Robinson, 7 gennaio 2023
Storie d’amore alle Olimpiadi
Glenn è un campione americano, bello come il sole e praticamente imbattibile nella specialità degli ironmen, il decathlon, dieci competizioni in due giorni, il top dell’atletica leggera. Viene da una famiglia povera, a casa non c’erano neppure i soldi per comprargli i vestiti per la scuola. Ma lui ce l’ha fatta, ha frequentato l’high school e poi s’è trasferito al college. Adesso è diventato qualcuno: a 24 anni, infatti, è l’uomo copertina delle Olimpiadi di Berlino 1936 anche se, a volerla dire tutta, quella copertina la meriterebbe molto di più Jesse Owens, capace di vincere ben quattro medaglie d’oro nei 100 e 200 metri, staffetta e salto in lungo.
Peccato che Jesse sia nero e i Giochi di Hitler non possono certo tollerare che «uno del genere» diventi l’uomo- immagine dell’evento più importante del mondo. Leni di anni ne ha 34 ed è probabilmente la donna più famosa di Germania. Era una ragazzina cresciuta a Wedding, il quartiere operaio di Berlino, ma grazie alla danza si è trasformata ben presto nella regina dei palcoscenici.
Dal teatro è passata al cinema, poi dietro la cinepresa. Leni si chiama di cognome Riefensthal e per tutti ormai è semplicemente “la regista di Hitler”. E a lei, ovviamente, il Führer ha affidato il progetto titanico di realizzare un film di quattro ore sulle Olimpiadi berlinesi che devono sancire il trionfo del Reich e della razza ariana. Ma persino una perfezionista come Leni può sbagliare: le immagini dei 1500 metri, l’ultima competizione del decathlon, quella che decreta il trionfo dell’americano Glenn Morris, sono sfuocate. La Riefensthal è disperata, l’unico che può aiutarla è proprio Glenn, conosciuto a un cocktail durante i Giochi. Bisogna ricreare le scene perdute, richiamare gli atleti, costruire una grande farsa a uso e consumo del film di regime. Morris accetta e nasce un grande amore, forse sarebbe meglio parlare di passione, visto che qualche tempo dopo Glenn tornerà a casa dalla sua Charlotte mentre Leni si fionderà al fronte per documentare la follia del suo amico Führer.
Quella tra Leni Riefensthal e Glenn Morris è una delle vicende raccontate da Valerio Piccioni inBaci olimpionici, storie d’amore e di medaglie d’oro dietro le quinte dei Giochi. Perché, come scrive l’autore nella prefazione, l’Olimpiade non è fatta solo di vittorie, di imprese, di record. Ma anche di dettagli, schegge minuscole. Di storie d’amore, appunto, e di baci entrati nella storia. Come quello tra Emil Zátopek e Dana Ingrovà, cecoslovacchi, a Helsinki 1952. Lui vince i 5000 metri, lei il lancio del giavellotto un’ora dopo. Nei giorni successivi Emil si aggiudica anche diecimila e maratona e proprio all’arrivo della gara più massacrante Dana si scapicolla raggiante verso di lui e lo bacia appassionatamente. Sono già marito e moglie, la scintilla è scoccata quando hanno scoperto di essere nati lo stesso giorno, il 19 settembre del 1922. Stessa data di nascita, stesso destino di campioni dello sport.
E anche di grandi oppositori del regime quando, nel 1948, la Cecoslovacchia diventa uno Stato di polizia e migliaia di persone vengono arrestate. Processi sommari, spie che si piazzano nelle case “travestite” da amici di famiglia, persino due eroi come Zátopek e Ingrovà ne pagheranno le conseguenze. Altra storia, ancor più drammatica, quella di Al eFlo, lui campione olimpico di salto triplo, lei sprinter di razza della squadra americana. Al Joyner e Florence Griffith si conoscono sui campi di allenamento, si innamorano, si sposano. L’anno dopo Flo si presenta ai blocchi di partenza dei 100 e 200 metri alle Olimpiadi di Seul. Vince, anzi stravince con tempi “da aliena”. Fissa i cronometri a 10” 49 e 21” 34, il mondo è sbalordito, mai un’atleta si è migliorata così tanto in appena una stagione. Troppo forse. Si comincia a parlare di doping, Flo decide improvvisamente di lasciare lo sport. Per evitare controlli medici imbarazzanti, sussurra maliziosamente qualcuno. Dieci anni dopo Florence Griffith- Joyner muore nel sonno, ad appena 38 anni. «È stato un attacco epilettico – dice il marito – lasciatela riposare in pace».
Ma il doping è protagonista anche della storia d’amore tra Roland Matthes e Kornelia Ender, campioni del nuoto cresciuti nelle “fabbriche” della DDR a fatica e Oral Turinabol, la medicina di Stato per chi praticava sport ad alto livello da quelle parti. Quando si sposano, tutto il Paese si ferma: alle nozze c’è persino il grande capo Erich Honecker. Fanno una figlia Roland e Kornelia, poi si separano quando la loro vita, senza piscina, allenamenti, trionfi, inno nazionale, sembra essere diventata priva di senso.
Ce ne sono tante di storie d’amore nel libro di Valerio Piccioni, e chissà quante altre ne sono nate – e magari finite – nel turbillon dei Giochi. Perché le Olimpiadi, in qualche modo, possono essere complici dei sentimenti, ma poi anche gli atleti di grido devono fare i conti con ciò che li aspetta a casa. La vita, insomma, con tutte le difficoltà che pure chi ha conquistato il mondo grazie allo sport prima o poi deve affrontare.