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 2023  gennaio 07 Sabato calendario

SAPETE CHE UNA NINFOMANE “SPESSO HA SETE VIOLENTA, BOCCA ARSA, ALITO FETIDO, SPUTACCHIAMENTO E TENDENZE A MORDERE CHI INCONTRA”? - PAROLA DI CESARE LOMBROSO, MEDICO, ANTROPOLOGO MA ANCHE UN AFFABULATORE DELL’800 CHE NEL SUO LIBRO “L’AMORE NEI PAZZI” (TRA I PAZZI CI METTE ANCHE OMOSESSUALI E CANNIBALI, TRANSESSUALI E PEDOFILI, NECROFILI E ONANISTI) RACCONTA LE SUE SINGOLARI CONSIDERAZIONI FRUTTO DELLE OSSERVAZIONI... -

Il canone culturale non sa dove mettere Cesare Lombroso. Forse tra i maggiori intellettuali italiani dell'Ottocento. Forse tra gli aneddotisti. Forse era «un uomo di genio senza talento». Sicuramente un affabulatore, che spesso fondava le sue affermazioni su una manciata di casi, talvolta su un solo caso, motivo per cui poté stabilire, per esempio, che «la passione del pedalare trascina alla truffa», o che le prostitute hanno «l'alluce prensile». Da qui l'enigma: se questo medico ha fatto quasi solo scoperte sbagliate, perché non riusciamo a dimenticarlo?

In effetti, Lombroso ha dato impulso alla moderna criminologia, alla polizia scientifica, alla grafologia, al diritto penale, alla psicologia collettiva: e lo ha fatto su basi ineffabili. Con lo stesso smarrimento dobbiamo ammettere che, mentre affermava l'inferiorità congenita dei diversi, fondava un nuovo modo di comprendere l'anomalia e di valorizzare la marginalità. Cosa pensare, quindi? Forse che Lombroso, come del resto Freud, con cui condivide molto, aveva più affinità con gli scrittori che con gli scienziati.

Con questa intesa Alberto Cavaglion ha curato una miscellanea dei suoi testi, L'amore nei pazzi e altri scritti (Einaudi), in cui dà spazio «a scorci poco frequentati della produzione lombrosiana». Il primo è il diario giovanile: un piccolo gioiello di autoanalisi fatto di sogni e annotazioni, dove troviamo, in un bellissimo stile epigrammatico, l'aurora del suo destino («Tendenza che in me non spiego all'anatomia patologica»), l'abitudine alla fantasmagoria («Illusione di vedere il colera come un uomo») e quel modo tutto da scrittori di trarre leggi generali dalle intuizioni e persino dalle metafore («Tutti quelli che hanno malattia di cuore sono cattivi quasi sempre»).

Altri scritti mostrano la sua eccezionale sensibilità verso campi di indagine a cui nessuno ancora pensava: il gergo dei delinquenti e quello dei commessi, il mancinismo, la meteoropatia. Si mise persino a inventariare gli oggetti e i segni prodotti dai carcerati - ceramiche, disegni sui muri, messaggi sui libri, tatuaggi - stilando una sorta di atlante della cultura materiale carceraria.

Ma il posto d'onore va alle lezioni di «Scienza popolare per signore»: undici conferenze tenute a Torino nel 1880, poi raccolte da Loescher, nelle quali Lombroso trasforma degli aneddoti scientifici in un patrimonio di novelle. Il suo modo d'introdurre i casi clinici potrebbe fondare un genere letterario a sé: «Da padre convulsionario, erpetico, e di famiglia di neuropatici, nacque una signora piccola, doligocefala, intelligente, mestruata a 12 anni»; oppure: «Un maestro di 52 anni, figlio di bevone, con nonna pazza, zio epilettico, fratello suicida, eccellente contabile, che aveva tentato un giorno di annegare la moglie, e sei volte di suicidarsi senza causa, venne arrestato per aver cercato di masturbare dei compagni d'ufficio».

Per dimostrare i danni dell'alcolismo terrorizza il pubblico con numeri da Antico Testamento: «Da un solo capistipite ubbriacone, Max Jucke, discesero, in 75 anni, 200 ladri e assassini, 280 poveri ammalati di cecità, idiozia, tisi, e 90 prostitute, e 300 bimbi morti precocemente». Nel suo repertorio retorico abbondano il paradosso («egli, malgrado infingesse la pazzia, era pur matto egualmente») e la supercazzola («pochi anni sono, un cretino di Savoia, morso da un cane idrofobo, divenne intelligente negli ultimi giorni della sua vita»). In L'amore nei pazzi - laddove tra i «pazzi» accomuna omosessuali e cannibali, transessuali e pedofili, necrofili e onanisti - apprendiamo che la ninfomane «spesso ha sete violenta, bocca arsa, alito fetido, sputacchiamento e tendenze a mordere chi incontra», mentre nella forma più mite tende «a denudarsi e a parlare di nozze proprie ed altrui».

Don Chisciotte e tutti i rimatori cortesi sono nel girone degli erotomani. In quello degli «amori zoologici», insieme a casi più scontati, c'è quello di una gentildonna straniera che, rimasta vedova, «a poco a poco s' innamorava del suo colombo», e così confidava a Lombroso i suoi turbamenti: «Quando lo vedo divento pallida e poi rossa, e mi batte il cuore, e lo bacio e ribacio e stringo al petto, e mi sento venir meno...».

Ampio spazio è dedicato alla commovente storia di C., contadino di 37 anni, che «a 15 anni vede biancheggiare al sole un grembiale» e da quel momento «non può veder grembiali senza impossessarsene per masturbarsi»; tenterà di sfuggire al loro richiamo in ogni modo, facendosi marinaio, poi persino frate trappista; arrestato più volte per furto di grembiali, alla fine viene spedito in manicomio. In fondo la letteratura è narrare storie. Il modo in cui lo faceva Lombroso è descritto molto bene in un appunto del suo diario: «Quanta varietà agli occhi di chi vede senza guardare».