Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  dicembre 06 Martedì calendario

Biografia di Nick Bollettieri

Nick Bollettieri (1931-2022). Maestro di tennis. «Per dirla all’americana, è stato larger than life. Volendo sintetizzare la sua parabola umana all’osso, ricorreremmo ai numeri, per quel poco o tanto che possono dire: ha avuto otto mogli, sette figli, e ha allevato dodici numeri 1 del mondo. Oppure potremmo accennare alle sue origini: era dello stato di New York ma figlio di immigrati napoletani, era laureato in filosofia, era stato tenente della Us Army, poi allenatore di tennis […] Di primati ne può vantare a decine, forse a centinaia, anche nella sua attività principale, quella di allenatore […]. Nick Bollettieri, semplicemente, cambiò il gioco, e il bello è che ci riuscì senza mai essere stato un asso del tennis (con le dovute proporzioni, un po’ quello che è riuscito ad Arrigo Sacchi nel calcio). Nella sua Academy, fondata a Bradenton, Florida nel 1978 dopo aver iniziato al Dorado Beach Hotel Porto Rico di proprietà dei Rockfeller, Bollettieri insegnò il power tennis: forza estrema nei colpi da fondo campo, fisicità, aggressività. Spostò in avanti il tennis rendendolo quello che è oggi, uno sport per supermen e wonder women che menano fendenti terribili, e col rovescio a due mani che è stato uno dei suoi marchi di fabbrica. Nella sua accademia, dove con colpo d’occhio infallibile riusciva a indovinare subito i potenziali campioni del futuro, pretendeva dagli atleti una vita da marines: sveglia alle 5.30 del mattino, una decina di chilometri di corsa, una decina di ore sul campo ad allenarsi, alimentazione a barrette energetiche, e meglio se si andava a letto alle 8 di sera. Quanto alla sua filosofia di allenamento, la si poteva sintetizzare in fretta: sudore, lacrime e nessuna pietà. Da padre padrone, teorizzava che si dovessero mettere i giovani giocatori l’uno contro l’altro, alimentare le loro rivalità, farli essere competitivi anche fuori dal campo, per forgiarne il carattere. Non una vita per tutti, anzi per pochi, però furono in tanti a essere lanciati da lui, e a dovergli ogni cosa: successi e guadagni a nove zeri. Da Nick Bollettieri passò André Agassi, e insieme vinsero il loro primo Slam, Wimbledon nel 1992. Agassi fu il primo dei numeri 1 del ranking Atp passati da Nick: gli altri Pete Sampras, Jim Courier, Boris Becker, Marcelo Rios; tra le donne Venus e Serena Williams, Maria Sharapova, Jennifer Capriati, Monica Seles, Martina Hingis e Jelena Jankovic. Ma sue allieve furono anche Mary Pierce e Ana Kurnikova, o le nostre Raffaella Reggi e Sara Errani. “Volevo solo essere un vincente, e stare insieme ai vincenti”, ha confessato negli ultimi anni» [Sorrentino, Mess]. Negli ultimi tempi forse gli rimaneva un orgoglio, su tutti, un qualcosa che lo rendeva unico: «Ho un figlio sopra i 60 anni, una figlia sopra i 50, una sopra i 40, una sopra i 30, una sopra i 20, uno adolescente e l’ultimo sotto i 10 anni. Non è per niente male come record». Morto ieri a Bradenton, in Florida, dove aveva insediato il suo regno e da dove cambiò per sempre non solo la storia del tennis, ma il tennis in sé.