Corriere della Sera, 5 gennaio 2023
Dopo 2 anni chiuso il centralino anti Covid
Data di «nascita»: 27 gennaio 2020. Data di cessazione attività: 31 dicembre 2022. Il 1500 non è più attivo. «A partire dal primo gennaio 2023 il numero di pubblica utilità è temporaneamente sospeso», si legge sulla pagina internet del ministero della Salute, che fa poi riferimento all’ordinanza 931 della Protezione civile, per il superamento delle criticità in ambito sanitario derivanti dal rischio della diffusione di patologie collegate ad agenti virali.
In quasi due anni il 1500 ha risposto a milioni di telefonate – anche oltre 20mila al giorno nei periodi più difficili della pandemia da Covid-19 —, dato informazioni su tamponi e misure di contenimento, vaccini e green pass (quando ancora era in vigore), tempi di isolamento, viaggi all’estero e relative procedure. Ma da cinque giorni il servizio è silenzioso. E 500 lavoratori, appositamente formati e dislocati su tutto il territorio nazionale, sono rimasti senza occupazione. Da parte del ministero della Salute, però, ci sarebbero tutte le intenzioni per trovare una «soluzione strutturale» perché il 1500 venga riattivato, fanno sapere dal dicastero dopo l’incontro di ieri con i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil.
Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, chiede l’immediato ripristino del numero: «È stato utile ai cittadini per ricevere informazioni, anche sui vaccini. Dovrebbero però essere i medici a dare indicazioni corrette e questo – puntualizza – è mancato. A volte le parole dei colleghi non hanno aiutato, ma confuso i cittadini». Il virologo dell’Università di Milano, Fabrizio Pregliasco: «Deve riprendere a funzionare perché è stata un’occasione unica di comunicazione diretta delle istituzioni, serve al Paese».
«Sono d’accordo con la chiusura pro tempore. Adesso si può anche sospendere, immagino abbia un costo – è invece la reazione di Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma – ma se la situazione Covid dovesse tornare a preoccupare sarà bene riattivarlo». Per l’infettivologo, sebbene i casi positivi «siano sottostimati, negli ospedali la situazione è tranquilla». Nonostante, secondo le rilevazioni del 3 gennaio della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), la curva dei ricoveri per Covid in Italia sia in aumento del 9,6% e molti pazienti arrivino in ospedale perché hanno sviluppato insufficienza respiratoria grave o polmonite.