Corriere della Sera, 3 gennaio 2023
Intervista a Helen Mirren
Una regina resta tale anche se al posto della corona imbraccia un fucile e lo usa con disinvoltura, perfino contro un uomo ferito che le chiede pietà. Helen Mirren, premio Oscar per la sua regina Elisabetta II in The Queen, si appresta a vestire i meno sontuosi panni di un’altra matriarca, Cara Dutton, protagonista di 1923, dove gestisce un ranch assieme al marito . La serie, che è poi il prequel di Yellowstone, sarà su Paramount+ a febbraio.
Cosa l’ha convinta a ripercorrere gli anni della Grande Depressione?
«Ci sono molti elementi che ho valutato, anche perché ho accettato di impegnarmi in qualcosa che porta via alla mia esistenza una quantità di tempo significativa. Ha contato quel senso di pura avventura che c’è nella storia di questa famiglia. Avventura che ho trovato anche nei luoghi dove abbiamo girato: la campagna e le montagne del Montana. Ho vissuto finalmente un’esperienza che volevo provare da tempo».
Interpreta una donna forte, determinata. Possiamo dire che è anche una femminista?
«Sì, senza dubbio. Lei è una femminista come lo ero io quando ero giovane: una femminista che non ha bisogno di mettersi una scritta, una maglietta che lo dice per dimostrare di esserlo. Anche nel suo matrimonio, lei è una partner al 50%, collabora attivamente con suo marito (interpretato da Harrison Ford, ndr). Ma è una storia ambientata nel 1923, quando molte cose erano diverse per le donne. Eppure lei è una donna di carattere, forte. Come del resto sono certa che dovessero esserlo tutte quelle del vecchio West: hanno dovuto fronteggiare tali enormità».
A cosa si riferisce?
«Alle violenze, alle carestie, alle epidemie, alle guerre. Tutte esperienze che richiedono una grande forza fisica e mentale. Erano donne abituate al duro lavoro, facendo cose che non possono che essere giudicate straordinarie».
Eppure molti dei temi trattati nella serie sembrano raccontare il mondo di oggi, tra pandemie e guerre.
«È vero. Non bastasse, un altro tema ricorrente di 1923 è l’ambiente: gran parte del racconto mostra quanto l’uomo influenzi l’ambiente in cui vive. Parla poi delle difficoltà quotidiane: è una serie che spiega però che l’impegno che metti in quello che fai può cambiare il tuo destino».
Ma il passato che torna non sembra dire che non abbiamo ancora imparato la lezione?
«Il bello in questa serie, come nella vita, è che non sappiamo come andrà a finire. Certe cose non sono confortanti, ma chissà come poi sarà davvero. Una domanda che mi faccio anche pensando al mio personaggio: non mi hanno autorizzata a leggere l’intero copione. Non sappiamo come si evolverà tutto così come non lo sappiamo nella vita reale».
Un cardine nella serie c’è: la famiglia.
«Una famiglia vista da una prospettiva differente. Qui non è rappresentata solo da una mamma, un papà, un figlio che cresce e poi va via. Qui si racconta un’altra visione. Legato alla famiglia c’è il concetto di business: si identificano con il loro business e per riconoscerti come un membro attivo di quel nucleo devi portare un contributo a questa impresa».
Come è essere sposata con Harrison Ford?
«Meraviglioso. È stato bello ritrovarci sul set. Era successo anche molti anni fa e ricordo quanto fossi intimidita allora: venivo dal teatro e lui era già una grande star del cinema. Mi aiutò molto a sentirmi a mio agio».
In passato ha detto che le piacerebbe fare un film con Checco Zalone. È così?
«Certamente. Ma vedrei bene anche lui in un ruolo di 1923, lo proporrò. Sono letteralmente innamorata dell’Italia, e la scintilla è scoccata la prima volta che ci ho lavorato: non conoscevo molto dell’Italia ma io credo che mi abbiano conquistato le persone».
Ora, per lei, l’Italia è casa?
«Sì, io e mio marito siamo molto legati al vostro Paese, tanto che abbiamo costruito una casa in Puglia. Ci sentiamo dei supporter dell’Italia».