La Stampa, 4 gennaio 2023
Tutti contro Crisanti
Sarebbe Stefano Merigliano, fino al 30 settembre scorso presidente della Scuola di Medicina di Padova, uno degli attori più illustri dell’Azienda Ospedaliera che, stando alla ricostruzione di Andrea Crisanti, avrebbero messo in atto il «piano» per allontanare il docente dall’Università. Almeno, stando alle intercettazioni. Il suo nome appare nel dossier di oltre cento pagine di dialoghi raccolti dalla Procura. «Abbiamo portato sia il rettore sia i direttori di dipartimento di Medicina contro Crisanti a discutere» diceva il 14 maggio 2021, parlando con Roberto Toniolo, dg di Azienda Zero, braccio operativo della Regione in campo sanitario.
Atti persecutori, mobbing, diffamazione, calunnia: queste le ipotesi di reato a cui, filtra, avrebbe pensato Crisanti leggendo le intercettazioni, e sulle quali potrebbe chiedere giustizia, anche attraverso un’ulteriore indagine, in aggiunta a quella già aperta sul caso dei test rapidi.
Intanto, il 31 dicembre scorso Crisanti ha rassegnato le dimissioni da professore di Microbiologia a Padova. «Non ho nulla contro l’ateneo. L’ho fatto per sentirmi libero di denunciare, senza creare imbarazzi» dirà poi, ammettendo però l’esistenza di intercettazioni che coinvolgono altri docenti.
Nella trascrizione delle conversazioni telefoniche tra Merigliano e Toniolo si fa cenno al coinvolgimento del Senato accademico di Padova, intervenuto con una mozione a difesa di Crisanti, quando filtrò la notizia di una denuncia della Regione. «Facci vedere le carte. Perché se è un esposto o una denuncia, per carità. Sennò finalmente anche la gente si rende conto che (Crisanti, ndr) sta per far scatenare una guerra contro il nulla» dice Merigliano, parlando con Toniolo, evidentemente immaginando un dialogo con Crisanti, per incalzarlo nel rendere pubblica la denuncia. Denuncia che pare non esistesse, come si è affrettato a dire lo stesso Toniolo, in una lettera all’Università. Spaventato dalla reazione degli accademici, poi pesantemente redarguito da Zaia: «Io ci metto il culo, voi ci mettete la bella figura» urla il presidente, stando a un’intercettazione pubblicata da Repubblica, riferendosi anche a Luciano Flor (direttore della sanità veneta sino a fine 2022). La denuncia della Regione non c’era. Ma, visto il clamore, Zaia avrebbe voluto portare Crisanti allo «schianto», evitandogli la via di fuga servitagli da Toniolo.
Il nome di Toniolo appare insieme a quello di Zaia, "deus ex machina" di una «campagna denigratoria e persecutoria contro di me, materializzatasi nelle azioni dell’Azienda Ospedaliera» denuncia Crisanti. Zaia è intercettato mentre muove i fili della sanità veneta, attraverso Toniolo. Destinatario e interprete delle istanze del presidente, registrava le richieste di Zaia e, stando alla ricostruzione del docente, muoveva le pedine sullo scacchiere: Merigliano e Roberto Vettor, docente di Clinica medica a Padova. Intercettati. Con Roberto Rigoli, nominato al vertice dei laboratori di Microbiologia del Veneto. Al posto di chi? Di Crisanti.
Su Rigoli – e su Patrizia Simionato, dg di Azienda Zero prima di Toniolo – pende una richiesta di rinvio a giudizio, legata all’affare test rapidi.
Ma il quadro non è completo, c’è un quinto nome: Massimo Clementi, professore emerito dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Con Crisanti, membro della commissione che avrebbe dovuto individuare un docente per la Medicina molecolare di Padova. Fu lui a sollevare una questione di incompatibilità riguardo a Crisanti, chiedendone l’esclusione, in quanto senatore. La rettrice decise di non decidere, sciogliendo la commissione e nominandone un’altra. Ora anche il nome di Clementi appare tra quelli dei docenti intercettati.