la Repubblica, 3 gennaio 2023
Le radici di Kvara
Un vento terribile scende dal Caucaso, risale la valle del Kura, si abbatte contro i muri della fortezza di Narikala, spazza la Rustaveli, scompagina i gruppetti di cani randagi che si rincorrono nelle strade di Tbilisi. L’inverno è arrivato presto, il tetto della Cattedrale Sioni si è coperto di neve già nei primi giorni di dicembre. Dall’interno, alla luce delle candele, si elevano i canti di lode a San Giorgio. Alle 12 dal campanile della basilica Anchiskhati si leva una nenia e pupazzi in ferro battuto girano in tondo a ricordare lo scorrere placido della vita. Si vive, a Tbilisi (“la calda”, etimologicamente, ricca com’è di sorgenti d’acqua sulfurea) di ciò di cui si è sempre vissuto: «Di preghiere, del fiume, di calcio» dice un vecchio mercante, mentre esibisce, appesi al soffitto del suo negozio, infiniti pezzi di churchkhela,uno strano dolce fatto di noci, polpa di frutta addensata e zucchero. Li usavano i valorosi guerrieri georgiani, erano facili da trasportare ed estremamente calorici. «Chissà se Khvicha Kvaratskhelia sentirà la mancanza di tutto questo». Napoli, da qui, sembra un punto qualunque tracciato su un atlante: è come se un giorno Kvara l’avesse aperto a caso e puntato il dito. «Là». Ma non è andata proprio così.
«Napoli, qui, per anni è stato sinonimo di un nome: “Bruscolotti”». Tengiz Pachkoria, una leggenda del giornalismo georgiano, si commuove raccontando di quando gli azzurri giocarono a Tbilisi contro la Dinamo, in Coppa Uefa, nel 1982-83: «All’andata vincemmo noi, 2-1. Al ritorno, a Napoli, vinsero loro, segnò Dal Fiume, ma ci annullarono un gol per fuorigioco. Saremmo andati avanti». Due stagioni prima la Dinamo aveva vinto la Coppa delle Coppe, battendo in una finale d’oltrecortina il Carl Zeiss Jena, una sovietica contro una squadra della Germania Est. Il genio della Dinamo si chiamava David Kipiani. È morto in un incidente stradale, nel 2001. Aveva una vaga somiglianza con Gigi Meroni o forse con Erasmo Jacovone, la fine è stata all’incirca la stessa. «Kipiani poteva andare alla Juventus» racconta Pachkoria, «poi si mise di mezzo il Kgb e la Juve prese Platini. Eravamo diversi, noi e loro. “Loro”, i russi. Loro erano tutto fisico e disciplina. Noi siamo sempre stati artisti del pallone». Compare anche Otar Gabelia, il portiere di quella Dinamo: «Uno come Kvara, però, non l’abbiamo avuto mai».
Loro sono stati i primi a vedere Kvaradona, l’uomo che ha sconvolto la Serie A in pochi mesi e riacceso le speranze di scudetto del Napoli. Kvicha aveva 16 anni il giorno del suo esordio nella Dinamo. Non è passato così tanto. «Si vide subito che aveva qualcosa dentro» racconta il pluripremiato regista Gogi Toradze, che su Kvara sta girando un documentario, «bravo ragazzo, bravo colpallone. Quando gioca il Napoli, a Tbilisi succede il finimondo. Tutti si chiudono nei bar o anche nei cinema, dove si proiettano le partite. Tutti conosciamo Spalletti e De Laurentiis. Tutti vogliamo che il Napoli vinca lo scudetto».
La magia è arrivata come il vento dell’inverno. Accanto allo stadio, nello store della Dinamo, sono spuntate le maglie del Napoli e le bandiere azzurre. Se sarà scudetto, anche in questo remoto angolo del mondo si festeggerà per una coincidenza voluta un po’ dal caso, un po’ dalla guerra, che portò via Kvara dal Rubin Kazan verso la Dinamo Batumi. Il Napoli, poi, è stato più veloce della Juve. Kvara esisteva già, però, sulle bocche di chi sapeva. «Ora tutti lo conoscono» racconta Roman Pipia, il presidente della Dinamo Tbilisi. «Kvara è arrivato nell’academy della Dinamo nel 2012, l’anno della sua fondazione: per l’inaugurazione era stato qui anche Cristiano Ronaldo. All’epoca Khvicha si allenava nel club Avaza, allenato da suo padre. I suoi progressi sono iniziati nel 2016, quando abbiamo voluto che venisse a vivere nell’academy. Questa è stata un’eccezione, perché solo i bambini che vengono da fuori Tbilisi risiedono nella foresteria. Ma abbiamo notato che questo ragazzino aveva bisogno di più attenzioni. Kvara era eccezionale nel dribbling ma anche molto forte fisicamente. Questo grazie alla nostra accademia: buona formazione, buona alimentazione, buon ambiente. A 16 anni ha segnato il primo gol in prima squadra contro lo Shukura di Kobuleti. C’è di solito un salto psicologico quando inizi a giocare in una grande formazione. Quando il bambino supera questa barriera, può giocare liberamente. Ora voglio andare a Napoli, incontrarmi con il presidente De Laurentiis e lavorare per costruire una partnership con loro. In Serie A c’è un altro prodotto della nostra accademia, Lochoshvili: lo abbiamo cresciuto noi, ora è alla Cremonese. Sappiamo come si fa con i talenti. Siamo strafelici».
La academy della Dinamo ospita circa 800 ragazzini provenienti da tutta la Georgia. Qui il primo allenatore di Kvara è stato Lado Kakashvili: «Aveva in testa il dribbling, era una piccola ossessione per lui. E noi non gli abbiamo mai detto di smettere, di non farlo, non l’abbiamo maichiuso in un ruolo. A 13 anni ha giocato anche come terzino destro, volevamo insegnargli a capire i movimenti dei difensori. Seguo ogni partita del Napoli e Kvara mi sembra sempre il ragazzo che abbiamo cresciuto ». Lo scout contattato dal padre di Kvara, Badri, è Temur Ugrekhelidze: «Conserviamo qui in academy la Lukoil Cup, il trofeo del primo torneo vinto con Kvara, in Turchia nel 2013. E posso dire una cosa: un talento così nasce una volta in cinquant’anni. Ma anche suo fratello minore, Tornike, è molto bravo, farà strada anche lui». Andrés Carrasco, spagnolo, capo dell’accademia, ha detto: «Kvara è molto georgiano, tende a non preoccuparsi quando le cose non vanno bene, non pensa alle conseguenze di un errore. È un po’ anarchico. E un po’ artista».
Con Kvara il calcio georgiano è improvvisamente cresciuto. La nazionale è passata dal 150° posto nel ranking Fifa all’attuale 78°. In Nations League è salita in Lega B stravincendo il girone con Bulgaria, Macedonia e Gibilterra. In un Paese che ha vinto 10 ori olimpici in sport di forza e destrezza come sollevamento pesi, judo e lotta, Kvara è una sinfonia che riempie una stanza vuota. Qualcuno ha messo in musica i gol nel Napoli e i suoi dribbling. Un valzer, un soffio leggero che non spegne neppure una candela, tanto è delicato. Ma anche un vento, il vento Kvara, che soffia su uno stadio lontano a forma di vulcano. Live is life.