Corriere della Sera, 4 gennaio 2023
Due Papi, ma spesso pensieri comuni
«Papa Francesco ci perdonerà, ma nell’epoca dei due Pontefici, Papa Ratzinger era il nostro», ha scritto sul Giornale Augusto Minzolini. Il ragionamento, va detto, non era così sbrigativo ma il titolone raddoppiava: «Era il nostro Papa». Un’idea condivisa da una parte della destra. Come se ci fosse un Papa troppo schierato contro la corruzione, lo sfruttamento del pianeta, la cultura dello scarto e così via, e l’altro più attento ai buoni valori di una volta. Ma è così?
Mah... Su almeno un punto, come ammise nell’estate 2009 perfino un Bossi furente («La Chiesa fa il suo mestiere, noi il nostro») per le critiche alla tesi del ministro dell’Interno Maroni («contro l’immigrazione non bisogna essere buonisti ma cattivi, determinati»), i due Papi l’hanno sempre pensata, di fatto, allo stesso modo. Basti rileggere, ad esempio, l’intervista data dal futuro papa Joseph Ratzinger al Corriere dopo il tragico Venerdì Santo del 1997 quando una nave di albanesi, speronata per errore da una motovedetta italiana (al governo c’era il centrosinistra), affondò con 81 morti. Scosso dalle persistenti invocazioni a «ributtare in mare gli albanesi», bollò l’idea come «inumana»: «Dobbiamo accoglierli. Spiegando che appena possibile dovranno ricostruire con l’aiuto internazionale il loro Paese. Ma finché fuggono davanti a un pericolo immediato di vita...». Di più: «Il punto è che qui ci sarà anche un po’ di crisi ma rispetto agli albanesi viviamo in un certo benessere. E non vogliamo essere “disturbati”». Di più ancora: «Certo, c’è da distinguere la posizione degli elementi criminali... Ma chiudere semplicemente le frontiere non si può». Confidò che sentir parlare di «razza padana, razza pura, razza eletta» lo faceva «stare male» perché «è una malattia del cuore. La razza pura non esiste. La convivenza di diverse provenienze umane dà ricchezza culturale. Questa idea di una razza che si deve difendere mi fa pensare troppo al passato». Come tedesco viveva una ferita in più? «Sì». Troppo egoismo: «Si può difendere il patrimonio di un popolo ma non si può vivere in un’isola che si separa, oggi poi, dal resto del mondo. Una chiusura tipo “noi stiamo bene, non vogliamo quelli che stanno male” è, per me, una politica immorale».