Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  gennaio 02 Lunedì calendario

“LA VERA TRAGEDIA DI BENEDETTO XVI FU CHE GLI INTELLETTUALI EUROPEI NON LO STETTERO A SENTIRE” - IL MANGIAPRETI ODIFREDDI RICORDA RATZINGER: “COLORO CHE LUI PENSAVA DI ATTIRARE CON LA SOFISTICAZIONE DEL PROPRIO PENSIERO, NON ERANO INTERESSATI AI SUOI DISCORSI. PER COLMO DELL'IRONIA, GLI STESSI INTELLETTUALI CHE SNOBBARONO LE APERTURE DI RATZINGER, CONSIDERANDOLO UN CONSERVATORE O UN REAZIONARIO, SONO POI CADUTI COME FACILE PREDA NELLA RETE DELLA PREDICAZIONE DI FRANCESCO..." -

[…] Benedetto XVI pensava e sperava di poter rimediare alla secolarizzazione dell'Occidente e alla perdita di fede dell'Europa rivolgendosi agli intellettuali come lui. Il famoso discorso di Ratisbona del 2006 era indirizzato «ai rappresentanti della scienza», e citava per ben 45 volte la parola «ragione». Anche se poi attirò l'attenzione dei media per motivi diversi: in particolare, per un'improvvida citazione contro gli islamici, che costrinse il Papa a chiedere pubblicamente scusa e a fare marcia indietro.

La vera tragedia di Benedetto XVI fu che gli intellettuali europei non lo stettero a sentire. Coloro che lui pensava di attirare con la sofisticazione del proprio pensiero, evidentemente non erano interessati ai suoi discorsi, anche se essi contenevano molti punti e spunti sui quali si poteva discutere. […] Per colmo dell'ironia, gli stessi intellettuali occidentali che snobbarono le aperture di Ratzinger, considerandolo soltanto un conservatore o un reazionario, sono poi caduti come facile preda nella rete della predicazione di Francesco, che in realtà è rivolta a «salvare il salvabile»: cioè, a concentrarsi sui popoli del Sud America e dell'Africa, abbandonando l'Europa al proprio destino.

Evidentemente, Ratzinger aveva sopravvalutato gli intellettuali europei, e in particolare italiani, che hanno dimostrato di essere più sensibili al linguaggio gesuitico di Francesco che al sofisticato pensiero di Benedetto XVI, benché il primo sia rivolto ai popoli del Terzo Mondo, e il secondo fosse rivolto a loro. Lo dimostra anche il fatto che Ratzinger è stato sistematicamente considerato dai media un conservatore, e Francesco un progressista, mentre ci sono ottimi motivi per ridimensionare entrambi i giudizi.

Basta leggere la famosa Introduzione al Cristianesimo, che Ratzinger scrisse nel 1968, per rendersi conto di quanto essa fosse molto più avanzata di molta della teologia da cassetta che va di moda oggi. Fu quel libro che Karol Wojtyla lesse quand'era cardinale, e di cui si ricordò quando divenne Papa. Ed è grazie a quel libro che Ratzinger iniziò una carriera che lo portò a diventare il braccio destro di Giovanni Paolo II, prima, e il suo successore, poi.

[…] Quello che posso dire, personalmente, è che Ratzinger a me è apparso come un uomo gentile, delicato, raffinato e stimolante. E, soprattutto, genuinamente interessato al dialogo e al dibattito, anche su temi che si potrebbero considerare spinosi per un cristiano, e soprattutto per un cattolico. Nelle nostre conversazioni e lettere abbiamo toccato gli argomenti più disparati: dalla prova ontologica dell'esistenza di Dio alla matematica, dall'aneddotica vaticana alla letteratura tedesca. E spesso non sono mancate le battute spiritose, da parte sua.

Una volta, ad esempio, osservando la magnifica vista ravvicinata della cupola di San Pietro, che incombeva da una finestra del Monastero Mater Ecclesiae, mi venne in mente che nel Settecento i problemi di stabilità avevano costretto l'architetto Vanvitelli a imbragarla con cerchioni di ferro. Per fare una battuta, dissi che se ora la cupola stava in piedi, era per grazia dei matematici. E lui rispose prontamente: «E anche di Qualcun altro». […]