la Repubblica, 9 gennaio 2023
L’importanza dell’Adriatico
«Per rispondere ai miei quesiti sull’Europa, ho scelto di attraversare l’Adriatico». Con queste parole Robert Kaplan, uno dei più apprezzati analisti di strategia a Washington, spiega la genesi diAdriatico, un incontro di civiltà,il libro pubblicato da Marsilio nel 2022 ma immaginato e scritto dall’autore ben prima dell’inizio della guerra in Ucraina che ha portato le navi di Putin ad incrociare minacciose, la scorsa estate, davanti alle nostre coste. I libri di Kaplan sono dei bestseller negli Stati Uniti perché spesso anticipano i conflitti, in altri casi li spiegano a menadito ed in altri ancora illustrano in maniera inclusiva perché una specifica area di crisi è di interesse per le democrazie, per l’Occidente e dunque per gli Stati Uniti. Questo libro risponde a tutte queste definizioni, perché Kaplan, incrociando storia e letteratura, geografia e religione, parte dalla convinzione che l’Adriatico è il luogo dove «la dicotomia fra Occidente ed Oriente è meno evidente».
«Più che uno scontro questo è un concerto di identità» scrive, spiegando che «cattolici e ortodossi, ebrei ed islamici, impero romano d’Oriente e d’Occidente, Mediterraneo e Balcani raggiungono nell’Adriatico una fusione stimolante». È un distillato dell’Europa, un globo in miniatura dove ogni dettaglio di ciò che si vede, studia, apprende o anche solo respira, mangia o ascolta «coinvolge il mondo intero».
Quasi prevedendo ciò che è poi accaduto in Ucraina, Kaplan rivela di provare la sensazione di «scrivere sull’orlo di un precipizio» perché il punto di contatto e fusione dell’Europa «sta per diventare planetario» a causa dell’aspirazione cinese di collegarlo alla Nuova Via della Seta ed all’ambizione russa di insediarsi da protagonista nel Mar Mediterraneo, portando in entrambi i casi temibili sfide all’Occidente. Si sommano dunque la rivalità sulle rotte marine, la sfida sui giacimenti di gas naturale e la «geopolitica globale legata alla volontà di Cina e Russia di riacquistare lo status di grandi potenze». E tutto passa sulle acque di Bisanzio e Venezia.
I viaggi di Kaplan attraverso l’Adriatico iniziano nel 2016, lo vedono spostarsi in un reticolo di località fra Trieste e Corfù, Ravenna e Dubrovnik, Venezia e Spalato nella convinzione che in questo mosaico etnico si cela il segreto della «fine dell’era moderna in Europa» e dunque il necessario punto di inizio della «comprensione di quello che verrà». Come già fatto nei suoi reportage dallo scacchiere dell’Oceano Indiano o dal Grande Medio Oriente, Robert Kaplan – fra i pochi analisti di geopolitica ad essere stato consigliere tanto del presidente repubblicano George W. Bush che del democratico Barack H. Obama – afferma che «la visione macroscopica richiede una conoscenza granulare». Per capire il Grande Gioco fra le potenze del XXI secolo bisogna partire dalla conoscenza dei dettagli. È per questo che si immerge nelle rovine di Mistrà, una città medioevale diroccata perché è qui che «nasce l’ispirazione di Bisanzio». Siamo in una chiesa di Rimini ma è da qui che, seguendo le orme dell’accademico britannico Denys Hay, si sposta guardando «oltre la paura di turchi e saraceni» trovando nelle tracce del Rinascimento il momento in cui «si rianimò il concetto di Europa». Dalle rovine di Mistrà alle strade di Rimini popolate da migranti di ogni continente, Kaplan vede la trasformazione di un’Europa che «come sempre avvenuto nella Storia cambia con le migrazioni» ed ha il proprio confine «non nel Mar Mediterraneo» ma, come scriveva Fernand Braudel, il grande storico francese del Novecento, «nel deserto del Sahara», lo stesso luogo dove oggi si ammassano le carovane dei migranti che tentano di raggiungere le coste italiane, francesi o spagnole anche a costo di perdere la vita.
Tappa dopo tappa, Kaplan sovrappone i conflitti del passato con la passione dell’analista e la competenza dello storico: dall’opposizione fra cristianesimo ed islam alla violenza dell’occupazione nazista, dalla Guerra fredda ai feroci conflitti balcanici, dalla minaccia dei gruppi jihadisti verso l’Europa fino alla volontà della Russia «quasi-asiatica»di Vladimir Putin di indebolire l’Europa. Ma che cosa è in realtà l’Europa? La risposta che viene dalle pagine del libro è nel legame fra Teodorico e Dante, descritto dalle strade di Ravenna, come nella separazione fra Chiesa e Stato che distingueva la fiorente Venezia e le consentì di diventare «il primo vero impero globale», antesignano degli Stati Uniti.
E oltre la soglia di Trieste, raggiungendo Fiume, Kaplan ricostruisce la dinamica dell’impresa di D’Annunzio, origine del fascismo di Mussolini che si nutriva di populismo, menzogne ed odio per il prossimo con il risultato di avvelenare la Penisola fino a spingerla all’aggressione razzista contro l’Etiopia che l’avrebbe poi gettata nelle braccia della Germania nazista di Adolf Hitler, condannandola alla catastrofe. Come dire, a ben vedere anche la genesi del peggior populismo dei nostri tempi si ritrova lungo le coste dell’Adriatico.
Arrivati alle ultime pagine di questo raro reportage attraverso secoli ed epoche diverse, dove la storia si impone sul tempo, si comprende perché Kaplan condivide la definizione che i veneziani davano dell’Adriatico, lo “Stato da Mar”, il “Territorio del Mare”, che proprio in quando tale «ha consentito a Venezia di conquistare Corfù, Creta e Cipro fino agli ormeggi in Terra Santa» distinguendosi «sempre per il suo forte carattere italiano» che ancora oggi spicca a dispetto di confini, traghetti e bandiere. Da qui il valore di Corfù come «sintesi unica fra Italia e Grecia» indicata come il luogo geografico dove l’identità dell’Adriatico dei nostri giorni riflette ancora l’antico splendore, punto d’incontro fra Est ed Ovest, a dispetto delle nuove e vecchie minacce che tornano a sommarsi sopra – e anche sotto le sue acque, che restano fra le più contese ed affascinanti dell’intero Pianeta.