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 2023  gennaio 05 Giovedì calendario

Mangiamo già gli insetti senza saperlo

È un tema ultimamente sempre sul banco, anzi sulla tavola, quello degli insetti nel piatto. Non caduti accidentalmente nella minestra ma portati volontariamente come tanti dicono "per il bene del pianeta". A sostenerlo qualche giorno fa era stata l’attrice Nicole Kidman fotografata mentre mangia un novel food con tanto di critica di contorno del vicepresidente del Senato  Gian Marco Centinaio che in proposito non ha usato mezzi termini: "Meglio la bistecca fiorentina che quella porcheria" ha detto. 


Eppure non ha pensato, l’ex ministro dell’Agricoltura come la gran parte degli italiani a cui un pranzo insettivoro non va proprio giù o al massimo va di traverso, che gli insetti sono già presenti nella nostra alimentazione quotidiana. Senza che noi minimamente ce ne accorgiamo. Impossibile?  Niente affatto. Avete presente i prodotti e soprattutto le bevande rosso rubino? Non sempre sono coloranti vegetali come ad esempio la rapa a dar loro quella tinta accesa. A volte, in passato molto più spesso, viene usato un estratto di cocciniglia per ravvivare caramelle, yogurt alla fragola, succhi di frutta, bitter e liquori come l’Alchermes delle origini. Il nome di quest’ultimo deriva proprio dalla parola araba che indica questo insetto, della stessa famiglia delle coccinelle, utilizzato per ricavare del colorante dopo la sua essiccazione al sole. Colorante che da qualche anno non viene più utilizzato nel liquore: al posto dell’E120 - questa la sua sigla ufficiale che appare sulle etichette dei prodotti che lo contengono e che si può cercare se si vuol essere certi della provenienza del colore vermiglio - ha sostituito coloranti sintetici cruelty free come l’E122, l’E132 e l’E124 ovvero la cocciniglia artificiale. 


L’E120 non è vietato e non avrebbe controindicazioni evidenti per la salute ma in alcuni caso potrebbe provocare reazioni allergiche in persone particolarmente sensibili alle sostanze coloranti. 




Le cocciniglie raccolte sui fichi d’India soprattutto in Perù e nelle isole Canarie vengono essiccate al sole, quindi macinate per ottenere una polvere che verrà trattata con acqua calda per estrarne la sostanza rossa che è l’acido carminico. 
Poi ci sono gli "insetti per caso",  vale a dire quelli che vanno a finire inevitabilmente, anche solo in frammenti piccolissimi, in tanti cibi. Secondo uno studio condotto quattro anni fa dal Centro per lo Sviluppo Sostenibile e dall’Università Iulm di Milano "sono pochi gli italiani a sapere che ogni anno in media il consumo inconsapevole di insetti si aggira sui 500 grammi. Questi animali sono dei contaminanti alimentari comuni e la legge italiana ne tollera una piccola percentuale“. Per esempio, un bicchiere di aranciata può contenere fino a 5 moscerini per essere promossa ed esser bevuta senza preoccupazioni. Così come una barretta di cioccolato può avere tranquillamente fino a 8 pezzetto di insetti. Che vengono rintracciati molto più di quanto si pensi nell’insalata, nelle marmellate, nei succhi di frutta, nelle passate di pomodoro e nelle farine.




Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration consente la vendita di alimenti con pezzi di insetti all’interno. Come spiega la CNN, “la FDA ha stabilito standard per ridurre al minimo i difetti alimentari”. In questi ultimi che continuano ad esistere ci sono per l’appunto particelle di insetti, o di peli ed escrementi di roditori. Secondo l’ente di controllo americano “il cioccolato in sei sottocampioni da 100 grammi contiene una media di 60 o più frammenti di insetti per 100 grammi”. E “qualsiasi sottocampione contiene 90 o più frammenti di insetti”. Queste minuscole particelle sono come dire "tollerate" per un semplice motivo: perché è impossibile eliminarle al cento per cento visto che sono dappertutto compresi i luoghi il cibo viene prodotto e conservato. E perciò, sempre secondo la Fda “è economicamente impraticabile coltivare, raccogliere o lavorare prodotti grezzi totalmente privi di difetti non pericolosi, presenti in natura e inevitabili”. 


Sarà anche per questo che personaggi noti dall’astronauta Samantha Cristoforetti a Beppe Grillo hanno sostenuto l’idea di menu a base di insetti. Come Nicole Kidman e Alessandro Cecchi Paone che qualche giorno fa in una trasmissione televisiva ha chiamato in causa, fra le polemiche, anche la povertà: "Un miliardo di morti di fame non ha di che mangiare, le larve costano poco e sono sostenibili".