ItaliaOggi, 3 gennaio 2023
Il tg in Germania dura solo un quarto d’ora. Niente cronaca nera e i politici parlano solo se hanno davvero qualcosa da dire
È un rito nazionale. Alle 20, milioni di tedeschi guardano il Tagesschau, il telegiornale dell’Ard, il primo canale pubblico. Sullo schermo appare l’orologio e la lancetta scandisce i secondi. E va in onda l’ultimo spot. Il più caro. Dopo le otto di sera la pubblicità sui canali pubblici è vietata, una regola rispettata senza eccezioni. E l’ingombro per le tv private non può superare nella giornata una precisa percentuale. Una norma che tutela i quotidiani e i settimanali. Senza dimenticare che sono vietati gli sconti: le piccole e medie imprese non possono permettersi le grandi campagne pubblicitarie in Tv.
Il primo telegiornale prodotto ad Amburgo, come oggi, andò in onda il 26 dicembre del ’52. La Germania era in macerie, al Cremlino governava Stalin. La Repubblica federale era nata da quattro anni. Il Tagesschau, che ancora non aveva questo nome, fu preceduto cinque giorni prima dall’Aktuelle Kamera, il telegiornale della Ddr, la Germania comunista. Il notiziario si aprì con la visita del presidente americano Eisenhower in Corea, vecchia di qualche settimana. Si parlava di guerra, come nel 2022. Per lo sport, l’incontro di calcio tra Germania e Jugoslavia.
Nel 1976, la conduzione per la prima volta venne affidata a una donna, la giornalista Dagmar Berghoff, 33 anni, nata a Berlino, la città divisa dal Muro. È andata in pensione per limiti di età nel 1995. Al Tagesschau conta di più la professionalità della bella presenza, comunque la bionda collega Dagmar è sempre una signora affascinante a quasi 80 anni. Gli uomini indossano la giacca, e fino a poco tempo fa anche la cravatta. In estate ne vengono dispensati, ma rimane una scelta personale.
Per la prima edizione gli spettatori furono appena un migliaio. Oggi in media vanno da un minimo di nove milioni a dodici, con il record di sedici milioni. Alle 19 va in onda Heute, oggi, il telegiornale dello Zdf, il secondo canale, ma i tedeschi sono ancora per strada, dall’ufficio o dalla fabbrica, a casa, o sono a tavola. Si cena intorno alle 18. Le venti sono un’ora fatidica. I bambini vanno a letto, o dovrebbero, e dopo il Tagesschau cominciano gli spettacoli serali, un film, un telefilm, o qualche show di varietà.
Il telegiornale è mancato solo una sera all’appuntamento, il 25 luglio del 1988, per uno sciopero, che allora per i tedeschi era ancora un evento sconvolgente. La divisione di compiti tra Tv e stampa è netta. Quando giunsi a Amburgo ai tempi di Willy Brandt, ero ospite di una grande casa editrice. Un giornalista a turno era addetto a registrare il Tagesschau. Se una notizia era data con risalto, veniva tolta dalle successive edizioni, o data con minor risalto. A meno che non ci fossero novità.
Il notiziario dura esattamente 15 minuti. Non ricordo una volta che abbia sforato per qualche avvenimento importante. In un quarto d’ora è possibile informare su qualsiasi cosa sia avvenuta in Germania o nel mondo. Le notizie sono sintetiche, i corrispondenti o gli inviati concisi, lasciano perdere il folclore. E si dimenticano i politici. Non si assiste mai alla parata dei leader di partito, dei loro vice, o dei capicorrente, come da noi.
Un politico viene intervistato solo se ha qualcosa da dire di concreto: le tasse vengono aumentate o diminuite, come va il covid. E quasi mai si danno notizie di cronaca nera, se non nei casi di importanza nazionale, che ovviamente sono molto rari. L’ Ard è formato dalle emittenti regionali, e anche i notiziari locali lasciano poco spazio alla cronaca, nera o no. Un altro modo per non soffocare i quotidiani. Agli approfondimenti è dedicata Tagesthemen, i temi del giorno, la trasmissione che va in onda alle 21 e 45.
La credibilità del Tagesschau è sempre alta, ma ha subito un duro colpo a causa della censura decisa su quanto avvenne la notte di San Silvestro del 2015, a Colonia. Duemila giovani arabi aggredirono un migliaiao di donne, e per cinque giorni si evitò di parlarne, per evitare che il partito dell’estrema destra, l’Afd, ne avesse un vantaggio. I responsabili del Tagesschau, e degli altri notiziari tv e radiofonici, si scusarono sostenendo che fosse una notizia di cronaca locale. Ma i tedeschi non dimenticano.