Avvenire, 3 gennaio 2023
11 febbraio 2013, l’annuncio che scuote il mondo
Senza dubbio molti sono gli eventi che hanno caratterizzato il pontificato di Benedetto XVI, ma il gesto di rinunciare al ministero petrino sentendo mancare le forze per continuare il proprio servizio attivo, resterà il gesto che consegna Benedetto XVI nella storia della Chiesa e non solo. Una rinuncia consapevole e volontaria, evento che non accadeva da secoli nella Chiesa cattolica. Ripercorriamo quei 17 giorni davvero storici.
11 febbraio 2013, l’annuncio che scuote il mondo
«Ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice». Benedetto XVI pronuncia queste parole in latino davanti ad alcune decine di cardinali convocati per un Concistoro su tre canonizzazioni. È la mattina dell’11 febbraio 2013 e pochi minuti dopo l’Agenzia Ansa rilancia la notizia di questa «rinuncia», che fa il giro del mondo. Bisogna risalire a Celestino V – quasi 500 anni prima – per trovare un Pontefice che volontariamente lascia il proprio ministero. «Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino» disse ancora Benedetto XVI. «Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato». Da quell’annuncio inizieranno 17 giorni intensi, storici e carichi di forti emozioni, che culmineranno nella chiusura del portone di Castel Gandolfo alle 20 del 28 febbraio, a sancire l’inizio della Sede Vacante.
13 febbraio, prima udienza generale dopo l’annuncio
«Continuate a pregare per me, la Chiesa e il futuro Pontefice». È il messaggio che Benedetto XVI vuole lasciare agli oltre 8mila presenti all’udienza generale. «Ho sentito quasi fisicamente in questi giorni, per me non facili, la forza della preghiera». E i fedeli fanno sentire il proprio affetto con un lungo, intenso e prolungato applauso. Affetto che i fedeli gli dimostreranno anche durante il rito delle Ceneri con l’inizio della Quaresima.
14 febbraio, l’incontro con il clero romano
Una tradizione l’incontro tra i preti di Roma e il loro vescovo, che diventa un vero e proprio commiato dopo l’annuncio di tre giorni prima. Ma Benedetto XVI coglie l’occasione per «una piccola chiacchierata sul Concilio Vaticano II», che durerà oltre un’ora, partendo da un aneddoto personale che lo coinvolse come giovane professore, scelto dal cardinale di Colonia, Frings come proprio esperto. «Noi siamo andati al Concilio non solo con gioia, ma con entusiasmo. C’era un’aspettativa incredibile. Speravamo che tutto si rinnovasse, che venisse veramente una nuova Pentecoste». Una carrellata sull’evolversi di questo evento ecclesiale, raccontando speranza e criticità. Ma con la certezza che il Concilio, con la forza dello Spirito Santo «si realizzerà».
17 febbraio l’Angelus
Nuovo incontro tra il Papa e i fedeli nella recita dell’Angelus. «La vostra presenza – dice dopo la recita della preghiera mariana – è un segno dell’affetto e della vicinanza spirituale che mi state manifestando in questi giorni. Vi sono profondamente grato».
18-23 febbraio Esercizi spirituali per la Quaresima
Papa Benedetto XVI e la Curia Romana si ritirano per partecipare agli Esercizi spirituali di Quaresima, tradizionalmente posti proprio nella prima settimana di questo tempo liturgico. A predicarli è il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura. «Cari amici – dirà il Papa alla fine degli Esercizi –, vorrei ringraziare tutti voi, e non solo per questa settimana, ma per questi otto anni, in cui avete portato con me, con grande competenza, affetto, amore, fede, il peso del ministero petrino. Rimane in me questa gratitudine e anche se adesso finisce l’“esteriore”, “visibile” comunione – come ha detto il cardinale Ravasi – rimane la vicinanza spirituale, rimane una profonda comunione nella preghiera. In questa certezza andiamo avanti, sicuri della vittoria di Dio, sicuri della verità della bellezza e dell’amore».
24 febbraio, la recita dell’ultimo Angelus
È una piazza San Pietro stracolma quella che saluta Benedetto XVI che si affaccia per l’ultima volta dalla finestra del suo studio privato per la recita dell’Angelus. «Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra vita spirituale. Inoltre, la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione» dice il Papa, che aggiunge: «Cari fratelli e sorelle, questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita. Grazie! Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze».
27 febbraio, l’ultima udienza generale
Una piazza San Pietro ancora una volta strapiena per Benedetto XVI. Per fargli sentire l’affetto e la vicinanza. E lui ricorda come «quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio». E «otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. È stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea». Con una certezza: «Ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto».
28 febbraio, l’ultimo giorno del pontificato
Una giornata storica, seguita in diretta televisiva da tutto il mondo. Inizia con l’incontro con il Collegio cardinalizio, che con l’avvio della Sede Vacante dovrà guidare la Chiesa nella scelta del nuovo Papa. E Benedetto XVI li ringrazia per «la vostra vicinanza e il vostro consiglio», che «mi sono stati di grande aiuto nel mio ministero. In questi otto anni, abbiamo vissuto con fede momenti bellissimi di luce radiosa nel cammino della Chiesa, assieme a momenti in cui qualche nube si è addensata nel cielo. Abbiamo cercato di servire Cristo e la sua Chiesa con amore profondo e totale, che è l’anima del nostro ministero. Abbiamo donato speranza, quella che ci viene da Cristo, che solo può illuminare il cammino». E conclude dicendo: «Prima di salutarvi personalmente, desidero dirvi che continuerò ad esservi vicino con la preghiera, specialmente nei prossimi giorni, affinché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. E tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza».
Nel pomeriggio poco dopo le 17 la partenza dal Vaticano a bordo di un elicottero che lo porta a Castel Gandolfo, dalla cui loggia centrale alle 17.38 rivolge il suo ultimo saluto alla folla dei fedeli riuniti davanti al portone.
Alle 20 il portone di Castel Gandolfo si chiude. La Gendarmeria vaticana prende il posto delle Guardie Svizzere: inizia la Sede Vacante.