la Repubblica, 30 dicembre 2022
La Wagner manda i soldati russi a suicidarsi
A questo punto la battaglia per la piccola città di Kreminna e quella per la città di Bakhmut, ottanta chilometri più a Sud, sono diventate le due sfide gemelle che decideranno chi si prende l’intero Donbass. I soldati ucraini sono in vantaggio attorno a Kreminna, tenuta ancora in queste ore dai soldati russi, e se la prendessero potrebbero avanzare in profondità nella regione di Lugansk. Fonti locali dicono aRepubblicadi avere visto militari e mezzi russi lasciare Kreminna e spostarsi verso Est, ma non è una prova definitiva e se la città fosse caduta gli ucraini lo avrebbero già annunciato su tutti i canali: per ora non è successo.
Tra aprile e giugno i governi occidentali realizzarono che gli ucraini erano in grado di vincere uno scontro convenzionale contro i russi e cominciarono a mandare armi pesanti ai soldati ucraini nel Donbass, inclusi pezzi d’artiglieria e lanciarazzi Himars, ma era ormai troppo tardi per rovesciare sul breve termine il rapporto di forze con le divisioni russe. I soldati di Putin conquistarono tutte le città della regione di Lugansk – come Kreminna, Rubizhne, Lysychansk e Severodonetsk – e cacciarono indietro gli ucraini di una quarantina di chilometri prima che la situazione si stabilizzasse. Adesso i soldati ucraini stanno facendo in avanti le stesse strade che in estate avevano fatto all’indietro. Come scrive ilWashington Post, dispongono di una mappa digitalizzata del territorio che consente di vedere in tempo reale gli spostamenti e le posizioni di ogni singola unità russa – anche di un solo carro armato – grazie al sostegno dei militari e dell’intelligence americana. L’intelligenza artificiale esamina le foto satellitari (non soltanto quelle militari, ma anche quelle dei satelliti commerciali) e riconosce, metro per metro, la presenza militare della Russia in Ucraina.
Questo tipo di intelligence, cosìminuziosa e localizzata, consente agli ucraini di vedere dove le difese russe sono più deboli. È così che a settembre hanno sfondato nella regione di Kharkiv, ma il Donbass è sempre una faccenda differente, i russi hanno preparato molte linee fortificate di difesa e il governo Putin ha ordinato negli ultimi tre mesi una mobilitazione di massa proprio per non cedere più terreno.
Più a Sud, i russi tentano da sei mesi di conquistare la piccola città di Bakhmut. Se riuscissero, questa volta sarebbero loro ad avanzare inprofondità nella regione di Donetsk. Non sta andando bene per loro. I soldati ucraini in queste settimane descrivono lo spettacolo senza senso delle ondate successive di soldati russi mandati avanti a morire su terreno scoperto, una dopo l’altra. Questa ostinazione suicida è frutto di un calcolo politico: il capo della forza mercenaria Wagner, Evgenij Prigozhin, vuole provare a Putin di essere più efficiente e quindi più utile dell’esercito regolare. Bakhmut doveva essere il trofeo di Prigozhin, entrerà nella storia russa come il luogodi una strage senza significato.
Due giorni fa il capo dell’intelligence militare ucraina, il generale trentaseienne Kyrylo Budanov, è andato a visitare i soldati a Bakhmut. Si è fatto fare foto davanti a un edificio che è a circa 500 metri dalle linee russe. È una beffa, considerato che Budanov da anni è sulla lista dei leader ucraini che il Cremlino vuole eliminare. Nel 2019 un sicario russo piazzò una bomba sotto la sua automobile in un parcheggio di Kiev, ma l’ordigno esplose in anticipo.
Il generale dell’intelligence ieri in una intervista alla Bbc ha detto che la guerra è arrivata a un punto di stallo e che gli ucraini potranno rompere questa parità soltanto se riceveranno aiuti militari adeguati. Anche Budanov, insomma, che prometteva l’arrivo in Crimea nell’estate 2023 si adegua alla linea comune dei comandanti ucraini, che da settimane, per esempio sull’Economist, usano toni poco trionfalistici e parlano di un possibile nuovo attacco da parte della Russia. La parola d’ordine è chiara: parlare troppo delle vittorie sul campo finisce per rallentare gli aiuti militari da parte degli alleati. Budanov tuttavia esclude per ora un attacco dalla direzione della Bielorussia, perché ancora non vede una quantità di forze russe sufficiente all’operazione. È una manovra diversiva, dice, li abbiamo visti scendere da un treno e poi andarsene di nuovo via nello spazio di un pomeriggio. Dopo la liberazione di Kherson nel Sud, Kreminna e Bakhmut sono diventate il centro della campagna di terra. L’altra campagna è quella dei missili russi contro la rete elettrica dell’Ucraina, che procede a ondate regolari: ieri è arrivato un nuovo attacco, con sessantanove missili. Un missile della contraerea ucraina è caduto per errore in Bielorussia, il 15 novembre era successa la stessa cosa in Polonia.