la Repubblica, 31 dicembre 2022
Le Borse nel mondo hanno perso 30 trilioni
MILANO – Per i mercati finanziari il 2022 è stato un anno da dimenticare, si spera in fretta. Tra azioni e obbligazioni a livello mondiale sono andati in fumo più di 30 trilioni di dollari, una cifra enorme e assai maggiore di quella bruciata nel 2008, l’anno della grande crisi finanziaria.
Il mix di elementi negativi che si sono concentrati negli ultimi dodici mesi è difficile da replicare: le banche centrali hanno cominciato tardi a combattere l’inflazione post Covid con brutali aumenti dei tassi di interesse. E l’azione si è intensificata a causa della guerra in Ucraina che ha mandato alle stelle i prezzi dell’energia. I tassi in forte rialzo hanno mandato in tilt i titoli tecnologici (dal meno 51% di Amazon al meno 68% di Tesla, il Nasdaq è affondato del 33%). Mentre i titoli energetici hanno beneficiato di utili mai visti prima proprio per l’impennata dei prezzi delle materie prime. Ma l’aumento dei tassi ha portato in alto anche i rendimenti dei bond, che erano scesi fin sotto zero durante la pandemia, causando una pronunciata discesa dei loro prezzi, sia governativi che aziendali. Dunque nel 2022 è stato praticamente impossibile per un risparmiatore comune trovare un rifugio sicuro dietro il quale ripararsi. È sceso tutto, o quasi. Solo il petrolio si è salvato al costo di oscillazioni molto ampie, passando dai 70 dollari al barile di inizio anno ai 130 dollari di marzo, per ritornare a 78 dollari negli ultimi giorni del 2022.
L’Europa non ha trovato riparo dallo sciacquone generale, solo Londra è riuscita a chiudere l’anno in positivo con un più 0,91%. Il settore più colpito è stato l’immobiliare (-40,1% il sottoindice Stoxx), seguito da retail (-32,6%), tech (-28,4%), servizi finanziari (-25,2%), costruzioni (-21,1%) e auto (-20,1%). In rally invece l’oil & gas (+24,4%), hanno guadagnato il 4,3% le materie prime e hanno limitato i danni a -3,2% le banche.
Nonostante a Milano il listino sia infarcito di titoli bancari, Piazza Affari si è confermata ancora una volta la borsa peggiore del Vecchio Continente, con un meno 13,3 dell’indice Ftse Mib, peggio di Francoforte (-12,3%) e Parigi (-9,5%). Per Milano è stato l’anno peggiore dal 2018, del secondo peggiore degli ultimi dieci anni edel sesto peggiore dal 2000. A risollevare il morale l’aver fatto meglio di Wall Street, dove il Dow Jones e lo Standard & Poor’s hanno lasciato sul campo quasi il 20% del loro valore.
Ora la domanda che si pongono gli operatori finanziari di tutto il mondo riguarda ciò che ci si può aspettare nel 2023. Il picco di rialzi dei tassi imposto dalla Fed e dalla Bce potrebbe arrivare verso marzo e dunque per i primi mesi dell’anno ci sarà ancora da soffrire. Poi bisognerà vedere le reazioni dell’economia reale: un modello economico di Bloomberg dà al 100% le probabilità di una recessione a partire da agosto prossimo. Se così fosse anche l’inflazione comincerà a scendere e così pure il costo del denaro, ma non prima del 2024.
L’andamento della crescita mondiale dipenderà dalla Cina (la cui Borsa è scesa del 24% quest’anno), che sta minacciando il mondo con una nuova ondata di Covid anche se la riapertura delle frontiere può far bene all’economia. La Russia è stata punita nel 2022 con un calo del 32% del suo indice azionario, ma tutto gira intorno alla durata della guerra. Un dato è però certo: i rendimenti dei bond non rischiosi al 4-5% sono tornati interessanti e ciò rappresenterà un rifugio per chi non vuole scommettere sulle Borse.