di rimuovere l’immunità parlamentare per Tarabella e Andrea Cozzolino, accusato di far parte integrante della squadra di Panzeri e Giorgi con i quali era in contatto con i servizi marocchini. Il giorno dopo, Panzeri comparirà di fronte ai giudici per l’esame della sua posizione dopo l’arresto.