la Repubblica, 8 gennaio 2023
Kevin McCarthy, speaker dimezzato
Gli Usa rischiano il default a luglio, per non parlare del blocco degli aiuti all’Ucraina, se il nuovo Speaker della Camera Kevin McCarthy non troverà un modo per gestire i colleghi repubblicani più efficace di quello esibito durante la sua elezione, inclusa la rissa sfiorata venerdì notte. Questo solo per tradurre nel concreto il dramma vissuto in diretta tv dalla democrazia americana la scorsa settimana, per la gioia delle autocrazie.
McCarthy è stato eletto al quindicesimo scrutinio, poco dopo la mezzanotte. Una roba del genere non accadeva negli Usa da 163 anni. Venerdì mattina McCarthy era stato ancora bocciato, ma aveva ridotto i voti contrari a sei, cioè Gaetz della Florida, Boebert del Colorado, Biggs e Crane dell’Arizona, Good della Virginia e Rosendale del Montana. Quindi aveva riconvocato la Camera alle 10 di sera, perché pensava di aver trovato l’accordo per sbloccare l’imbarazzante stallo. Al momento della conta, però, Gaetz e Boebert hanno votato presente, abbassando il quorum, mentre gli altri quattro sono rimasti contrari. Ciò ha inferto a McCarthy una nuova sconfitta inattesa, anche più umiliante delle precedenti. Qualcuno infatti gli aveva mentito: Boebert, che aveva dato la parola di votarlo, e altri che avevano promesso di astenersi. Per poco non è scoppiata la rissa, quando il deputato dell’Alabama Mike Rogers si è scagliato contro Gaetz ed è stato fermato dal collega Richard Hudson che gli ha messo una mano sulla bocca, per evitare che si sentissero gli insulti. A quel punto McCarthy ha deciso di aggiornare i lavori a lunedì, ma poi è accaduto qualcosa che ha cambiato la dinamica, mentre anche Trump chiamava i ribelli per convincerli a votare lo Speaker. Kevin ha parlato con Gaetz, che sotto pressione o in cambio di promesse politiche, ha cambiato posizione.
Quindi verso l’una McCarthy ha tenuto il primo discorso da Speaker, pieno di “richiami della foresta” per i conservatori. Ha avvertito che la Camera eserciterà il potere di “check and balance”, per ostacolare Biden. Ha annunciato leggi per garantire la sicurezza dei confini dagli immigrati illegali, sviluppare le fonti di energia americane, impedire l’indottrinamento “woke”, ossia liberal, nelle scuole. Agirà per limitare le spese del governo e ridurre il debito, e contenere «il potere crescente del Partito comunista cinese». Formerà una commissione bipartisan per «capire come mai tanti posti di lavoro americani sono finiti in Cina, farli tornare, e vincere la competizione». Nessun accenno all’Ucraina, dopo che nelle settimane scorse aveva avvertito: «Non firmeremo più assegni in bianco per Kiev». Il nuovo Speaker ha minacciato inchieste parlamentari modello Bengasi per far deragliare Biden, sul ritiro dall’Afghanistan, il Covid e «l’uso dell’Fbi come arma», chiaro riferimento alle lamentele di Trump per l’inchiesta “Russiagate”. Infine ha promesso che la porta del Congresso sarà sempre aperta, che «vale la pena combattere per l’America», e «la prima audizione sarà sul confine meridionale».McCarthy ha chiuso il discorso citando Lincoln, per richiamare il paese all’unità dei suoi momenti più difficili. L’unità però manca prima di tutto nel suo Gop, ostaggio della destra trumpista, che il 6 gennaio 2021 aveva almeno giustificato l’assalto al Congresso, negando i valori fondanti della democrazia Usa. La maggioranza repubblicana alla Camera è ridotta a 10 seggi, e quindi lo Speaker non può mai perdere più di 5 voti, mentre il Senato è democratico. Dunque per far passare qualsiasi legge servirà un compromesso, ma gli estremisti repubblicani lo hanno già rigettato all’interno del loro stesso partito, dimostrando di avere i voti per paralizzare l’agenda legislativa. McCarthy ha ceduto al ricatto, facendo concessioni che includono la possibilità per ogni deputato di chiedere la sua rimozione.
Dal basso di questa debolezza dovrà gestire le prossime crisi, a partire dagli aiuti a Kiev, osteggiati dai trumpisti isolazionisti. In estate poi lo aspetta la trappola del debito. Ogni anno il governo Usa spende circa un trilione di dollari (mille miliardi) in più di quanto incassa dalle tasse, e quindi per far fronte al deficit ha bisogno di prestiti. Così aumenta il debito, salito a 31,4 trilioni. Per chiedere i prestiti serve l’autorizzazione del Congresso, che stabilisce periodicamente un tetto massimo del debito. Quello attuale scade a luglio, e i ribelli già dicono che permetteranno di alzarlo solo in cambio di grandi tagli alla spesa, soprattutto sociale ma anche della difesa. Così si rischia lo scontro frontale con i democratici, lo shutdown dello Stato e potenzialmente il default. A McCarthy ora l’onere di evitare questo collasso.