28 dicembre 2022
Tags : Marianne Faithfull
Biografia di Marianne Faithfull
Marianne Faithfull, nata a Londra il 29 dicembre 1946 (76 anni). Cantante e attrice britannica. «Ho avuto una vita selvaggia».
Vita «Fu la swingin’ London a farla così bella, testarda e vulnerabile? O quel peculiare corredo cromosomico? Papà, Robert Glynn Faithfull, maggiore dell’esercito inglese (impegnato nel controspionaggio, leggenda vuole) e professore di psicologia; mamma, la baronessa Eva Erisso, austriaca, della stirpe von Sacher-Masoch, ballerina nella Germania degli anni Trenta alla corte di Bertolt Brecht e Kurt Weill. Fosse nata tra le due guerre, Marianne Faithfull sarebbe stata una perfetta Lotte Lenya. Non è stata una indimenticabile Jenny delle Spelonche nell’Opera da tre soldi, nel 1993? Sublime ne I sette vizi capitali, pubblicato su disco cinque anni dopo? Non c’è dubbio, d’altro canto, che se Lotte Lenya, la musa di Brecht & Weill, avesse avuto diciotto anni quando Beatles e Rolling Stones mettevano a soqquadro il pop sarebbe stata una perfetta Marianne Faithfull» (Giuseppe Videtti) • «Che genitori ha avuto? “Mia madre era un’austriaca mezza ebrea ed eccentrica, e mio padre era un formidabile lunatico, un idealista. Era una spia del MI5”. Era una ribelle? “Non mi sono mai considerata tale. Pensavo solo di avere il diritto di vivere come volevo, e non come avrebbe voluto mia madre: con un marito ricco e magari nobile”. Era una hippy? “No, ma ero un po’ rivoluzionaria. Ero molto interessata alla liberazione delle donne, quasi in prima linea”» (ad Alain Elkann) • «Avevo 17 anni quando sono stata scoperta da Andrew Oldham: mi ha notato a una festa, non perché sapessi cantare o per altre cose musicali… Io sono molto musicale, e cantavo, ma lui mi notò perché ero molto carina, è quello che ha detto, disse che avevo una commercial face. E improvvisamente la mia vita si è rivoluzionata, invece di andare a Cambridge o Oxford mi ritrovai in studio con Mick e Keith a cantare As Tears Go By. Mi sembrava di stare vivendo il sogno di qualcun altro. Solo più tardi ho realizzato che dovevo salire su quel treno» (a Nick Cave) • «Il mondo la scoprì nel 1964 con As Tears Go By, scritta per lei da Mick Jagger e Keith Richards. Con Jagger si fidanzò anche, nel 1966. Presto divenne schiava di eroina e cocaina. Ebbe un aborto, nel ’70 perse anche Mick e le tolsero la custodia di un figlio, Nicholas, avuto dal primo marito, John Dunbar. Venne dimenticata. Una spirale tragica che la portò a vivere come una homeless nelle strade di Londra. Nel ’79 una scintilla di vita con un nuovo disco: la voce resa irriconoscibile e roca dai vizi, ma Broken English venne applaudito dalla critica. Affiora qualcosa alla mente? “Non ricordo molto. Non saprei dire quello che facevo allora. Gli anni ’70 sono stati un periodo difficile della mia vita e se ripenso a quell’epoca immagino che sarebbe potuto accadere anche a me quello che è capitato al Amy Winehouse» (ad Andrea Laffranchi) • «Perché il suo album del 1979 Broken English ha avuto un tale successo? “Penso che sia stato uno shock, pensavo che sarei morta presto e prima di morire volevo far sapere chi fossi realmente. Ancora non lo so chi sono davvero, ma sto cercando di arrivarci”. Com’è diventata attrice? “Mi sarebbe piaciuto frequentare una scuola di recitazione, ma non l’ho fatto. Charlotte Rampling dice che studiando sarei potuta diventare molto brava, ma sono migliorata comunque e ho fatto un film abbastanza buono, Irina Palm”. […] Ha avuto momenti difficili in Inghilterra? “Sì. Nel febbraio del 1967, 19 poliziotti fecero irruzione a una festa nella tenuta di Keith Richards alla ricerca di stupefacenti. C’era dell’Lsd. Il processo per possesso di droga ai Rolling Stones è storia vecchia ormai, ma l’arresto mi ferì terribilmente. È lì che ho cominciato a drogarmi”. Era una celebrità? “Ero famosa perché uscivo con Mick Jagger. Anche se mi piaceva molto sapevo che se fossi rimasta con lui non sarei riuscita a incidere un mio disco. L’avrei sposato e avrei cresciuto i suoi figli, e non era quello che volevo. Ho avuto un figlio con il mio primo marito John Dunbar, quando ero molto giovane, e mi sono detta che non sarebbe mai più accaduto. Mio figlio Nicholas ha 50 anni. Ero una sposa bambina all’inizio degli Anni 60, quando se rimanevi incinta ti sposavi. Però non riuscii a resistere a Mick. Ne fui rapita e non fu niente male”. È stato difficile stare con i Rolling Stones? “Li ammiro e li rispetto, ma non volevo far parte di quel mondo. Era molto affascinante, un sacco di soldi, ma mi sentivo prigioniera”. Cosa è successo quando si è conclusa la sua relazione con Mick Jagger? “Andai a vivere per strada a Soho, nessuno poteva trovarmi. Ero ufficialmente un’eroinomane. Sono uscita dalla droga due anni dopo grazie a un ottimo medico”. Per sempre? “Da allora ogni tanto sniffo qualcosa”. Le droghe le hanno fatto perdere un sacco di tempo? “Sì. Vorrei non averlo mai fatto”. […] Vivere per strada e farsi di eroina non è esattamente convenzionale. “No. Volevo scappare, allontanarmi da mia madre, dagli Stones, da tutta la società. Non so davvero perché, ma volevo solo scappare”» (ad Alain Elkann) • «Era già moglie e madre quando finì nell’universo vorticoso dei Rolling Stones; un matrimonio naufraga in fretta quando un diavolo come Jagger ci mette la coda. Andò a letto (o amò? ma faceva differenza allora?) anche con Keith Richards e Brian Jones, “ma poi scelsi Mick”. Quando la polizia fece irruzione nel loro appartamento in cerca di stupefacenti, lei si rifugiò sotto un tappeto di pelliccia per non farsi fotografare nuda. “Quell’episodio mi distrusse. Un rocker che si droga è cool, una ragazza una poco di buono”. Le leggende metropolitane si moltiplicarono, una storia piccante di sesso al Toblerone tra Marianne e Mick fece il giro del mondo (molti dettagli li ha svelati nell’autobiografia Faithfull, pubblicata nel 1994). Quando Andrew Loog Oldham, il manager degli Stones, decise di convocarla per incidere As tears go by, dovette mandarle un telegramma, i Faithfull non avevano ancora il telefono nella casa di Reading. In meno di una settimana era pronta per le prime pagine. “Tutto era esaltante e frustrante allo stesso tempo”, ricorda. “Non solo divertimento per quelli come noi; dovevamo lavorare, produrre. Ma ero molto determinata e non mollavo. In realtà non ero cresciuta pensando di fare la cantante. Volevo fare la musicista, l’attrice, l’interprete di musica classica e leggera. Tutte cose che in qualche modo sono poi diventate realtà, anche se in tempi diversi. Artista... questa era la parola magica che mi ronzava in testa”» (a Giuseppe Videtti) • «Quando gli Stones partivano in tournée infinite, e a sfrenarsi con le groupie, Anita Pallenberg sapeva consolarsi prima di tutto con Marianne Faithfull, fidanzata di Mick, libidinosa e decadente, eroinomane inguaiata prima e peggio di Anita e una, Marianne, nella musica e nel cinema riuscita a sfondare con la faccia tosta di passare per vergine quando a 18 anni era sposata e madre, e una, Marianne, a letto con Keith che se ne moriva per quei suoi seni polposi, e una, Marianne, che ha sostituito Mick pure con Mario Schifano, l’ex di Anita (non so se è vero che Mick l’abbia gonfiato di botte). Si racconta che un giorno Mick trovò a letto Anita e Marianne e finendo in malo modo scacciato dalle due seccate perché col suo pisello proprio non desideravano continuare… Se Anita solo una volta ha fatto sesso con un altro a letto con Keith e però con un Keith dissipato nei sonni dell’alcool, è per avere messo l’eroina davanti a sé e ai loro partner (e a Keith quando dall’ero ne esce) che prima Marianne poi Anita son state lasciate al loro demone» (Barbara Costa) • «Bob Dylan ha provato a portarmi a letto. Ero incinta e stavo per sposarmi. Lui stava scrivendo una poesia per me. Si è infuriato e l’ha stracciata davanti ai miei occhi. Suppongo che non gli servisse più come strumento per intrigarmi. Eravamo giovani e impetuosi. Non ho rimpianti, mi è rimasta solo la curiosità di sapere che cosa avesse scritto per me» (Alfredo D’Agnese) • «Il punto di svolta? Nel 1985, quando andai in terapia. Ne uscii sana. Ero a posto. Bisognerebbe riuscirci alla prima volta. Al rehab forse ci puoi andare due volte al massimo. Ma andare a disintossicarsi è comunque deprimente e alla fine la gente molla il colpo» (ad Andrea Laffranchi) • Nel 2014, alla rivista inglese Mojo, ha raccontato che Jim Morrison, trovato senza vita nel bagno del suo appartamento di Parigi il 3 luglio 1971, sarebbe morto per una dose di eroina vendutagli dal fidanzato di allora, lo spacciatore Jean de Breteuil: «Mi disse che aveva un appuntamento con Jim quel pomeriggio. Io restai in albergo. Avevo la sensazione che ci sarebbero stati dei guai. Pensai di farmi un paio di Tuinal (un barbiturico, ndr) e di non seguirlo. Andò a trovare Jim Morrison e lo uccise. Sono certa che fu un incidente. Povero bastardo. L’ero era troppo forte? Sì. E lui morì. Io non ne sapevo nulla. Comunque tutti quelli legati alla morte di questo povero ragazzo sono morti. Tranne me» • A proposito dell’album del 2018 Negative Capability: «Molti miei amici stavano morendo, quindi ho parlato di questo. Dell’amore, della perdita delle persone e di tutto ciò che ha a che fare con l’amore, come il tradimento» • «C’è stato un momento in cui sembrava che tutti i giornali del mondo dovessero sbrigarsi a scrivere il "coccodrillo" per Marianne Faithfull, la frangetta più celebrata della Swinging London. È successo nel 2020: a febbraio era in prima fila alla sfilata di moda di Chloé a Parigi, un attimo dopo era in rianimazione con il Covid. Ma, come si suol dire, è andata bene, se ora è lei stessa a poterlo raccontare» (Alba Solaro) • L’ultimo album nel 2021, She Walks in Beauty. «Considerando tutte le volte in cui si è reinventata, non è una sorpresa vederla entrare in una nuova fase col suo ultimo album. In She Walks in Beauty, prodotto in collaborazione con il violinista e autore Warren Ellis, Faithfull recita poesie dei grandi romantici inglesi: Lord Byron, John Keats, Percy Bysshe Shelley e William Wordsworth. La sua voce, ancora calda e ricca, aggiunge una profondità rara a quei versi, e le musiche ambient suonate da Ellis, Nick Cave, Brian Eno, il violoncellista Vincent Ségal e il produttore e fonico Head, non fanno altro che portarla su vette ancora più alte. Che racconti la bellezza di un monumento egiziano, come succede in Ozymandias di Shelley, o di un uccello, come in Ode a un usignolo di Keats, Faithfull è in grado di infondere in ogni parola le sue esperienze» (Rolling Stone).