Corriere della Sera, 31 dicembre 2022
Sì al decreto Rave
Roma La ghigliottina degli emendamenti. La protesta dell’opposizione. La Costituzione sventolata tra grida e gesti irriverenti. L’approvazione finale con gli assenti di Forza Italia. E infine la firma del presidente della Repubblica, Giorgio Mattarella. È legge il decreto rave. Il primo e più contestato provvedimento del governo Meloni. Un dl a più facce che contiene, oltre alla limitazione sui rave party, la conferma dell’ergastolo ostativo e la revoca della sospensione dei medici «no vax». Una norma che non è stata votata in blocco da Forza Italia: 13 deputati azzurri su 44 mancavano all’appello.
Il sì definitivo è arrivato con 183 voti a favore, 116 no, un astenuto. E una lunga scia di polemiche per la contrazione dei tempi di discussione. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha deciso di tagliare tutti gli emendamenti con il meccanismo della «ghigliottina», applicato solo una volta dalla ex presidente Laura Boldrini.
Iniziativa che ha scatenato la protesta delle opposizioni con sventolio della Costituzione da parte dei deputati dem, e siparietti provocatori. Dal dito medio del Cinquestelle Marco Pellegrini nella bagarre con il sottosegretario Andrea Delmastro nei banchi di Fratelli l’Italia, al grido «Animale statt’ zitt» levatosi dall’emiciclo. Fino alle accuse colorite: «Questo governo, come avrebbe detto Giorgia Meloni, “gna fa”. Non può essere quello che dice di usare la mascherina e poi reintegra i medici no vax. Non può fare due parti in commedia», ha evidenziato la dem Debora Serracchiani. Giuseppe Conte censura l’uso della «ghigliottina» che «mortifica platealmente il ruolo delle opposizioni». Mentre la maggioranza rivendica di aver salvato, dalla maratona oratoria ostruzionistica, il decreto che sarebbe scaduto in nottata causando la scarcerazione di detenuti per reati gravi. «Nessuna ghigliottina», rivendica il capogruppo FdI Tommaso Foti, «ma solo il rispetto dell’articolo 64 della Costituzione. L’Italia smette di essere una zona franca per gli spacciatori e non ci saranno più scappatoie, misure blande e scarcerazioni anticipate per i mafiosi».
Ma ad attirare l’attenzione è la dozzina di assenti in FI. Nonostante l’esplicito invito via chat del capogruppo Alessandro Cattaneo («Organizzarsi per garantire presenza per voto finale in serata»), in 13 sono mancati al voto. Solo 4 erano in missione.
In FI si minimizza. «Le assenze sono tutte giustificate e dovute in gran parte a influenze di stagione», assicura Cattaneo. Nessuna fronda, insomma. Per il presidente forzista della commissione Affari Costituzionali, Nazario Pagano non è così. «Non ho votato perché all’articolo 7, c’è una norma che non condivido», ovvero il ritorno in corsia dei medici “no vax”, rivendica. Critiche che ricalcano quelle al Senato della capogruppo forzista Licia Ronzulli. In sintonia con l’opposizione. Il Pd attacca. Roberto Morassut denuncia: «Il governo toglie l’obbligo per l’uso delle mascherine da parte del personale sanitario con un decreto, ma lo proroga con la circolare del ministro Schillaci». «Non c’è contraddizione, sono due vicende diverse e separate», replica il vicepremier forzista e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Il terzo Polo con Enrico Costa incassa l’ordine del giorno, sostenuto anche dal governo contro la riforma Bonafede, la «Spazzacorrotti». Ma l’opposizione si spacca: «Non ce la sentiamo di dare una delega in bianco a questo governo per una riforma della prescrizione. Su cosa ci dovremmo basare per questa apertura di credito?», chiede il dem Andrea Orlando.
FdI intanto rivendica le nuove regole sui benefici penitenziari nei confronti dei detenuti che non vogliono collaborare con la giustizia e i divieti più severi per i rave: «Uno scempio che ha portato in Italia gli sballoni di tutta europa», dice Emanuele Prisco. E chiosa: «Finalmente cambia la musica».