Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  gennaio 04 Mercoledì calendario

Intervista a Stefano Fresi

Nel 2022 era in cinque storie, la domanda sorge spontanea: si potrà girare un film senza Stefano Fresi?
«Ma certo» ride l’attore «è che con la pandemia si sono spostate le date e sono usciti tutti insieme».
Nelle sale con I migliori giorni di Edoardo Leo e Massimiliano Bruno, l’attore sarà su Sky e Now dal 9 con tre nuovi episodi de I delitti del BarLume , la serie — che festeggia 10 anni — di Roan Johnson e Milena Cocozza (ispirata dai libri di Marco Malvaldi), con Filippo Timi, Corrado Guzzanti, Lucia Mascino, Alessandro Benvenuti, Atos Davini, Massimo Paganelli, Marcello Marziali, Enrica Guidi. L’11 gennaio debutta a Roma al Teatro Ambra Jovinelli con Cetra una voltainsieme alla sorella Emanuela, Toni Fornari e Cristiana Polegri, con la regia di Augusto Fornari, omaggio al mitico quartetto. Ironico, saggio, Fresi, 48 anni, per dirla con le parole di Timi, è «un uomo risolto».
È davvero così?
«Mi fa piacere che Filippo lo pensi.
Uno a un certo punto si deve dire come sono andate le cose: a 5 anni studiavo pianforte, a 10 ho capito che lo spettacolo sarebbe stato il mio mestiere. Tutto quello che ho me lo sono comprato grazie al mio lavoro. Quante persone possono dire: ho fatto della mia passione il mio lavoro? È un privilegio. Ho una donna accanto che amo, un figlio che adoro: se non ti basta questo, allora sei un po’ str***o».
Il “BarLume” fa parte di questa felicità?
«Sì, c’è un clima rilassato, l’artefice è Roan Johnson, catalizzatore di positività: lavoriamo in armonia.
Ognuno ha il suo spazio, è un posto felice. Io non dico: “Non vedo l’ora di andare in vacanza” ma: “Non vedo l’ora che arrivi il BarLume”. Il produttore Carlo Degli Esposti è un illuminato, ci ha visto lungo».
I duetti con Guzzanti sono commedia dell’arte: come fa?
«Mi prendo il merito di portare a termine le scene con Corrado. Ho lavorato con tanti attori bravi ma lui è geniale, ha i guizzi, è imprevedibile. Mentre giri ti fa ridere».
La formula vincente?
«Si mescolano commedia, crime e il sarcasmo toscano. Il cinema è pieno di romanità».
È ambizioso?
«Quando fai questo lavoro un minimo di narcisismo ce l’hai, vuoi esserci, ti metti davanti al pubblico. Dopo che è nato mio figlio Lorenzo, tutto ha cambiato valore.
Anche se vincessi un Oscar, sarebbe sempre la seconda cosa».
Quando ha deciso che avrebbe fatto l’attore?
«Ho sempre fatto il musicista e
recitavo, Smetto quando voglio mi ha cambiato la vita, sono piovuti i ruoli. Amo la musica, mia moglie (la sassofonista e cantante Cristiana Polegri) ha appena fatto un disco su Henry Mancini, a teatro racconto la sua storia. È la mia passione ma non è più la prima fonte di guadagno, prima facevo jingle e sigle».
Da adolescente com’era?
«Abbastanza simile ad adesso, un compagnone. Ho una casa grandenon per avere il mio spazio o stare lontano dagli altri, ma perché ho sempre gente. Organizzo feste epocali. Amo stare in gruppo».
Sia lei che sua sorella Emanuela avete la passione per la musica.
Viene da un ambiente artistico?
«Tutto è nato quando intorno ai miei 16 anni, abbiamo conosciuto Toni e Augusto Fornari, che frequentava il laboratorio di Gigi Proietti. Papà è laureato in Filosofiae ha lavorato in banca, mamma nello studio di un architetto a cui regalammo un cane. Col gatto la convivenza era complicata. Lui mi diede una tastierina, è quella con cui ho iniziato, la conservo».
Sogna un ruolo in particolare?
«Mi piace farmi stupire da questo lavoro. Nell’ultimo film, I migliori giorni ,interpreto un vero str***o, lontano anni luce da me. Mi affascina Ettore Majorana, l’haraccontato Gianni Amelio in un film bellissimo, I ragazzi di Via Panisperna . L’idea di uno scienziato che studia, fa ricerche e consegna all’umanità il vaccino contro la polio è facile. Majorana, invece, consegna la bomba atomica. Vorrei sapere cosa è successo dopo».
Continuano a confonderla con Giuseppe Battiston?
«Un po’ per i colori, un po’ il fisico.
La gente è distratta, non ci somigliamo ma tra noi è nata un’amicizia totale, sono il suo primo ammiratore, abbiamo interpretato insieme il film Il grande passo .Quando stimi un attore apprezzi il risultato, quando ci lavori vedi il percorso e impari».
Ha un discreto fan club, lo sa?
«Ma nooo, sa cosa piace di me, alle donne? Il modo in cui parlo di mia moglie. Restano senza parole: “Sei proprio innamorato, è bello come parli di lei. Cavolo, voglio anch’io un uomo così”».
Da ragazzo ha lavorato con Gigi Proietti: come lo ricorda?
«Era generosissismo, ci produsse lo spettacolo
Zozzoni . Un giorno venne alle prove, comprese la nostra ingenuità da ventenni, c’erano cose da sistemare. “Vengo domani, tanto ci siete, no?”. “Certo, ma è Pasqua. Lo diciamo per te”. A Pasqua rimase con noi, tornò a Pasquetta.
Sempre al nostro fianco.
Facemmo tre settimane di repliche aggiuntive, un successo. Questo era Gigi».