Il Messaggero, 31 dicembre 2022
Omicidio-suicidio ad Alghero
ALGHERO Ore 5.30 del mattino di venerdì, due ore abbondanti prima dell’alba. All’ecocentro comunale Galantè, nella zona industriale, è un via vai di netturbini, camion della spazzatura e furgoncini. All’improvviso Antonio Rosario Urgias, 40 anni, operatore ecologico assunto da alcuni mesi, entra come una furia nei capannoni. Non è di turno, grida frasi sconnesse, ma in pochi gli danno retta. All’improvviso tira fuori dal giubbotto una calibro 7,65 e comincia a minacciare chiunque gli si pari davanti. Poi grida «Adesso vi faccio vedere io come muore un uomo». Cerca la strage, è un fuggi fuggi generale. Spara contro il direttore dell’ecocentro e il ragioniere dell’azienda: li gambizza. Un collega cerca di fermarlo, ma Patacò, era questo il soprannome, non fa un passo indietro, ha deciso di farla finita: si punta addosso la pistola e s’ammazza.
IL MOVENTE
Tutto questo, secondo la prima ricostruzione, per 150 euro in meno nella busta paga di dicembre. Quei soldi non li aveva avuti solo per un errore del programma, ma lui s’era convinto che l’azienda ce l’avesse con lui. Era già andato a protestare e il ragioniere che aveva provato a calmarlo: «Tranquillo, con il prossimo stipendio, avrai la differenza». Nulla da fare. Pochi giorno dopo quel primo burrascoso faccia a faccia, Antonio Urgias è ritornato nel piazzale deciso a farsi giustizia. Voleva uccidere tutti, perché tutti era convinto che gli fossero diventati dei nemici. Con il primo colpo ha raggiunto alle gambe Ivan Cherchi, 43 anni, il direttore dell’ecocentro. Col secondo, Sergio Florulli, 57 anni, il capo del personale, uscito di corsa dall’ufficio subito dopo un altro sparo sotto le sue finestre. È scoppiato il caos. Un caposquadra ha provato invano a disarmare Antonio Urgias, ma è riuscito a impedirgli di accanirsi anche contro gli altri colleghi. E con l’ultimo colpo, il netturbino si è tolto la vita. I due feriti sono stati trasferiti all’ospedale di Sassari: non sono in gravi condizioni.
IL PERSONAGGIO
Antonio Urgias aveva alle spalle un passato abbastanza complicato: molto tempo fa, prima di essere assunto dall’azienda che aveva vinto l’appalto per la nettezza urbana, s’era asserragliato negli uffici del comune di Alghero, minacciando due impiegati e mettendo a soqquadro le stanze. Voleva un lavoro, aveva moglie e due figlie da mantenere. Poi il matrimonio è naufragato, e infatti viveva da mesi in una scuola abbandonata, ma comunque poco dopo era stato assunto a tempo indeterminato. Per alcuni mesi, nonostante il suo carattere chiuso, Antonio Urgias ha lavorato come netturbino, un turno dopo l’altro. Anche se a novembre aveva chiesto di non far più parte delle squadre che, dall’alba in poi, sono impegnate nella raccolta dei rifiuti porta a porta. All’inizio dell’anno nuovo, lo avrebbero accontentato. Poi il patatrac, con l’ultima busta paga più leggera di quanto avesse immaginato. «Senza quei soldi – ha confidato ai colleghi – non ho potuto neanche comprare i regali di Natale alle mie figlie». Da qui l’odio del netturbino verso i suoi superiori. Li aveva affrontati nell’ufficio per il personale e gran parte della faccenda sembrava risolta, con l’annuncio del conguaglio. E invece, l’altra mattina, la rabbia di Patacò ha preso una strada senza ritorno. Voleva avere per forza, subito e comunque quanto, i 150 euro, non gli era stato dato solo per errore. Ha sparato più volte contro i capi, poi si è ucciso, sempre con la calibro 7,65.
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