Corriere della Sera, 5 gennaio 2023
«Romeo e Giulietta» fanno causa dopo 56 anni
«Romeo e Giulietta» è il più grande successo cinematografico di Franco Zeffirelli: girato nel 1967, arrivò nei cinema l’anno dopo e interpretò con straordinaria abilità lo spirito del Sessantotto, della «summer of love» e della contestazione giovanile: fresco, spontaneo, per nulla accademico, ebbe un enorme successo al botteghino. Quattro nomination all’Oscar (una come miglior film, ultima volta che è successo a un’opera di Shakespeare; una come miglior regista; due, premiate con la statuetta, per costumi e fotografia) e due Golden Globes agli interpreti, i giovanissimi Olivia Hussey e Leonard Whiting, scelti dal regista con geniale intuizione – uno Shakespeare giovane, con due ragazzi di assoluta spontaneità e non con due attori professionisti del teatro (Zeffirelli, ignorando le inevitabili critiche dei puristi, tagliò buona parte del testo, assecondando i limiti tecnici degli interpreti, mossa fondamentale per il successo del film: la sua attività di regista shakespeariano gli valse il titolo di Cavaliere Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico).
Hussey e Whiting hanno fatto ora causa alla produzione (la Paramount) perché dicono che il regista li avrebbe tratti in inganno, riprendendoli nudi quando erano ancora minorenni. Chiedono danni per mezzo miliardo di dollari.
Si legge nei documenti depositati al tribunale di Santa Monica: «Al momento delle riprese, il signor Whiting (Romeo) era un minorenne di 16 anni e anche la signora Hussey era una minorenne di 15 anni. Ai querelanti è stato detto dal sig. Zeffirelli che non ci sarebbero state scene di nudo filmate o esibite e che i querelanti avrebbero indossato indumenti intimi color carne durante la camera da letto/scena d’amore. Tuttavia, la mattina delle riprese della scena della camera da letto nella seconda settimana di dicembre 1968, gli ultimissimi giorni di riprese, i querelanti al momento del make-up vennero raggiunti dal signor Zeffirelli che disse loro che dovevano recitare nudi o il film avrebbe fatto fiasco, vanificando un investimento di milioni. Non avrebbero mai più lavorato in nessuna professione, figuriamoci a Hollywood… I querelanti credevano di non avere scelta».
Tony Marinozzi, manager dei due attori, ha detto a Variety che «non esisteva il MeToo, che dovevano fare?».
Perché la causa è stata depositata il 30 dicembre 2022? Perché sull’onda per l’appunto del MeToo una legge dello Stato della California aveva temporaneamente sospeso la prescrizione per le denunce di abusi sessuali su minori (i tribunali dello Stato hanno visto un forte afflusso di cause contro i Boy Scouts of America e la Chiesa cattolica, tra le altre organizzazioni, nei giorni precedenti sabato 31 dicembre 2022).
Come finirà la causa? Paramount non commenta, ma è probabile che sottolineeranno come la stessa Hussey nel 2018, promuovendo la sua autobiografia, disse (proprio a Variety) che la scena di nudo era «girata con buon gusto» e «necessaria per il film».
Resta comunque evidente che i tempi sono cambiati: oggi verrebbe necessariamente utilizzata una controfigura maggiorenne, magari con l’aiuto degli effetti speciali digitali.
Il tema dei ragazzini nelle opere teatrali di Shakespeare è storicamente molto complesso: ai tempi del drammaturgo (1564-1616) le donne non potevano recitare e i ruoli femminili erano affidati a giovinetti (c’è disaccordo sulla loro età: tra i dodici e i sedici anni, ma c’è chi suppone che anche bimbi otto-dieci anni lavorassero come attori in ruoli femminili). C’erano anche compagnie itineranti composte unicamente da ragazzini, i «boy players» che vengono citati anche nell’Amleto (atto II, scena ii) con disapprovazione, non per motivi etici ma perché rubavano pubblico agli adulti: «Una nidiata di ragazzini, piccoli falchetti che strillano a più non posso e per questo sono strepitosamente applauditi. Sono loro la moda, adesso», dice Rosencranz al principe.