Francesco Semprini per “la Stampa”, 31 dicembre 2022
TRUMP, CHE FIGURA DEL DRAGONE! – LE DICHIARAZIONI DEI REDDITI PUBBLICATE IERI DAL CONGRESSO SONO UNA BELLA SPUTTANESCION PER L’EX PRESIDENTE AMERICANO: LA COSA PIÙ CLAMOROSA NON SONO LE ZERO TASSE PAGATE NEL 2020, MA I CONTI ALL’ESTERO – MENTRE ALLA CASA BIANCA E SI SCAGLIAVA CONTRO LA CINA E LE SUE POLITICHE COMMERCIALI, “THE DONALD” AVEVA CONTI CORRENTI E DEPOSITI NELLE BANCHE DI PECHINO. E NON SOLO… -
Conti all'estero, Cina compresa, accordi con governi stranieri in favore delle aziende di famiglia e promesse tradite in termini di beneficenza. Sono alcuni degli aspetti più controversi emersi dalle dichiarazioni dei redditi di Donald Trump che sono stati resi pubblici ieri dalla Camera dei Rappresentanti uscente a trazione democratica al termine di una lunga battaglia legale.
Un atto di "guerra politica" l'ha definito l'ex presidente degli Stati Uniti il quale punta l'indice verso i liberal della sinistra più estrema pronti - a suo dire - a ricorrere a «qualsiasi mezzo utilizzandolo come un'arma». Il tycoon ha anche dispensato critiche alla Corte Suprema a maggioranza conservatrice che «non avrebbe mai dovuto consentire» la pubblicazione.
Senza dubbio si tratta di un colpo non trascurabile inferto a Trump e alle sue mire elettorali dopo che il 15 novembre scorso ha ufficializzato la sua candidatura alle presidenziali del 2024. I faldoni contenenti migliaia di pagine ripercorrono la storia fiscale degli anni da inquilino della Casa Bianca mettendone a nudo manovre spregiudicate volte a ridurre i versamenti all'erario, così come le mancate promesse, gli affari condotti in favore della Trump Organization e una certa repulsione alla filantropia.
Nel 2020 non ha infatti versato un dollaro in beneficenza pur avendo dichiarato nel 2015, al momento della sua candidatura, di voler donare per intero il compenso annuale da presidente, pari a 400 mila dollari. Mentre era alla Casa Bianca inoltre e svolgeva il suo incarico di comandante in capo scagliandosi sovente contro la Cina e le sue politiche dannose per la sua "America First", nelle banche del Dragone Trump deteneva conti correnti e depositi. E la Cina non era l'unico Paese straniero nei cui istituti di credito erano presenti conti riconducibili al tycoon.
Pur essendosi impegnato a non perseguire tramite l'azienda di famiglia accordi all'estero durante la presidenza per evitare conflitti di interesse, l'ex presidente ha incassato più di 55 milioni di utile lordo da una decina di Paesi stranieri, fra i quali Azerbaigian, Panama, Canada e Qatar. Nel 2017 Trump ha addirittura pagato più tasse all'estero che negli Stati Uniti, dove aveva staccato un assegno intestato all'Irs (il fisco americano) di soli 750 dollari. E non è un caso isolato perché una cifra analoga era stata versata anche nel 2016.
Nel 2020, invece, l'ex presidente è riuscito a non pagare nulla in termini di tasse federali a fronte di una perdita di quasi cinque milioni di dollari, realizzata nonostante i 133.173 dollari incassati in royalty. I documenti rivelano inoltre come Melania Trump abbia guadagnato 3.848 dollari dalla sua attività di modella nel 2019 e nel 2020, ma in tutti e due gli anni ha registrato spese per 3.848 dollari e quindi si è ritrovata con zero di reddito netto.
Le rivelazioni sono un duro colpo alla campagna elettorale di Trump per il 2024, partita già in salita e sulla quale pesano le indagini della commissione sui fatti del 6 gennaio che ha aderito l'ex presidente al dipartimento di Giustizia continuando a pubblicare le trascrizioni delle testimonianze raccolte.
Una delle ultime è quella di Stephanie Grisham, l'ex portavoce della Casa Bianca, che ha rivelato lo scetticismo di Melania nei confronti del ristretto circolo di consiglieri del marito. L'ex First Lady nutriva dubbi e non si fidava neanche di Donald Trump Jr e della sua fidanzata Kimberly Guilfoyle, ritenendo che non agissero nel miglior interesse del marito. Trump non sembra tuttavia essere impensierito ed è passato all'attacco spiegando che la pubblicazione delle sue tasse rischia di tradursi in «cose orribili per molte persone».
Le dichiarazioni, prosegue, dimostrano il «mio successo e che sono stato in grado di usare alcune deduzioni fiscali per creare migliaia di posti di lavoro», ha affermato. A fare muro con il tycoon è la compagine repubblicana che vede nella pubblicazione un precedente pericoloso e minaccia, una volta assunto il controllo della Camera, azioni a tappeto contro l'amministrazione Biden. A destra c'è tuttavia chi considera Trump un personaggio sempre più ingombrante e la conferma arriva dal fatto che la sua corsa in Usa 2024 non sarà in solitario nel Grand Old Party.