Robinson, 7 gennaio 2023
L’amore tra Calvino e Chichita
«Chichita cara», «amore mio», «la più cara (querida) ragazza». L’amore è scoppiato all’improvviso dopo l’incontro a Parigi a casa di lei in aprile. Calvino è in un momento particolare della sua vita, sia come autore che come uomo. Soffre, come ha scritto, di “dromomania”. Si sposta continuamente tra Roma, dove ha affittato un piccolo spazio, Torino, Parigi e Sanremo. Chichita, dal canto suo, abita in una casa senza telefono, per cui lo scambio avviene attraverso lettere. Inoltre non conoscono a sufficienza la lingua reciproca. Forse per questo la prima lettera di Italo è così breve, ma già contiene riferimenti a un rapporto sentimentale che è diverso da quelli che ha avuto con altre donne prima di lei. Gli epistolari amorosi sono un genere molto particolare dal momento che i lettori non solo non condividono con i due corrispondenti il medesimo sentimento di trasporto affettivo, ma sovente non conoscono il contesto e le informazioni necessarie per decifrarne i messaggi. Ogni riga ne contiene altre invisibili, che si riferiscono a dettagli della relazione nel suo sorgere, nel suo prolungarsi e in tanti casi anche nel suo interrompersi in modo sofferto, e persino tragico. Inoltre ogni carteggio amoroso contiene aspetti non ponderabili da chi legge, il primo dei quali riguarda l’elemento passionale con il suo portato seduttivo, che è implicito in ogni relazione umana tra persone che scoprono di desiderarsi e di amarsi. Tornato a Torino Italo dichiara a Chichita il proprio sentimento: «finalmente una donna con cui sono felice». Quindi stabilisce un curioso parallelo tra il lavoro editoriale e la sua vita amorosa: «E la mia vita amorosa è come la vita dell’industria culturale, occuparmi di donne, donne, donne, un mare di donne che cambiano sempre, che ho bisogno di cambiare sempre, e nessuna sento come la mia donna. Capisci che vita sbagliata faccio io!».
Ha 39 anni e pensa di aver incontrato la donna della sua vita. Su cosa si fonda questa convinzione dalla lettera non emerge completamente, ma forse si può intuire. Gli sono bastati otto giorni per capirlo. Si slancia verso di lei e ancora non sanno bene l’uno dell’altro. Nell’immancabile strategia del conoscersi lui le ha mandato i suoi libri, ma le chiede anche informazioni su un libro di Cortázar di cui lei ha parlato in sua presenza con Warren Miller ( il regista americano?). Calvino non si dimentica, nonostante l’insofferenza per il lavoro d’ufficio, di essere un editore, o almeno un lettore, oltre che uno scrittore. Evidente che tra loro è nato un rapporto sentimentale incui i libri e la lettura hanno un ruolo fondamentale. Le dice anche che andrà a vedere su invito di Antonioni e Monica Vitti L’eclisse. Il cinema è importante per entrambi. In una intervista successiva, nell’anno in cui sposa Chichita a Cuba, il 1964, dirà a Ludovica Ripa di Meana: «Nella mia vita ho incontrato donne di grande forza. Non potrei vivere senza una donna al mio fianco. Sono solo un pezzo d’un essere bicefalo e bisessuato, che è il vero organismo biologico e pensante». L’anno seguente la comunicazione telefonica si è finalmente stabilita e Chichita gli ha raccontato all’apparecchio un sogno. Si tratta di un sogno di maternità. Devono averne discusso, ma senza decidere, o meglio Italo non ha ancora deciso. Poi la seconda lettera vira verso il resoconto riguardo a quello che sta per scrivere. Stanno nascendo Le Cosmicomiche e il tono della missiva è allegro e, per quanto intento a navigare negli spazi intergalattici, non perde di vista i temi sociali e politici, del resto ha da poco finito La giornata di uno scrutatore.
In mezzo a lettere che parlano dei libri che va scrivendo e delle questioni di casa Einaudi, il licenziamento “politico” di Renato Solmi, Italo si scopre feticista in modo autoironico: il vestito bianco e nero con la cravattina a farfalla lei lo ha lasciato a Torino da lui e lo induce a pensare alle sue spalle e braccia nude e al desiderio di morderle. La passione fisica per Chichita è tutt’uno con la necessità di discutere con lei di tutto. Si tratta di un tipo di comunicazione che con le donne amate in precedenza non ha probabilmente mai trovato: da questo momento in poi Chichita sarà la sua interlocutrice privilegiata. La conclusione, quasi sudamericana, riguarda un pappagallo fuggito dallo zoo che si trova dall’altra parte del Po rispetto a dove abita, che i guardiani non hanno trovato nel giardino degli Einaudi. Poi nelle ultime righe ritorna il suo amato cinema, da spettatore ora, ma anche un po’ da cinéphile quale è sempre rimasto. Dopo aver sposato Ester Judith Singer lascerà il lavoro di dirigente all’Einaudi passando al ruolo di collaboratore così da potersi occupare a tempo quasi pieno dei suoi libri, come aveva sempre sperato di fare. Nel 1964 nasce Giovanna e dopo una breve permanenza a Roma si trasferisce con Chichita e la figlia a Parigi. E qui, nel suo eremitaggio francese, comincia il riconoscimento internazionale: un grande scrittore per tutti.