il Fatto Quotidiano, 8 gennaio 2023
Le feste di Natale più calde di sempre
In Italia – Siamo reduci dal periodo natalizio più tiepido mai registrato almeno al Nord, nonostante nebbie e nubi basse che quasi sempre hanno oscurato le pianure. All’osservatorio Alberoni di Piacenza, attivo dal 1871, la temperatura media del periodo 24 dicembre – 6 gennaio (8,7 °C, che sarebbero normali per metà marzo) ha superato di ben 7 °C la norma trentennale e di oltre 3 °C il record precedente che risaliva all’intervallo Natale 2013–Epifania 2014. Sulle Alpi la neve caduta a inizio inverno è rapidamente fusa, e l’Appennino ne è completamente spoglio dalla Liguria alla Calabria, inoltre il 27 dicembre c’erano 26 °C nel Catanese e il 5 gennaio 18 °C ad Aosta. Tutto a causa di anticicloni nord-africani alternati a modeste perturbazioni da Ovest in un flusso di aria calda subtropicale. Rare le precipitazioni, intense ma localizzate il 23 dicembre intorno al Monte Bianco (quota neve oltre i 2000 metri, straordinario per la stagione ma ormai sempre più comune), il 29-30 in Lunigiana e il 2-3 gennaio nel Genovesato, sotto correnti marittime gravide di umidità. Più soleggiato al Sud, dove le spiagge erano affollate quasi fosse estate. Solo oggi tornerà la neve sopra i 1000 metri sulle Alpi. Il Cnr-Isac conferma che il 2022, con 1,2 °C sopra media, è stato di gran lunga l’anno più caldo nella serie climatica nazionale iniziata nel 1800, nonché il più secco insieme al 2017 con un deficit di precipitazioni del 30% guidato soprattutto dalla grave siccità al Nord-Ovest: solo 310 mm totali a Torino, un terzo della norma e minimo assoluto in 220 anni di rilievi. Sul sito del Ministero dell’Ambiente è stato pubblicato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, ora sottoposto a consultazione pubblica prima della sua approvazione e applicazione a cura di un osservatorio nazionale che gestirà gli interventi per limitare gli impatti della crisi climatica sul territorio. Ma intanto continuiamo a non curare la malattia alla radice, e l’aumento delle emissioni serra italiane prosegue: +0,9% nel 2022 rispetto al 2021, secondo una stima dell’Ispra.
Nel mondo – L’ondata di gelo pre-natalizia in Nord America è stata intensa e dannosa (una settantina di vittime), tuttavia breve e non eccezionale in prospettiva storica, nonostante i -45,5 °C registrati nel Montana. A stupire sono state più che altro la rapidità del raffreddamento (il 21 dicembre crollo termico record di 22 °C in un’ora a Cheyenne, Wyoming) e la violenza delle bufere di neve sui Grandi Laghi, alimentate dal vapore ceduto all’aria dalla loro superficie solo in parte ghiacciata dopo un autunno troppo mite. Letteralmente sepolta Buffalo (New York), dove in almeno 140 anni non aveva mai nevicato così tanto a inizio inverno: 258 cm totali tra novembre e dicembre 2022, più del triplo della norma, eppure ciò non è in contrasto con il riscaldamento globale (gli inverni statunitensi si sono intiepiditi di 1,3 °C in un secolo). Brusco ritorno del caldo a seguire, 27 °C nel Tennessee martedì 3 gennaio, mentre la California si preparava alla tempesta di vento e pioggia giunta mercoledì 4 dal Pacifico, con effetti alluvionali esacerbati dai suoli già saturi d’acqua per precedenti perturbazioni (e altre ne arriveranno): due vittime e black-out per 200 mila famiglie. Sbalorditiva la lunga fase calda nell’inverno europeo, culminata intorno a Capodanno con gelo assente fin oltre Stoccolma e nuovi primati nazionali di temperatura massima per gennaio in Polonia (19,0 °C), Danimarca (12,6 °C), Repubblica Ceca (19,6 °C), Olanda (16,9 °C), Bielorussia (16,4 °C), Lituania (14,6 °C) e Lettonia (11,1 °C). I 18,9 °C di Varsavia (17 °C sopra media!) hanno sbaragliato di 5 °C il precedente record di gennaio. Un episodio che nell’immediato allevia gli effetti della crisi energetica, ma è lo specchio di una crisi climatica sempre più grave e impattante a lungo termine.