1 dicembre 2022
Tags : Elena Gianini Belotti
Biografia di Elena Gianini Belotti
Elena Gianini Belotti, nata a Roma il 2 dicembre 1929 (93 anni). Pediatra. Scrittrice. Dal 1960 al 1980 diresse il Centro nascita Montessori. Il suo Dalla parte delle bambine (Feltrinelli, 1973) è stato un testo cult della rivoluzione femminista in Italia (oltre che un best seller). Ha scritto su Noi donne, Paese Sera ecc. «Rispetto al modello di madre idealizzata, forse le donne stanno diventando pessime madri. Ma per la prima volta nella storia stanno diventando autentiche e reali, perché prima di essere madri vogliono essere persone».
Vita Nata a Roma da genitori di origine bergamasca, ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza in parte a Roma e in parte nella provincia di Bergamo, dove la madre era insegnante di scuola elementare • Ha raccontato la storia del padre, emigrato in America, nel romanzo Pane amaro (Rizzoli 2006). «Ho conosciuto tutti i particolari della storia di mio padre emigrato in America da un quaderno in cui l’aveva raccontata a mia madre prima di sposarla. Mio padre aveva uno straordinario innato talento musicale, ma per campare è stato costretto a fare il manovale. E poi era timido e di carattere molto dolce. Non finiranno mai le emigrazioni si spera sempre di trovare fortuna altrove; le emigrazioni di quel tempo, del tempo di mio padre erano molto più organizzate nel senso che si partiva perché si era mandati a chiamare, si sapeva di trovare un lavoro» (ad Anna e Maria Sciacca) • Dattilografa in un magazzino di articoli industriali, a sedici anni ha cominciato a scrivere racconti pubblicati sulle riviste femminili del tempo • «È stato grazie al Messaggero se la sua vita è cambiata e se è potuta diventare, con un libro, cardine di tante altre vite. Proprio sul giornale, infatti, lesse un annuncio che parlava di una scuola Montessori, cercavano personale da formare. Aveva 21 anni, era impiegata in via Barberini come segretaria, il suo capo l’aveva chiusa in una stanza, sbattuta contro un muro, palpandola e strappandole la camicetta. Elena Gianini Belotti in quell’ufficio non è più tornata, sarebbe diventata la direttrice del Centro nascita Montessori ma soprattutto grazie al suo lavoro avrebbe scritto il libro Dalla parte delle bambine, che toglieva il velo sulla sistematica azione di condizionamento femminile nelle famiglie e nella società. “Ho scritto Dalla parte delle bambine perché un’altra infanzia fosse possibile”» (Alessandra Spinelli) • Sul Centro Nascite Montessori di Roma: «È stata questa piccola organizzazione che era solo a Roma che ha cominciato ad occuparsi delle donne incinte e a prepararle al parto con la ginnastica, si parla degli anni Cinquanta e poi dell’accoglienza al bambino. Noi avevamo organizzato tutto un trattamento molto delicato di questi neonati in modo che venissero al mondo in una maniera molto dolce e poi tutte le indicazioni di come erano gli interessi, le attenzioni dei bambini molto piccoli, come si sviluppano e cosa gli si doveva offrire perché crescessero bene» (ad Anna e Maria Sciacca) • «Nel 1973 Elena Gianini Belotti in un libro che ogni genitore farebbe bene a procurarsi (Dalla parte delle bambine) aveva raccontato come le differenze tradizionali tra maschi e femmine non siano dovute a fattori innati o genetici, ma a condizionamenti culturali che l’individuo subisce nei primi anni di vita. Quando il bambino arriva alla scuola dell’obbligo è già tutto stabilito. Il maschio gioca con le macchinine, i trenini e si prepara a un futuro di lavoro fuori di casa. Mentre le femmine sono state già condizionate a essere belle, truccarsi, piacere ai maschi, accudirli e prendersi carico dei lavori casalinghi» (Caterina Soffici) • «Dalla parte delle bambine fu un libro così esplosivo da dare vita a un’omonima casa editrice che pubblicava albi illustrati allegri e intelligenti, in cui mogli tartarughe scappavano da matrimoni asfittici e piccole bonobo con gli occhiali si organizzavano in comunità femministe» (Nadia Terranova) • Ha poi pubblicato Prima le donne e i bambini (Feltrinelli), Non di sola madre (Rizzoli 1985). È passata alla narrativa con il romanzo Il fiore dell’ibisco (Rizzoli 1985, Premio Napoli, ripubblicato nel 2021 da Tessere). «Un romanzo che è anche autobiografico, perché racconta, romanzandola, una storia realmente vissuta dall’autrice: un giorno sbuca dall’ascensore della casa romana dei Parioli, dove Gianini Belotti vive tuttora, un ventenne deciso a sedurla, ricordandole le attenzioni e le cure amorose che lei gli aveva dedicato quando, lui bambino, gli aveva fatto da baby-sitter. Per il personaggio del ragazzo, la scrittrice ha preso in prestito da Daniele Pugliese il nome e alcune altre caratteristiche, come egli stesso spiega nella corposa prefazione. Appena uscito, Il fiore dell’ibisco vinse il premio Napoli per la narrativa, e la Rizzoli, casa editrice ma anche casa produttrice cinematografica, sembrava decisa a farne un film, che avrebbe avuto come protagonista l’attrice e cantante napoletana Lina Sastri. Poi, di quel film non si fece più nulla» (Askanews) • Tra gli altri libri: Pimpì Oselì (Feltrinelli, 1995), Apri le porte all’alba (Feltrinelli 1999), Voli (Feltrinelli, Premio Rapallo Carige 2001), Prima della quiete (Rizzoli 2005 Premio Grinzane Cavour, Premio Viadana, Premio Maiori), Cortocircuito, (Rizzoli, 2008). Poi con Nottetempo L’ultimo Natale (2012) e Onda lunga (2013) • «Il tabù dell’età nei rapporti sentimentali (1988) inaugura una tematica che sarà centrale nelle sue opere di narrativa: quella delle relazioni tra donne e uomini, sempre insoddisfacenti e caratterizzate da una sottrazione di forza e di libertà. Ben diversamente accade invece nelle relazioni di amicizia tra donne, che l’autrice illumina di una luce particolare, evidenziandone i guadagni, la solidarietà, l’agio, il sentirsi intere anche senza un uomo accanto. Romanzi come Apri le porte all’alba, Il fiore dell’ibisco, sino ad arrivare a Voli, che si può definire una sorta di autobiografia con animali. Qui le relazioni sono quelle che si instaurano tra una donna adulta e le decine di specie di uccelli e altri animali che condividono lo spazio aperto dell’amata dimora nella campagna toscana; e anche qui ci saranno luoghi comuni da scardinare e gesti di libertà da compiere» (Mariastella Lippolis) • Il suo Adagio poco mosso fu messo in scena da Paolo Poli nella stagione 2006-2007 • Nel 2007 ha scritto la prefazione del libro di Loredana Lipperini Ancora dalla parte delle bambine (Feltrinelli), seguito ideale del Dalla parte delle bambine. Nella prefazione scrive: «Più di trent’anni fa, nel corso delle mie silenziose sedute di osservazione nei nidi per scrivere Dalla parte delle bambine, mi è capitato di assistere a una scenetta che mi ha spalancato scenari stupefacenti. Due bambini e due bambine di poco più di due anni s’erano infilati in una casetta di legno, e attribuendosi la qualifica di mamma, papà e figli, giocavano alla famiglia e cucinavano un finto pranzo. D’un tratto i due maschietti avevano abbandonato le bambine alle loro faccende domestiche, erano usciti dalla casetta e s’erano buttati a correre in tondo a cavalcioni d’una scopa. Due cavalieri lanciati al galoppo nell’avventura, consapevoli però del loro diritto di tornare a casa. Ripassati davanti alla porta della casetta, uno dei due aveva gridato alle bambine: “Chiamateci quando è pronto!”» • È dedicato a lei uno dei sedici ritratti biografici nel libro Donne nel Sessantotto, scritto dalle autrici del gruppo Controparola tra cui Dacia Maraini e Cristina di San Marzano, edito da Il Mulino nel 2018).
Critica «L’opera di Elena Gianini Belotti ha illuminato la discriminazione delle giovanissime con il saggio Dalla parte delle bambine, del 1973, e negli anni ’90 ha scritto illuminanti racconti sulla discriminazione delle donne vecchie. Il femminismo ha esercitato un influsso non diretto, benché importante, sulla condizione della donna anziana» (la filosofa Francesca Rigotti) • «A suo tempo non mi aveva convinto Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti: non mi è piaciuto quel modo di censurare il modo materno di festeggiare una figlia femmina» (la filosofa Luisa Muraro).