Il Messaggero, 31 dicembre 2022
Intervista a Christophe Lambert
Risolve omicidi, indaga sui casi, pedina sospetti nei boschi. Sa ancora far roteare la spada sulla testa e a 65 anni, su richiesta, può dare credibilmente caccia agli alieni. Storico Highlander del film del 1986, fantasy in cui interpretava l’ultimo spadaccino dei guerrieri immortali, Christopher Lambert è un highlander anche in carriera. Capace di passare indenne da Nicolas Cage a Barbara D’Urso, da Sophie Marceau ad Alba Parietti (sua storica ex), l’attore franco-americano è in questi giorni on demand sulle piattaforme (Amazon, iTunes, Apple TV, Google Play) con il thriller di Alessandro Riccardi It’s not Over, sul lato oscuro degli artisti e del loro talento.
Demoni: anche lei ne ha?
«Chiunque faccia arte ha dei lati oscuri. Posso diventare estremo, eccessivo. Sono un tipo da bianco o nero, Ariete ascendente Cancro: sole e luna insieme, mi spiego?».
È sempre stato così?
«Invecchiare è una questione fisica. Dentro mi sento come a 12 anni. È la gente che mi vede diverso. Ovviamente sono più anziano, fisicamente più debole. Ma sul set sono forte. Anche i progetti li scelgo come prima, intuitivamente. Di Alessandro (Riccardi, ndr) sapevo che era una brava persona. Ho come un superpotere. La gente malvagia non la lascio entrare nella mia vita».
Le manca un supereroe in curriculum?
«Adoro i supereroi. Ho appena finito di girare un film, tra Los Angeles e Bangkok, che è un grandioso racconto d’azione e fantascienza, in cui torno a combattere alieni imbracciando fucili giganteschi. Divertentissimo».
C’è un’età giusta per farlo?
«A volte me lo chiedo. Mi domando se abbia senso fare questo genere di cose anche a ottant’anni. Ne ho solo 65, per carità. Però so che a un certo punto diventerà troppo. E allora meglio fare un passo indietro. Non voglio fare film solo per provare a me stesso che sono in grado di ripetere le stesse cose che facevo prima».
Quindi non sarà nel remake di Highlander con Henry Cavill?
«Guardi, sono almeno dieci anni che cercano di fare questo benedetto remake. Va bene tutto, Cavill è anche un bravo attore, mi piace. Ma a quanto ne so io, sarà nel remake di Frankenstein. Temo che anche stavolta non se ne farà nulla».
Ma lei si piace? Quando si guarda come si vede?
«A parte quando ho fatto Greystoke (il primo successo della sua carriera, nel 1984: interpretava Tarzan, ndr), di corporatura sono rimasto lo stesso. Identico peso, intorno ai 75 chili. Ma dopo l’ultimo Highlander ho detto basta. Per me quel personaggio era finito là, non avevo voglia di sottopormi al confronto, di vedermi invecchiare film dopo film. Sarebbe stato frustrante. Preferisco sentirmi libero di essere come sono. Non voglio fingere di essere più giovane. Alla mia età arrivano altri ruoli».
Dieci, nel 2023. Come mai così tanti?
«Un po’ di film si sono accavallati, per via del Covid. Alcuni forse finiranno direttamente in piattaforma, come Zoners. Il primo a uscire sarà The Creeps. A breve verrò in Italia a girare The House of Savoy, diretto da un artista cinese appassionato della casata reale italiana: si gira in inglese, è in pre-produzione».
Nirvana, che girò con Gabriele Salvatores, finirà nel metaverso. Le piace l’idea?
«Con Gabriele, che è un gentiluomo e un regista visionario, ho trascorso giornate indimenticabili. Sì, mi piacerebbe vedere una versione di me stesso nel metaverso. Sono aperto alle innovazioni, mi piace il digitale. Nella quotidianità guardo molto YouTube, le piattaforme, il canale Arte. E i cartoni animati».
In Italia ha girato anche La Dottoressa Giò, fiction con Barbara D’Urso: perché?
«È stato divertente. Senta, ho fatto 95 film e non devo dimostrare niente a nessuno. Mi piaceva l’idea, e in più sul set ho conosciuto anche una ragazza magnifica, con cui ho avuto una storia (l’attrice Camilla Ferranti, ndr). Barbara la ricordo come professionale, molto comunicativa. Bella donna».
Ma con la fidanzata è finita?
«Sì, ora sono single. Sa, eravamo dello stesso segno. E due Ariete non li puoi mica mettere nella stessa gabbia, no?».