Corriere della Sera, 30 dicembre 2022
Intervista ad Alessandra Ghisleri
Alessandra Ghisleri, sondaggista, politologa e fondatrice di Euromedia research. Quando ha iniziato a fare domande?
«Da piccola, facevo domande su tutto. Ero la bambina dei perché, la curiosità mi accompagna da sempre: mia madre diceva che ero una rompic... atomica».
Prima dei sondaggi chi interrogava?
«Mi sono laureata in Geologia alla Statale di Milano con una tesi in Oceanografia paleontologica: studiavo il mare e mi vedevo imbarcata su una nave. Non potevo fare domande agli animaletti, ma ne studiavo i comportamenti».
PUBBLICITÀDai fondali ai sondaggi.
«Nel mezzo ho fatto anche l’intervistatrice nei call center, la pubblicità della carne irlandese nei supermercati, la venditrice in uno showroom che aveva abiti di Saint Laurent, di cui conservo smoking strepitosi. La carriera universitaria era complicata e poco pagata, così sono capitata in Datamedia. Grazie al professor Morris Ghezzi ho capito che potevo fare domande di ogni tipo».
Che genere di domande?
«Le più banali, ma che dicono molto delle persone. Con Gianluigi Pardo, nella trasmissione, Ti sembra normale? agli intervistati chiediamo se hanno mai rubato gli asciugamani in hotel: vizi privati e pubbliche virtù».
Nel libro «La Repubblica dei sondaggi» scrive: «Conoscere il pensiero delle persone è il grande desiderio proibito di ogni essere umano». È anche il suo?
«Sì, ma l’ho capito dopo. Da ragazza sognavo la famiglia e i figli, poi ho creato una azienda. I decenni costruiscono e ti cambiano».
La chiamano la signora dei sondaggi: la marcia in più?
«C’era necessità di unire la lettura dei dati ai numeri e comprenderne il contenuto. Ho deciso di mettermi in proprio con quello che poi è diventato mio marito, Alfonso».
Il suo libro è dedicato «Ad Alfonso e al suo coraggio».
«È l’unione riuscita tra una cispadana e un siciliano».
C’è competizione tra voi?
«È stato lui a spingermi a fare la front-woman. Sono stata lasciata da uno che mi ha detto: “Fai un lavoro troppo importante, con un part-time potremmo stare insieme”».
La sua famiglia di origine?
«Benestante. Ero spesso in vacanza».
Sua madre le ha insegnato l’indipendenza economica.
«Vero, oggi però se mi vede in tivù più dei contenuti commenta i capelli. O le collanine: “ma con tutte le cose che hai metti quelle”?» Cose così».
Rivela la sua età?
«Quasi mai».
Mi dice di che anno è?
«Sono del 1966: devo guadagnare tempo, quando qualcosa non funziona devo trovare la soluzione alternativa».
Un incontro decisivo.
«Bruno Vespa è stato il primo a darmi visibilità in trasmissione. Ricordo che lì un politico insinuava il colore politico dei miei numeri. Invece erano veritieri».
È stata la sondaggista d’elezione di Berlusconi.
«Mi ha chiamata nel 2004: una stretta collaborazione fino al 2013. Alle ultime elezioni abbiamo fatto solo piccoli studi, adesso ha altri consiglieri e consigliori».
Che esperienza è stata?
«Mi ha dato delle chance rispettando quel che facevo. Ho lavorato con i consulenti di Clinton e Blair dai quali ho aspirato tutto il sapere. Abbiamo fatto passaggi storici: lo spostamento del G20 da La Maddalena a L’Aquila e il predellino».
Si sentiva «vincolata»?
«Mentre acquisivo capacità acquisivo altri clienti».
Berlusconi era geloso?
«No, anzi, era contento perché voleva dire che ci aveva visto giusto. Poi mi diceva: “Tanto so che non mi voti...”»
Era vero?
«Era vero, non sono una yes-woman. Nel mio lavoro più sei sincero più aiuti il tuo committente»».
Un altro aneddoto.
«Mi chiamò di sabato: “Vieni ad Arcore”. Ero in giro, non ero vestita perbene, ero giovane e creativa. Non ci fece caso, disse: “Siediti e ascolta”».
Ha ascoltato?
«Certo, ascoltare è una dote rara. Berlusconi ce l’ha».
Non avete mai litigato?
«Una volta, per gioco: mi ha chiesto uno sconto di 1.000 euro per un sondaggio».
I colleghi le hanno fatto pesare di essere donna?
«I colleghi no, ma altri sì. Ricordo che un giornalista nel 2006 disse che davo previsioni sbagliate e che dovevo tornare a fare il lavoro più antico del mondo...».
Quali pregiudizi ha dovuto abbattere?
«L’essere donna e ingaggiata da un uomo che proveniva da una parte politica. Poi quando ti vedono le prime rughe sul viso ti accettano».
Giorgia Meloni.
«Sposo quello che ha detto Ritanna Armeni: il fatto che sia diventata Presidente del Consiglio ispirerà i giovani».
Aveva previsto la vittoria?
«Sì, c’erano due punti e mezzo da aggiungere, era voto nascosto».
Il vostro lavoro è più da cartomanti o da scienziato?
«Siamo studiosi, anche se vorrei avere la palla di cristallo per vincere l’ Enalotto».
La domande che non ha mai il coraggio di fare?
«Quelle sulle malattie: lavoriamo con la farmaceutica e vediamo le persone nella parte più fragile».
La sessualità?
«Da italiani rispondiamo come ci piacerebbe essere e non come siamo. Ma esiste una batteria di domande dalle quali dedurre la verità».
Dire una bugia a lei è impossibile?
«Sono la più tonta del mondo, baso tutto sulla fiducia: “Ma daiiiiii” è la mia battuta. Forse perché non posso fare tutte le domande che vorrei».
Adesso su cosa indaga?
«Sulla politica e gli scenari. C’è fiducia nelle istituzioni, ma non nei politici».
La chiacchiera con il tassista è lo specchio del Paese?
«Sì, in quell’abitacolo passa molta eterogeneità, è una intervista in profondità».
I salotti?
«Ne frequento pochi, ma sbaglio: lì ti rendi conto chi è la classe dirigente del Paese».
Il vantaggio di essere donna nel suo lavoro.
«Siamo puntigliose e più portate per la matematica».
Il famoso istinto?
«Ti da il l a per imporre una tavola di calcolo».
Cosa ci manca?
«Il passare oltre, tipico degli uomini: si insultano nel campo da calcetto e poi vanno a mangiare la pizza insieme»