La Stampa, 7 gennaio 2023
Fabrizio Biggio, la nuova spalla di Fiorello
Chiedere di più all’anno nuovo per Fabrizio Biggio sarebbe quasi come sputare sulla fortuna. Infatti non si azzarda e si gode felice le sue sveglie all’alba, il suo sonno mascherato da burletta, la verve di Fiorello che lo ha voluto come spalla comica. Biggio è simpatico perché fondamentalmente se ne frega, ha già sperimentato la popolarità che ammette di non aver saputo gestire, il down del telefono muto, delle liti e del silenzio. Oggi è tutta una festa.
Biggio, che anno è stato quest’anno?
«Un anno con una bella sorpresa ricevuta in regalo sotto forma di telefonata. Andiamo con ordine. Nel 2019 ero andato a salutare Andrea Delogu a Viva Raiplay quando Fiorello mi invita: "Andiamo in onda". Si sono divertiti molto e lui mi chiede di tornare fisso».
È lei?
«Avoja gli dico. Poi c’è stato il Covid e il 27 giugno di quest’anno suona il telefono, dall’altra parte c’è Fiorello che mi dice: "Se dovessimo fare un programma tu ci staresti?».
E lei?
«Avoja».
La parola chiave mi sembra essere "avoja" che per i non indigeni significa "avoglia", vale a dire "tutta la vita".
«Certo, oltretutto il 27 giugno è il giorno del mio compleanno, pensi che regalo!».
Com’è Fiorello?
«Carino, affettuoso, gentile. Solo lui sa creare quell’ambiente di amici al bar che se la ridono».
Facciamo che io non creda a questa grande complicità, mi dica che colazione fa Fiorello al mattino presto?
«Lui caffè doppio e io cappuccino. Dopo la puntata io brioche al cioccolato lui niente. Poi arriva il rito di metà mattinata: focaccia e mortadella. Una goduria e si sono fatte le 10,30. Poi si va in ufficio e fino alle 14 si prepara la puntata del mattino successivo».
Una giornata tutta scandita.
«Per forza. Facciamo conto che sia un campionato di calcio. Prima c’è la partita in diretta, poi gli spogliatoi per prepararci al nuovo show. Alle 16 pennichella a telefoni spenti. Alle 19 si leggono le notizie appena uscite. La mattina dopo alle 5,30 troviamo i giornali pronti. L’anima del programma sono le notizie, il giornale, come al bar. Fiorello poi ci tiene, vuole aiutare la carta stampata, infatti i giornali li fa sempre vedere».
Fiorello le ha insegnato qualcosa?
«La televisione. Il ritmo, le esigenze del pubblico generalista. Discutiamo di tutto, svisceriamo. Un gran lavoro, in quel clima di leggerezza c’è mestiere e io rubo».
È stato sempre Fiorello a fare in modo che faceste la pace con Francesco Mandelli, l’altra anima dei Soliti Idioti?
«No ma è stato il primo che ci ha rimesso insieme in video».
Ma che era successo?
«Eravamo una coppia e come nei matrimoni è arrivata la rottura per mancanza di comunicazione. Ha presente il bellissimo film su Stanlio e Ollio? Mi ha commosso perché ho rivisto noi. Non ci dicevamo più le cose che ci davano fastidio l’uno dell’altro. Fino a diventarci insopportabili. Ci siamo rivisti per una pubblicità e ci siamo abbracciati. Quando ho detto a Fiorello che ci eravamo ritrovati, è stato il primo a mandarci in onda. Il nostro ritorno ufficiale è con lui».
Lei e Mandelli avete pronta una tournée teatrale, "I soliti idioti-il ritorno", dopo 10 anni. Contenti?
«Emozionatissimi. Volevamo tornare dalla gente, a teatro, dove sei più libero, persino da accuse pretestuose di volgarità. Vogliamo sentire con le nostre orecchie le risate del pubblico».
Che spettacolo sarà?
«Di trasformismo, con cambi in scena alla Arturo Brachetti e tutto nuovo. Vogliamo costruirlo come fosse un concerto, con la gente che canta con noi».
Partirete da Torino?
«Sì dal Teatro Colosseo il 7 aprile e ne siamo felicissimi. Torino con noi è sempre stata generosa, ci regala un’energia speciale. Lì abbiamo girato anche il nostro ultimo film, una Divina Commedia rivisitata. Causa "Viva Rai2!" i primi mesi reciteremo solo nei weekend. Poi Firenze, Padova, Bologna e Roma dove Fiorello sarà in prima fila e già pensiamo di non lasciarlo in pace».
Nel mezzo ci sarebbe anche il Festival di Sanremo. Pensate a un passaggio?
«Troppo presto per dirlo. Noi pensiamo di starcene tranquilli nel glass che Fiorello vuole pieno di fiori. Ci saranno di certo collegamenti».
Voi al Festival siete già stati?
«Due volte. Una in gara con Carlo Conti conduttore e una come ospiti con Gianni Morandi alla guida. Alla nostra esperienza da cantanti eravamo terrorizzati con la bocca senza più salivazione. Il palco dell’Ariston fa un effetto pazzesco».
Lo sapeva che anche Fiorello andò in gara e stonò per tutta la canzone?
«No, non lo sapevo, domani glielo chiedo».