Anteprima, 19 dicembre 2022
Tags : Sinisa Mihajlovic
Biografia di Siniša Mihajlović
Siniša Mihajlović (1969-2022). Calciatore, poi allenatore. Centrocampista e difensore. Uno dei calciatori più bravi a battere le punizioni di tutti i tempi. Ha esordito nel Vojvodina a diciannove anni. Poi ha giocato con la Stella Rossa di Belgrado (dal 1990 al 1992), con la Roma (dal 1992 al 1994), con la Sampdoria (dal 1994 al 1998), con la Lazio (dal 1998 al 2004) e con l’Inter (dal 2004 al 2006) • Ha vinto tre campionati jugoslavi (1988/89, 1990/91, 1991/92), due campionati italiani (1999/2000, 2005/06), tre supercoppe italiane (1998, 2000, 2005), quattro coppe Italia (2000, 2004, 2005, 2006), una coppa dei campioni (1991), una coppa intercontinentale (1991), una supercoppa Uefa (1999) • Dopo il ritiro, ha allenato l’Inter, il Bologna, il Catania, la Fiorentina, la nazionale serba, la Sampdoria, il Milan, il Torino, lo Sporting Lisbona. Da ultimo, fino alla scorsa stagione, ancora il Bologna • All’inizio del 2019 aveva scoperto di avere una leucemia mieloide acuta, che aveva affrontato con due pesanti cicli di cure • «Tirava punizioni che, misurate, facevano correre il pallone a 160 chilometri orari. Tre in rete nella stessa partita, ventotto in Serie A. Uno scienziato gli attribuì l’esecuzione del “rigore perfetto”. Sbagliato il primo tentativo, si era ripresentato dal dischetto tirando dalla stessa parte, ma aumentando la potenza e angolando di più. Come se la sua gamba fosse uno strumento che potesse regolare. Il tiro da fermo, eseguito in quella maniera, rivelava la capacità di sprigionare forza, incanalando un sentimento di rabbia o rivalsa. Soltanto nel finale arretrò per guidare l’azione davanti alla difesa, cercò dentro di sé quelle forme di ordine che l’esperienza doveva avergli insegnato. Da allenatore cominciò alle spalle di Roberto Mancini, che lo sentiva come un complice a coprirgli le spalle e si scostò perché trovasse il suo spa zio. Non ebbe mai la stessa fortuna. Riusciva bene quando c’era da risalire. Guidava rimonte inserendo attaccanti, ma negli inizi ad armi pari soffriva. Non era la sua lotta. Se la cavò da solo, faccia a faccia, con gli ultrà della Fiorentina che non lo tolleravano. La fotografia di lui, ai cancelli che li affronta, racconta di un carattere e di un desiderio inesausto di non arretrare mai, a torto o a ragione, in ricchezza o in povertà, in salute o in malattia» [Romagnoli, Rep] • «Quando la malattia si era manifestata, Sinisa l’aveva annunciato a modo suo, ma umanamente impaurito da ciò che lo attendeva. Era di marzo, nel 2019: “Ricevere la notizia è stata una bella botta, mi sono chiuso due giorni in camera a piangere e a riflettere. Mi è passata tutta la vita davanti... Ora che farò? Rispetto la malattia, ma la guarderò negli occhi, la affronterò a petto in fuori e so che vincerò questa sfida”. Si cura, e mentre si cura continua ad allenare la squadra, anche in videoconferenza dall’ospedale, poi torna, la riprende in mano, finirà la stagione 2019-2020 con la salvezza, sempre mostrandosi, senza paura, senza vergogna, anche col volto segnato. È stato un esempio, e Bologna l’ha eletto cittadino onorario. La sua battaglia contro il male e la sua fierezza nell’affrontarla, lo hanno fatto amare e apprezzare molto più di prima, perché non era più il nemico antipatico da affrontare in campo, era un uomo che soffriva e pativa come tanti altri. Tutti gioirono quando sembrò che il peggio fosse alle spalle, e Sinisa andò pure a Ballando con le stelle, insieme alla moglie Arianna, in imbarazzo perché il ballo non era il suo forte» [Sorrentino, Mess] • Morto a Roma, alla clinica Paideia. Lascia la moglie Arianna e sei figli: Viktorija (25), Virginia (24), Miroslav (22), Dusan (20), Nicholas (18). I funerali saranno celebrati questa mattina alle 11 nella basilica di Santa Maria degli Angeli, in piazza della Repubblica.