Corriere della Sera, 6 gennaio 2023
Cosa c’è al Ces di Las Vegas
Il metaverso sarà (forse) il futuro ma per capire davvero il domani Las Vegas è il posto giusto e non c’è virtuale che tenga. Il CES (Consumer Electronics Show), la principale fiera mondiale della tecnologia, è tornata in forze dopo due anni di pandemia. Zuckerberg faticherà anche costruire il (suo) metaverso ma intanto ha già generato un indotto palpabile, con aziende che propongono accessori per i futuri mondi virtuali.
Tra i padiglioni e i casinò dove l’immensa manifestazione deborda, c’è anche tanta «smart health» – il filone della salute digitale – mobilità alternativa e proposte nel campo della casa connessa. Che rispetto al pre-pandemia se non altro hanno visto la quasi scomparsa di oggetti inutili e cialtroneschi. L’ottimismo a ogni costo in stile Silicon Valley oggi sembra un po’ appannato e allora anche il futuro che racconta il CES si fa un po’ più concreto, anche se sempre immaginifico.
Prendiamo la Smart Home, settore che si concentra sulla creazione di dispositivi connessi che sembrano diventare sempre più a misura d’uomo. Per essere un aiuto (e non un sostituto) alle nostre azioni e bisogni.
Samsung, per esempio, ha arricchito i suoi elettrodomestici di originali suggerimenti. Il frigorifero ci mostra cosa c’è dentro attraverso un enorme schermo posizionato sull’anta e ci suggerisce ricette in base agli ingredienti che abbiamo, mentre il forno ci avvisa se stiamo per bruciare l’arrosto e ci dice qual è la migliore temperatura e il tempo di cottura. Le altre stanze possono essere governate attraverso un bottone, che si trova sulla SmartThings Station, base di ricarica wireless che fa anche da telecomando per gli oggetti connessi. Rimanendo dentro casa, svetta il televisore, protagonista del CES di Las Vegas. Quest’anno il prodotto più originale lo propone Lg, con uno schermo Oled completamente privo di fili: un Tv wireless dalle immense dimensioni di 97 pollici che riceve immagini e audio da una piccola scatola mimetizzata nella parete.
E poi sempre più dispositivi che monitorano o provano a migliorare la salute. Come U-Scan di Withings, un piccolo disco bianco che si posiziona sulle pareti del gabinetto e analizza le urine. O come PuriCare Aero Furniture di Lg, un purificatore d’aria che è anche un tavolino di design. C’è poi tutto il settore di ricerca che prova a inserire le funzioni intelligenti in un oggetto che assume le nostre sembianze. Di robot domestici qui a Las Vegas ce ne sono per tutti i gusti. Forse il più innovativo è Ebo X di Enabot, che con i suoi grandi occhi blu tiene d’occhio casa, bambini e animali domestici. Un piccolo guardiano smart.
E parlando di un futuro più umano, come non citare Dee: la forma è quella di una berlina classica anche se il nome, nell’idea di Bmw che si è inventata questo prototipo, sta per Digital Emotional Experience. L’auto che si fa compagna: parla, risponde e cambia colore, adattandosi all’umore del proprietario. La carrozzeria è ricoperta da fogli di carta elettronica (ePaper) con eInk a colori, l’inchiostro utilizzato per i lettori di eBook. Dee può cambiarsi d’abito in ogni momento: in tinta unita o simulando la livrea in bianco-azzurro-rosso-viola delle sportive Bmw M.
E di un’auto «capace di dare sensazioni uniche e di ascoltare quelle del guidatore» parlano anche Sony e Honda che insieme hanno creato Afeela (nome che viene proprio da «feel», sentire). Sensazioni uniche sono anche quelle che si proveranno salendo su Aska A5, primo veicolo elettrico che dalla strada si solleva e vola come un drone. Anche Stellantis punta sulle auto volanti con un investimento fino a 150 milioni su Archer, società che punta al debutto commerciale nel 2025.
E l’Italia? Non in forze ma è presente a Las Vegas. Con una delegazione di 50 startup organizzata da ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Un «assaggio» di ciò che l’Italia può fornire agli investitori e ai partner stranieri. E abbiamo anche guadagnato uno dei premi della fiera: la modenese Einova ha vinto un Ces Innovation Award per le sue «charging stones», basi wireless con una pietra che carica il telefono, unendo (come nella miglior tradizione italiane) inventiva e stile.