la Repubblica, 7 gennaio 2023
Sabino Cassese contro lo spoyl sistem
Professor Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, lei è uno storico avversario dello spoils system.
«Da trent’anni almeno. Ho sempre detto e scritto che la legge che lo codificava, voluta dal ministro Bassanini, è stata un errore e andava abrogata».
Cosa non la convince?
«Tradisce almeno due principi costituzionali, merito e imparzialità: l’accesso non avviene tramite concorso o esame comparativo aperto a tutti e il principio di imparzialità, che dovrebbe ispirare la pubblica amministrazione, viene di conseguenza meno».
Ma così hanno fatto tutti, le potrebbe rispondere Giorgia Meloni.
«Non mi sembra un buon motivo per perseverare nell’errore. Il concorso o l’esame comparativo aperto consentirebbe di scegliere persone veramente qualificate, con i titoli giusti. Per esempio: come direttore generale delle fonti di energia deve esserci un esperto energetico e non una figura scelta sulla base della fiducia dalla politica».
Come dovrebbero essere questi concorsi o esami comparativi?
«Aperti a tutti. E competitivi, ovvero con più candidati per i posti da occupare. E in terzo luogo dovrebbero essere giudicati da una commissione composta da persone in grado di giudicare. Lo si è fatto e lo si intende fare per cariche importanti come quelle delle autorità indipendenti».
Insomma, figure non scelte dai partiti al governo?
«Sì, nessun collegamento. Leali e capaci servitori dello Stato, e del governo in carica».
Perché all’epoca non si decise di fare così?
«Semplicemente perché non hanno riflettuto abbastanza su quel che facevano».
Una volta al governo tutti reclutano persone di fiducia.
«Di spoglia in spoglia, i ministeri sono cresciuti. I ministri che arrivano non si fidano di chi trovano e portano con sé altre persone. Quanti sono entrati per concorso? La Ragioneria generalenon sa quanti sono entrati per concorso e quanti a scoppola».
A scoppola?
«Termine meridionale che indica la spintarella».
La politica fa bene a non fidarsi della burocrazia?
«Guardi, le leggo cosa scrisse l’ex presidente del consiglio Francesco Saverio Nitti: “Nel far ricadere la colpa sulla burocrazia i ministri danno prova dell’incapacità di saper utilizzare gli uomini secondo le loro attitudini”».
Che anno era?
«Il 1953».
Ora il ministro Crosetto attacca la burocrazia.
«Ho stima di lui. E mi auguro che un governo che ha aggiunto la parola merito al ministero dell’Istruzione avvii una riflessionesullo spoils system».
Crosetto ha invocato addirittura il machete. Cosa rivela?
«È un’espressione che gli è sfuggita, e che credo avesse lo scopo di avvertire la burocrazia a rigare dritto. Il potere dello spoils system non consiste soltanto nel cambiare, ma nel ventilare che si può cambiare».
La burocrazia conta più della politica?
«Ho cercato di spiegarlo in un libro che esce la settimana prossima per Mondadori, Amministrare la nazione .Penso che la burocrazia sia soprattutto spaventata, dalla Corte dei conti, dall’Anac, dalle Procure, e si difende facendo il meno possibile».
Che voto dà ai primi mesi del
governo Meloni?
«Trenta e lode per il buon funzionamento del Consiglio dei ministri, che si è riunito quattordici volte, quindi con buona regolarità.
Ma lo boccio per i troppi decreti legge approvati: così viene assorbita la funzione legislativa, ai danni del Parlamento. Purtroppo, è una prassi invalsa da parecchi anni».
Eppure il centrodestra dispone di una solida maggioranza.
«Non viene avvertito. Dovrebbero ricordarlo gli uffici legislativi ai ministri».
Come valuta il decreto sui migranti?
«Penso che non meriti tutte le critiche che ha avuto. Ha cercato di regolare i soccorsi in mare, mettendo un po’ di ordine».
E quello sui rave?
«Sarei meno indulgente. Intanto non hanno usato l’espressione rave, ma una formulazione – invasione di terreni ed edifici altrui – che si presta ambiguamente anche ad altre manifestazioni. E poi hanno scritto che la pena è dai tre ai sei anni per chi organizza, mentre la pena è diminuita (ma di quanto?) per il solo fatto di parteciparvi».
Coglie un rischio per altri tipi di raduni?
«Rave significa riunione delirante, andava specificato. Le cose vanno chiamate col loro nome».
Insomma, mi sembra ben disposto verso questo governo.
«Giudico i fatti. Ho dato trenta e lode alla premier per come ha calibrato le parole sulle riforme che intende fare. Non ha mai parlato di riformare la presidenza della Repubblica, e soprattutto non vuole procedere a maggioranza».
È più urgente eleggere direttamente il premier?
«Il Parlamento dura cinque anni, il Presidente della Repubblica sette, i giudici della Consulta nove.
L’unico precario è il ministro».
Andrebbe rafforzata la stabilità del governo?
«Ne abbiamo avuti 68 in settantacinque anni. Questo è il biglietto da visita con cui ci presentiamo alle riunioni internazionali. Va fissata la durata del governo».