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 2023  gennaio 02 Lunedì calendario

Tutti i no di Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi, che cos’è questo rumore di sottofondo?
«Sto andando da Sorrento a Ischia in motonave, controllo la situazione dopo l’alluvione».
Da qualche giorno lei, sottosegretario alla Cultura, ha le deleghe su architettura e patrimonio culturale.
«E vorrei che questo governo intervenisse subito, come priorità, su aree danneggiate da eventi naturali. Come Ischia, però penso anche alle zone terremotate».
Ma quello che fa discutere è il destino dello stadio di San Siro. Le deleghe che le sono state assegnate dal ministro Gennaro Sangiuliano ora potranno evitare l’abbattimento?
«Non sono le deleghe ad avere questo potere, anche se oggi il mio peso politico è più forte e potrò dunque indirizzare il prossimo sovrintendente, che arriverà a metà gennaio. Il punto è che in passato aveva prevalso il no al vincolo monumentale sullo stadio, ma nel 2024 questo scatterà in automatico, perché saranno trascorsi 70 anni dall’ultimo intervento importante sul monumento milanese. Quindi...»
Quindi?
«Penso proprio che San Siro non verrà abbattuto».
Sempre a Milano, lei ha contestato la collocazione della Pietà Rondanini di Michelangelo nell’Ospedale Spagnolo. Ora si batterà anche per un ritorno del gruppo scultoreo nell’allestimento firmato dallo studio BBPR, nella Sala degli Scarlioni del Castello Sforzesco?
«L’arte contemporanea è una forma di identità per Milano. L’allestimento di BBPR è perfetto, anche se in questo caso la procedura è conclusa: ci vorrebbe un sindaco diverso che mi chiedesse di farlo. Dirò di più: ma vi pare normale che Milano non abbia un museo d’arte contemporanea come si deve?»
Idee?
«Ne immagino uno nell’area dove si è svolto l’Expo 2015. Appena possibile comincerò a indagare se nella zona dove svettava il Padiglione Zero sia possibile pensare a un nuovo museo».
Lei vorrebbe vincolare anche l’Arengario, dicendo no all’ipotesi di una passerella, parte del progetto di raddoppio del Museo del Novecento. Farà valere le sue deleghe?
«Ah, quella non si fa di certo. Anche qui farò presente al nuovo sovrintendente che mi pare assurdo sfregiare l’opera architettonica di Giovanni Muzio. C’è l’idea, buona, di fare una struttura ipogea».
E la famosa loggia progettata nel 1998 da Arata Isozaki che non è (ancora) stata realizzata nella Galleria degli Uffizi di Firenze?
«Mi oppongo e posso farlo, perché l’edificio è dello Stato. E proprio pochi giorni fa, in un incontro con il sindaco Nardella, con la nuova sovrintendente Ranaldi e con il direttore degli Uffizi Schmidt ci siamo trovati in sostanza d’accordo su un’alternativa: un pergolato. Ho già contattato un architetto, Paolo Genta, lui ha un’idea buona. Vedremo. In questo caso ci eviteremmo anche un costo spropositato che occorre per pulire una struttura trasparente. Non ho idea di quanto costi pulire la Nuvola di Fuksas a Roma, facciamoci domande».
Altri vincoli che lei vorrebbe mettere, in Italia?
«Penso al paesaggio del Salento, specie in provincia di Lecce. Uno dei più toccati e deturpati dall’eolico e da altre forme di produzione energetica. La bellezza di posti come Santa Maria di Leuca o Ostuni non può essere sfregiata. In Puglia ci sono 1.700 pale eoliche, contro le 9 del Piemonte. Non solo Lecce: voglio studiare bene anche l’area intorno a Brindisi. Penso al Molise, nel tratto da Sepino a Pietrabbondante. E anche in Sardegna presto mi metterò a studiare i dossier su eolico e fotovoltaico».
A Roma c’è l’eterna questione della collezione Torlonia, statue antiche e preziose che non hanno ancora una vera e propria «casa».
«La mia idea è un museo ad hoc in palazzi come il Vivaldi o il Palazzo degli Esami. Anche a Noto abbiamo individuato un palazzo dietro la Cattedrale, dove fare un museo del Novecento siciliano, che non è solo arte visiva ma anche letteratura e teatro».
Altre idee?
«Fare del Castello di Sammezzano (Firenze) un museo di arte orientale e comprare, come Stato, la dimora di Giuseppe Verdi a Sant’Agata (Piacenza). Infine è in cantiere un museo del Realismo a Sulmona. Ma ora devo andare, Ischia mi aspetta».