Corriere della Sera, 7 gennaio 2023
Chi si inventa i nomi dei virus
Succede a tempeste, anticicloni e uragani. Anche i virus derivati dalle varianti del Sars-CoV-2 vengono ribattezzati con nomi popolari, preferibilmente legati alla mitologia e associabili a figure mostruose. Si chiamano Gryphon, Cerberus, Centaurus e adesso Kraken, leggendario mostro marino mutuato dalla Scandinavia, che si sta propagando in Usa. Evocano spavento e catastrofi nell’immaginario collettivo, sebbene i virologi tendano a spegnere i timori sui danni che potrebbero spargere in termini di letalità. A rinominarli non sono le agenzie sanitarie internazionali ma utenti dei social, desiderosi di tradurre per il «volgo» le sigle ufficiali. «Per noi questa terminologia non ha significato – la respinge Arnaldo Caruso, presidente società italiana di virologia – solo il codice traccia il percorso genetico dei virus e ci fa capire da dove vengono e come si evolvono». È cominciata con Centaurus, figura mitologica metà uomo e metà cavallo, riprodotta in cielo dall’omonima costellazione. Un divulgatore molto attivo sui social, Xabier Ostale, ha chiamato così la sottovariante di Omicron BA.2.75. Cerberus, il favoloso cane a tre teste della mitologia greca, custode dell’Ade è la dicitura pop di BQ1. Gryphon (sigla scientifica XBB) è la «creatura» di Ryan Gregory, biologo universitario dell’Ontario che ha scelto l’immagine del grifone, corpo da leone e testa di aquila. Ed infine Kraken, la XBB.1.5 dei ricercatori, altra invenzione di Gregory. Man mano che le ondate epidemiche si fanno più blande e innocue, almeno in occidente, qualcuno si preoccupa di mantenere viva l’attenzione con parole evocative. Le prime varianti venivano indicate col nome di Paesi dove erano state isolate: indiana, sudafricana, brasiliana. Per evitare il rischio di discriminazione geografica fu introdotto il sistema dell’alfabeto greco. Alfa, beta, gamma, delta e così via. Fino a Omicron che per fortuna continua a riproporsi con discendenti più o meno simili.