Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  gennaio 06 Venerdì calendario

“Io, dimezzato da Bergoglio”. Padre Georg diventa un caso

Che monsignor Georg Gaenswein, il segretario particolare di Benedetto XVI, non fosse entrato in sintonia con Francesco, non era un segreto in Vaticano. Così come era noto che quando il Papa tedesco gli comunicò l’intenzione di rinunciare al soglio di Pietro, egli abbia cercato di dissuaderlo. È risaputa, ancora, l’inclinazione per il tradizionalismo, il conservatorismo, il suo essere insomma un interprete ancor più intransigente di un pontefice, Joseph Ratzinger, già di per sé noto per la fermezza dottrinale, pur accompagnata dall’argomentare colto e dal tratto gentile.
Quel che non era scontato, ed anzi ha colto più di un monsignore di sorpresa, era che “don Giorgio” decidesse di esplicitare il suo malumore nei confronti del Papa regnante, e nel momento meno opportuno, la morte di Benedetto XVI. Quasi facendo ombra, con le sue esternazioni, al mentore tanto amato. E rischiando di mandare in frantumi sull’ultimo tratto una coabitazione, quella tra Francesco e Benedetto, non priva di qualche difficoltà ma improntata al fair play, dall’uno come dall’altro, nel nome dell’unità della Chiesa.
Originario della Foresta nera, assistente di Ratzinger già alla congregazione per la Dottrina della fede, Gaenswein unisce tradizionalismo e mondanità. Avvenente, frequentatore dei salotti della nobiltà romana, i fotografi lo pizzicarono a giocare a tennis in un esclusivo club della capitale. Con il passo indietro del Papa tedesco, che lo nominò arcivescovo nell’ultimo scorcio di pontificato, Gaenswein si è trasferito insieme a lui nel monastero Mater Ecclesiae, nei giardini vaticani.
Nei primi anni del pontificato di Francesco ha svolto il ruolo di ufficiale di collegamento tra i due Papi, sebbene Bergoglio abbia sempre gestito in proprio l’agenda, grazie all’incarico di prefetto della Casa pontificia. Dopo l’incidente di un controverso libro a quattro mani con il cardinale Sarah, Francesco lo ha congedato. Per permettergli di assistere a tempo pieno Benedetto, la spiegazione ufficiale. «Restai scioccato e senza parole quando Francesco mi disse: lei rimane prefetto ma da domani non torni al lavoro», racconta ora Gaenswein nel libroNient’altro che la verità in uscita con Piemme. Secondo padre Georg Benedetto commentò: «Penso che papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode...». È solo l’ultima delle esternazioni di questi giorni. Intervistato da EzioMauro, l’arcivescovo tedesco ha detto di aver scorso la mano del diavolo durante il pontificato di Ratzinger: «L’ho sentita in realtà molto contraria, contro papa Benedetto». Alla Tagespost, ha rilasciato una dichiarazione clamorosa: il provvedimento con il quale papa Francesco ha ribaltato la liberalizzazione della messain latino «credo che abbia spezzato il cuore» di Ratzinger. Parla a titolo personale, magari con eccessiva spontaneità, o dà voce al malumore di ambienti curiali nei confronti del riformismo bergogliano, per influenzare il futuro?
Le sue sono parole che dividono. «Se le ha dette, vuole dire che ha ritenuto in coscienza di poterlo e di doverlo fare», commenta con Repubblica il cardinale Angelo Bagnasco, per dieci anni presidente della Conferenza episcopale italiana. «Lui è testimone più vicino di Benedetto, lo ha accudito, curato, seguito con tanta dedizione e amore: non credo che ci sia nessun’altra volontà o intenzione diversa a quella di dare testimonianza».Per il presidente dei vescovi tedeschi, monsignor Georg Baetzing, ha ragione Francesco ad aver cambiato la norma voluta da Ratzinger: «Papa Benedetto si è dato molto da fare per recuperare i tradizionalisti nella Chiesa – spiega il vescovo di Limburg – Papa Francesco ha fatto bene a dire che non è più possibile che esistano diversi riti nella Chiesa».
Gaenswein resta un caso. Il futuro dell’arcivescovo tedesco, 66 anni, è incerto dopo la morte di Benedetto. Difficile che torni in Germania, dopo una vita a Roma, dove non godrebbe, se nominato vescovo, del favore di molti confratelli. Forte della formazione da canonista, potrebbe essere destinato a fare il nunzio apostolico: opzione non scontata, per un uomo che è stato segretario del Papa, ma ci sono dei precedenti. Oppure potrebbe essere dirottato su una cattedra di una università pontificia. O ancora rimanere così, senza una destinazione precisa. Tutore di una memoria di Benedetto che sembra intenzionato a utilizzare come arma polemica nei confronti di Francesco, almeno finché non si spegneranno i riflettori.