Corriere della Sera, 7 gennaio 2023
Cina, la grande migrazione dell’anno lunare
Dalla politica «zero Covid» ai «Covid party»: il ribaltamento in Cina non potrebbe essere più radicale. Per tre anni, per volontà del presidente Xi Jinping, le autorità hanno provato a combattere il virus impedendogli di trasmettersi. Il prezzo? Cittadini esasperati, economia a pezzi. Dopo le rivolte popolari della scorse settimane, il governo centrale ha deciso di porre fine all’utopia di annullare la presenza della malattia (impossibile in un mondo interconnesso, lockdown o non lockdown) e cancellare tutte le restrizioni, prima quelle interne, all’inizio di dicembre, poi quelle esterne: da domani abolite le misure che obbligavano i viaggiatori stranieri a quarantene e controlli nei Covid hotel e nei centri di residenza coatta dei positivi.
E così, nell’immenso Paese è tornata la paura. Tanto che per proteggere i più vulnerabili, come gli anziani, i cinesi più o meno giovani hanno cominciato a frequentare amici malati per infettarsi (e guarire) prima di partire per le tradizionali vacanze del Capodanno lunare – quest’anno cade il 22 gennaio, con l’esordio dell’anno del Coniglio – quando le famiglie si riuniscono e si scambiano doni come a Natale in Occidente. Di fatto è la più massiccia «transumanza» umana – quasi un miliardo di persone che si muovono da Nord a Sud e da Est a Ovest – che, causa pandemia, negli ultimi tre anni è stata di fatto cancellata.
Nel febbraio 2020, prima dei lockdown a ripetizione, gli spostamenti di centinaia di milioni di cinesi avevano contribuito a un’esplosione del virus in tutto il Paese. Ora i timori sono tornati, ma con le autorità che si sono limitate a «raccomandare» di non muoversi se non per effettive necessità, si prevede rispetto all’anno scorso un raddoppio degli spostamenti: 2,1 miliardi di viaggi per aria, terra e acqua, secondo quanto riferito dal vice ministro dei trasporti Xu Chengguang ieri (il 70% dello stesso periodo del 2019). Lo stesso Xu ha ammesso che i movimenti potrebbero coincidere con un picco di contagi.
La Cina – criticatissima dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità – continua a fornire dati insufficienti sulla situazione sanitaria nazionale. Da dicembre, tanto per fare un esempio, le vittime confermate causa Covid sarebbero ventidue. Mentre i contagi si fermerebbero a qualche migliaio. Tutto questo si scontra con le proiezioni degli esperti internazionali che tuttavia non possono essere inserite nelle statistiche per mancanza di conferme da parte delle autorità della Repubblica Popolare. Così peraltro si spalancano gli spazi per le congetture e le leggende digitali. La Bbc, per esempio, riporta come sui social cinesi si moltiplichino i post di utenti «terrorizzati» perché temono un aumento esponenziale dei morti dovuti al virus, morti che sarebbero «tenuti nascosti». Questo perché negli ultimi giorni si sarebbero moltiplicati gli annunci di lutti nel mondo dello spettacolo e dei vip: tutti decessi senza una chiara motivazione. La soprano Chu Lanlan, per esempio, è scomparsa di recente a 40 anni e la famiglia si è limitata a dirsi «devastata dall’improvvisa dipartita di una donna così giovane». Silenzio sulle cause. Ancora: pochi giorni fa è morto Ni Zhen, 84enne autore della sceneggiatura di Lanterne Rosse, il film diretto da Zhang Yimou nel 1991, Leone d’argento a Venezia. «Anche lui si è preso una brutta influenza?», è il commento di un anonimo cittadino. Altre morti sospette: tra il 21 e il 25 dicembre, sedici tra scienziati e accademici delle più rinomate università e think-tank nazionali sono passati a miglior vita senza una causa apparente.
Molti hanno segnalato come Pechino abbia perso un’occasione d’oro, in questi tre anni: vaccinare la popolazione con prodotti efficaci. L’offerta da parte dell’Unione europea di dosi gratuite (i nostri magazzini sono pieni) è stata rifiutata con sdegno. Ma è di ieri la notizia, lo afferma la Reuters citando fonti proprie, che responsabili ufficiali cinesi sarebbero in trattativa con la Pfizer per acquistare la licenza dell’antivirale Paxlovid ed essere perciò in grado di produrre localmente un farmaco generico. Un po’ poco, un po’ tardi?