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 2022  dicembre 30 Venerdì calendario

Intervista a Margaret Atwood

Chiedere del futuro a Margaret Atwood può essere rischioso, visti gli abissi delle sue cupe visioni narrative. Stavolta però a rispondere non è la scrittrice distopica che ha immaginato un mondo in cui le donne servono solo come uteri per procreare (Il racconto dell’ancella ) o scenari in cui virus costruiti in laboratorio sterminano l’umanità (L’ultimo degli uomini ). Fantasie apocalittiche tanto più perturbanti quanto verosimili. Stavolta a rispondere è l’attivista, la Margaret Atwood protagonista di campagne femministe e ambientaliste, la donna pragmatica e ottimista che non si preclude la possibilità di pensare che le cose possano andare diversamente, che le azioni umane possano modificare in meglio la direzione del mondo.
La scrittrice canadese, i cui libri sono pubblicati in Italia da Ponte alle Grazie, ha accettato di rispondere via mail a Repubblica e ci ha sorpresi parlando di speranza: «Ce la faremo!».
Iniziamo dall’ambiente e dalla crisi climatica, un tema che le sta a cuore e che percorre la recente raccolta di saggi e articoli “Questioni brucianti”. Come guarda al futuro?
«Non esiste un solo “futuro”. Ci sono molti futuri possibili, e quale di questi diventerà reale dipenderà dalle scelte che faremo oggi. La sua domanda è un po’ pessimista: rispetto alla scarsa cura che si aveva negli anni Ottanta, oggi si presta molta attenzione allo stato del nostro pianeta. Sarà forse per la siccità, gli incendi, le inondazioni, l’esaurimento dei terreni fertili, le specie in estinzione, o la rovina certa di noi mammiferi se distruggiamo gli oceani? Potrebbe essere il fatto che le nuove generazioni sono molto consapevoli di questi problemi e presto saranno loro a determinare le elezioni? È possibile».
Le domande retoriche di Margaret Atwood annunciano la piega risoluta che prenderà il resto dell’intervista. Prima di procedere oltre è bene però fare una premessa. La scrittrice, che lo scorso novembre ha compiuto 83 anni, è instancabile in Rete e sui social. Una delle sue ultime sfide è stata di recente un corso di otto settimane tenuto su Disco,una piattaforma online che nel suo manifesto dichiara di volercontribuire a costruire un mondo più vario e sostenibile ( @discolearn,su Twitter). Titolo delle lezioni: “Practical Utopias”.
Che cosa s’intende per “utopie pratiche”?
«Abbiamo sfidato i partecipanti a creare “il futuro” come un piano di vita a emissioni zero, realizzabile (sufficientemente economico) e attraente per la nostra specie. I risultati hanno superato di gran lunga le mie aspettative! Siamo una specie inventiva e cooperativa. Ce la faremo. IlProject Drawdown,che potete consultare online, riporta le statistiche e i risultati positivi di molte campagne in corso d’opera».
L’organizzazione a cui fa riferimento Atwood lavora per cercare soluzioni alla crisi climatica. Il traguardo è ildrawdown, il momento in cui i livelli di gas serra nell’atmosfera smetteranno di salire e inizieranno a diminuire costantemente. Il sito è una banca dati, dove le azioni si misurano concretamente per l’impatto che hanno sull’ambiente (drawdown.org ).
Il Covid e ora la guerra in Ucraina stanno avendo effetti sulle nostre economie che fanno temere società future più diseguali e ingiuste. Non crede sia un rischio effettivo?
«In genere quando le situazioni diventano troppo pesanti da sopportare, qualcosa si rompe.
Succede con le rivoluzioni – quella francese e russa sono solo due esempi – ma non sempre il risultato automatico è l’equità. Le pestilenze e le guerre sonodestabilizzanti. Ma possono essere destabilizzanti anche le nuove tecnologie di comunicazione, i giornali, la radio (si pensi a Hitler senza la radio), la tv, e ora i social media. Il potere si muove.
Qualcuno lo perde. Lo stesso denaro non è detto che in futuro non diventi insignificante. È interamente un’invenzione umana, non esiste in natura».
In una nuova versione del “Canto di Natale” di Dickens che si può leggere in “Dare e avere”, lei immagina proprio questo, un’iperinflazione che brucia il valore del denaro.
«Il denaro può dissolversi comeun’illusione, dopotutto è un simbolo costruito dall’uomo.
Quando a Scrooge compare lo Spirito della Giornata della Terra Futura, l’avaro banchiere scende dal letto e per la prima volta quel mondo che prima gli sembrava eterno gli appare fragile».
A proposito di fragilità, la democrazia potrebbe rimanere travolta dai cambiamenti?
«La democrazia è sempre a rischio.
È una forma di governo fragile e le oligarchie, i tiranni, e gli opportunisti che si appropriano del potere non fanno che attaccarla in continuazione. Ma nessuna società può durare a lungo senza un centro stabile. I prossimi anni saranno interessanti».
In Iran le donne stanno combattendo per la libertà, crede che il regime sia agli sgoccioli?
«Se crollerà sarà merito delle donne. E di quegli uomini che le hanno sostenute. Ma non so prevedere se accadrà o non accadrà. C’è da dire che il regime non può incarcerare e uccidere tutti, e più aumentano le persone incarcerate e uccise, più cresce il numero dei parenti arrabbiati e vendicativi. Mi sembra che il regime abbia esaurito ogni energia morale e sia in una fase artritica – cosa che tende ad accadere alle rivoluzioni dopo circa tre generazioni – ma questo non significa che la mano mezza morta abbandonerà la sua presa.
Vedremo».
Qual è il ruolo degli scrittori e della letteratura?«Le persone si preoccupano sempre del “ruolo dello scrittore”.
Di solito vogliono dire agli scrittori cosa scrivere. Normalmente non funziona – non porta a scrivere grandi libri. In situazioni estreme, gli scrittori non conformi vengono esiliati, censurati, imprigionati o uccisi. Se la letteratura non servisse a nulla, schiacciare chi la scrive sarebbe una perdita di tempo e di pallottole da parte dei regimi tirannici. Se esiste un ruolo per la letteratura (cioè non quello che “dovrebbe” fare, ma quello che effettivamente fa) forse è questo: la letteratura parla dell’intero essere umano in un modo che nessunaaltra arte può fare. Un romanzo può essere quanto di più adatto ad esplorare la mente e i sentimenti degli altri».
E questo può bastare a salvare o semplicemente a prendersi cura di un mondo così malmesso?
«Di che cosa si ha bisogno durante una crisi? Soprattutto di speranza.
Senza non si fa nulla. La letteratura, anche se cupa, è intrinsecamente speranzosa.
Testimonia la convinzione che la comunicazione umana è possibile.
Inoltre, nessun romanzo che io conosca si conclude con la morte di tutti i protagonisti».