Anteprima, 19 dicembre 2022
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Biografia di Lando Buzzanca
Lando Buzzanca (1935-2022). Attore. All’anagrafe Gerlando. Lanciato da Pietro Germi in Divorzio all’italiana (1962), poi grande protagonista della commedia all’italiana, ebbe spesso la parte del maschio italiano seduttore/stallone (Il magnifico cornuto, Il merlo maschio): «Grazie a quei film mi sono comprato la villa al mare. E, comunque, anche in quelle parti c’erano risvolti meno banali di quello che si pensa. Le femministe mi odiavano, ma emergeva un uomo debole, succube delle donne». «Se c’è stata una vita d’attore piena di luci e ombre, è stata quella di Lando Buzzanca. Non soltanto la vita professionale, dove titoli memorabili del nostro cinema si alternano con filmetti d’occasione e modeste parodie. Anche la vita privata dell’attore palermitano alternò periodi di fortuna e gratificazione con episodi dolorosi: soprattutto nell’ultima parte, tra un tentativo di suicidio e una malattia invalidante che lo costrinse in carrozzina e ne compromise le facoltà cognitive. Nato a Palermo da una famiglia di attori, Lando decise precocemente di seguire le orme dei congiunti, frequentando fino dai diciassette anni le lezioni dell’Accademia Sharoff, la prima scuola d’arte drammatica italiana a praticare il metodo Stanislavskij. Il fisico prestante e l’alta statura sembravano destinarlo a ruoli virili in film di genere; tanto che fu scelto come comparsa per il kolossal Ben Hur (1959) nella parte di uno degli schiavi al remo della galea. Invece la fortuna lo baciò in fronte facendolo entrare (anche con piccole parti) nel cinema italiano di serie A: fu Rosario Mulè in Divorzio all’italiana di Pietro Germi (1961), che poi lo richiamò per interpretare il riluttante esecutore di un delitto d’onore in Sedotta e abbandonata (1964). Nel frattempo comparve in commedie comiche accanto a Totò (Totò di notte n.1, Totò sexy), film d’autore (La parmigiana, Il magnifico cornuto), film a episodi di grande successo (I mostri). La sua carriera, così bene avviata, subì una battuta d’arresto nella seconda parte degli anni ’60, quando Buzzanca dovette adattarsi a parodie non troppo brillanti di filoni di cassetta come la spy-story o lo spaghetti western (Ringo e Gringo contro tutti, Per qualche dollaro in meno). Tuttavia questi spettacoli di grana grossa, uniti al successo televisivo di uno show con Delia Scala, gli fruttarono una notevole popolarità presso il pubblico. Non così la critica; la quale (malgrado qualche buon film come Don Giovanni in Sicilia di Alberto Lattuada o Il merlo maschiodi Pasquale Festa Campanile) lo catalogò tra i protagonisti del cinema di serie B, preferibilmente a tematica sessuale, per le parti di maschio latino vorace di donne e costantemente arrapato […] Fu il piccolo schermo a offrirgli una seconda carriera, facendone un beniamino del pubblico casalingo con alcune fiction seguitissime. Nella miniserie Mio figlio ottenne un grande successo personale nella parte di un poliziotto padre di un ragazzo omosessuale (il che gli fruttò critiche dagli ambienti di destra, ai quali si era sempre professato vicino). Più tardi ne verrà prodotto un seguito, dal titolo Io e mio figlio. Nuove storie del commissario Vivaldi. Nel 2012 altri ottimi consensi riscosse la serie televisiva Il restauratore. Tra gli ultimi film di Buzzanca per il grande schermo sono da ricordare I Vicerè (2007) di Roberto Faenza, per il quale vinse il Globo d’oro al miglior attore, e Chi salverà le rose? (2017) di Cesare Furesi, dove lui e Carlo Delle Piane interpretano una coppia di vecchi omosessuali» [Nepoti, Rep]. Morto all’hospice Medical Group-Gmc dell’università Cattolica a Roma. Il trasferimento nella struttura di Pineta Sacchetti era avvenuto il 1° dicembre dopo le dimissioni dal policlinico Gemelli dove l’attore era stato ricoverato per le conseguenze di una caduta da una sedia a rotelle nella Rsa in cui risiedeva da qualche mese. Il figlio Massimiliano confida: “È stato un padre parecchio rognoso. Ci ha fatto trottare ma ci ha cresciuto bene, con i sani principi di una volta. Come marito, è rimasto sempre innamorato della propria moglie Lucia (morta 12 anni fa, ndr). Finché i suoi ricordi erano nitidi, erano rivolti a lei. È stato il suo faro verso la retta via”. La sua compagna, Francesca Della Valle si è sfogata amaramente dopo aver appreso la terribile notizia: “Sono disperata. Non so nulla, non so la verità, lo hanno assassinato”, ripetendo ancora una volta quanto aveva denunciato dopo il suo trasferimento in Hospice» [Pavia e Salvatori, CdS]