il Fatto Quotidiano, 31 dicembre 2022
Parenti delinquenti
A scorrere le classifiche dei best-seller di queste settimane si può individuare un nuovo filone nel già nutrito genere thriller. I lettori sembrano premiare i romanzi capaci di virare al vintage: omicidi seriali in “camera chiusa” o indagini per deduzione di detective improvvisati. A ravvivare questo ritorno al passato una robusta iniezione di black humour.
Successo assicurato se poi i ruoli di assassini e vittime allignano dentro la stessa famiglia. Come dimostra Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno di Benjamin Stevenson. Il libro, edito da Feltrinelli, è ambientato in un resort di montagna dove tutti i parenti sono riuniti da una vecchia zia per festeggiare la scarcerazione del fratello dell’io narrante, da lui stesso a suo tempo fatto incriminare. Cosa hanno in comune i membri della famiglia? Come recita il titolo hanno tutti ucciso qualcuno.
Titolo altrettanto emblematico per Lexie Elliott che in Come uccidere la tua migliore amica, Piemme, racconta di tre amiche unite dalla passione per il nuoto. Una di loro annega al largo di un’isola del sud-est asiatico e l’oceano sembra portare via con sé segreti innominabili. Classifica assicurata anche se a dare la caccia a un killer è una liceale non convinta della colpevolezza di uno studente, accusato anni prima dell’assassinio della ragazza più popolare della sua scuola. Con il pretesto di una tesina per entrare al college la protagonista tenta di risolvere il cold case facendosi largo tra bullismo, droga, pregiudizi. È la trama di Come uccidono le brave ragazze di Holly Jackson, edito da Rizzoli. Trama che sembra civettare con i Teen drama in onda su Netflix.
Del resto, che le serie tv siano il vero modello di riferimento lo dimostra una volta di più l’acclamato esordio della britannica Bella Mackie. La sua commedia nera, Come uccidere la tua famiglia, sembra volere riprodurre su carta l’attrattiva di Killing Eve, spy story al femminile con una killer spietata e frivola. Un esordio – in uscita in traduzione italiana per Harper Collins il prossimo 10 gennaio – che fallisce parzialmente il suo obiettivo perché spesso, all’incalzare della fabula, preferisce frequenti pit stop per sdottorare sui tanti vizi e poche virtù della nostra contemporaneità: dalla moda alla ricchezza ostentata, dagli influencer all’incessante scrolling sui social.
Qual è la storia che si dipana in queste 400 pagine? Grace Bernard, 28 anni, si trova in carcere, costretta a rigirarsi su una brandina che “puzza di tristezza e urina” in attesa dell’appello. È accusata di avere ucciso Caroline, spintonata giù da una terrazza. La ragazza era la promessa sposa del suo migliore amico, di cui Grace era invaghita. Solo una tragica fatalità perché Grace, munita di bloc-notes e biro, confessa: “Ho ucciso diverse persone ma mi trovo in prigione per un omicidio che non ho commesso”. Sì perché, nessuno spoiler violato, la protagonista chiarisce subito di avere ucciso sei membri della sua famiglia e di “continuare a vivere come se niente fosse, senza neppure l’ombra di un rimpianto”. La sua è una vendetta in piena regola (a un certo punto fa capolino una lettura de Il conte di Montecristo).
Grace pianifica di sterminare la dinastia degli Artemis. Il movente di questo odio irriducibile? Grace, nata a Londra, è figlia di Marie, una modella francese approdata negli anni 90 nella capitale inglese. Incontra Simon Artemis, uno degli uomini più ricchi del pianeta, e dopo una breve relazione resta incinta. Il magnate, già sposato e con una figlia, la ripudia e respinge nuove richieste di aiuto quando la donna, che sbarca il lunario come domestica, si ammala di cancro. Grace, dopo la morte della madre, scopre la verità sulle sue origini e decide di mettere in atto la sua vendetta. Sorvolando sugli stratagemmi per ammazzarli, cadono come birilli sotto la sua smania criminale i nonni paterni, lo zio e il cugino, la moglie e la figlia di Simon Artemis. “Avevo fatto fuori le comparse della famiglia per arrivare a Simon, mi ero abbuffata di antipasti per assaporare, finalmente, il primo”.
Ma, come il lettore avrà la pazienza di scoprire, non è lei a far fuori il padre. Il finale, francamente ridondante, vede la comparsa di un altro fratellastro rinnegato pronto a inanellare nuovi colpi di scena. Come uccidere la tua famiglia prova a risultare divertente ma Grace è lontana dall’assassina sardonica che l’autrice vorrebbe. Le tirate contro le frivolezze del lusso, anziché risuonare con la leggerezza di una stand up comedy, galleggiano sulle pagine come invettive tout court. Il lettore, tuttavia, entra in sintonia con questa killer in gonnella che compie delitti in nome di una sua personale lotta di classe. Del resto come non detestare un milionario “che portava cinture dalla fibbia sproporzionata e amava i Dire Straits?”.