Anteprima, 19 dicembre 2022
Tags : Mario Sconcerti
Biografia di Mario Sconcerti
Mario Sconcerti (1948-2022). Giornalista. «Era un numero 10, alla Rivera, alla Platini, nel caso di Mario forse è più appropriato citare Giancarlo Antognoni, fiorentino come il “Navarro”, così Gianni Brera, il più grande di tutti, aveva battezzato il giovane Mario Sconcerti. Brera aveva capito subito il talento di Sconcerti, capace nella sua generosa carriera di andare oltre calcio e sport, chiamato da Scalfari per guidare le pagine sportive di Repubblica, ha diretto il Corriere dello Sport, il Secolo XIX, vicedirettore alla Gazzetta dello Sport, opinionista televisivo a Sky, alla Rai e a Mediaset, dal 2006 editorialista al Corriere della Sera, dove è stato amico, maestro, compagno di avventura, regista dall’assist facile, fare gol con lui era un gioco da ragazzi. Gli ultimi giorni sono stati faticosi senza la sua firma, noi tutti, al Corriere e nella redazione sportiva, eravamo un po’ in ansia perché a inizio Mondiale lo avevamo sentito stanco, con una voce flebile, sottile, facile capire che non fosse in forma, e il suo ricovero ospedaliero non ci aveva colto di sorpresa. Ma sapevamo che sarebbe stata una tappa di pianura, per sistemare un po’ di cose, in particolare quel rene che faceva i capricci» [Dallera, CdS]. «Mario se n’è andato a dicembre, a pochi giorni dall’anniversario di Brera (30 anni, domani) e alla stessa età di Mura, 74. Era la sua squadra, era stato lui a volerli, lui era il ct. Questo giornale deve a Sconcerti l’invenzione dello sport di Repubblica e tanto altro. Era figlio di un manager di boxe, Adriano, che seguiva Mazzinghi, e raccontava della delusione di quando nel match contro Benvenuti chiese «papà si vince stasera?» e l’altro con la testa gli fece segno di no. Mario aveva iniziato da giovane al Corriere dello Sport, era sempre a Coverciano e Valcareggi lo chiamava affettuosamente Sconcertino. Era fiorentino, tifava per la Fiorentina (di cui è stato direttore generale con Cecchi Gori), non l’ha mai nascosto, ma era un tifoso non di parte. Volle anche Fossati, per il ciclismo. E poi arrivò anche Clerici. Non era geloso delle grandezze altrui, anzi si divertiva a gestirle e ad esaltarle. I suoi confronti erano sempre alti: Attila, Napoleone, le storie dei popoli, Leopardi, Michelangelo, deviava dallo sport per metterci dentro quello che aveva imparato e elaborato dai tanti libri che leggeva di notte. Era insonne, divorava pagine, rileggeva le grandi battaglie, dagli Orazi a Little Big Horn, trascriveva schemi, studiava il calcio. Diceva cose bellissime, le sue ultime frasi scritte: “Il divertimento del calcio è che c’è sempre un margine di miglioramento imprevisto da aggiungere. Di solito è la parte migliore”» [Audisio, Rep]. Morto all’ospedale di Tor Vergata a Roma, dov’era ricoverato per accertamenti. La camera ardente di Mario Sconcerti sarà allestita domani dalle 9.30 alle 13 a Roma, presso il Campidoglio, Sala della Protomoteca; il funerale a seguire, nel pomeriggio (orario da confermare) al Tempietto Egizio del Verano.