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 2022  dicembre 29 Giovedì calendario

Intervista a Ettore Messina

Le tempistiche sfasate delle stagioni sportive, che premiano a giugno e stilano a Natale mezzi bilanci, distorcono giudizi e prospettive della Milano del basket. Scorrono giorni da annus horribilis, appena medicati da un paio di belle vittorie, eppure l’etichetta per gli archivi sarà a caratteri d’oro. “2022, anno di scudetto”: il numero 29 della gloriosa Olimpia. Il bizzarro strabismo umorale impone così colloqui severi con chi ora guida la corriera lungo curve in salita e sei mesi fa filava dritto alla meta, l’Ettore Messina che, conosciuto neopatentato quarant’anni fa, renderebbe fasullo il lei, fatta da allora tanta strada.Messina, quel che fu vinto ieri e l’altro ieri oggi non conta. Voce di popolo: questo allenatore non sa più dove mettere le mani.«Già, bollito, come dicono a Bologna.Scudetto e Coppa Italia, la nostra bella accoppiata datata ‘22, pare roba dell’altro secolo. Ma poi anche ora, senza Pangos, Shields e Datome, siamo secondi in Italia e indietro in Europa, vero, però vivi. Torneremo a giocare insieme, e lì faremo il nostro».Stasera contro Valencia al Forum torni in panchina, laddove, assente per virus la sera della rimonta col Monaco, la battuta collettiva era scontata. Vinta perché non c’era lui.Confessa: ci hai pensato.«Ci ho pensato per primo. Poi però ho guardato indietro, a più di trent’anni di panchine, e cioè, levando nazionale ed Nba, alle 23 stagioni nei club, ai 34 trofei vinti dalle mie squadre. Più di uno di media a stagione, gli ultimi due, appunto, pochi mesi fa. Ma so come funziona.Voce di popolo, dicevi. No, minoranze rumorose a presidio di tastiere e siti aggressivi, perché i tanti che incontri per strada sono con te e i pochi haters strillano solo più forte.Tocca a chi fa un lavoro pubblico, sportivi, politici, artisti, ci s’impara a convivere. E magari a spedire a chi istiga all’odio un paio di sane querele. Già in cammino».Sull’Olimpia penultima in Eurolega, nove ko di fila, vinta solo sei giorni fa la prima in casa, hai obiettato: mai avuta al completo, fuori i due uomini chiave. Giusto su Shields, Pangos finora brancolava nel buio. Piuttosto, il poco citato Baron, al rientro, vi ha vinto le due partite della riscossa.«Concordo, di Billy s’è parlato poco o niente, mi scuso del ritardo e gliene rendo merito. Non averlo per un mese ha pesato molto».Il derby infinito tra Virtus e Olimpia fa tappa a Bologna il 2 gennaio. Una sfida alta, di qualità, ma anche dura, gonfia di polemiche. Abitate entrambe le case, con quali sentimenti l’accosti?«Sul piano sportivo mi piace, le belle rivalità fanno bene a tutti e due squadre italiane in Eurolega ne sono un esito di cui esser contenti. Sul piano personale mi suscita anche amarezza, perché a Bologna sono state lasciate correre dicerie su un potere che non ho, come quello di fermare i campionati per il Covid, e si è generato un clima di odio che non pensavo mai di meritare, dopo vent’anni meravigliosi, di vita professionale e non, in quel club e in quella città».In estate sono arrivati sette pezzi nuovi, più Cabarrot in autunno. I migliori prendibili, pure per tanti che oggi tirano le pietre. Sbagliati quanti?«Niente nomi, poi potrei dire due, tre, un altro numero, ma preferisco aspettare i 5-6 mesi che mancano. Ci pensi, quando vedi giocar meglio un altro che potevi avere nel ruolo, poi la ruota gira, i tuoi risalgono e i conti si fanno alla fine. Ribadisco però un dato, e non per rivalsa: per me e per tutti era un ottimo mercato, che non presentava scommesse. Ma il nodo infortuni è comune a molte squadre.Un’assenza importante ti priva del pezzo forte e in più, mutando gli assetti, fa calare il rendimento di tutti. Ragazzi che in un quintetto reggono la parte in altri più arrangiati faticano. Il basket è equilibrio».Autocritiche, dopo la spolverata alla bacheca?«Ci conosciamo da un po’, non sono quello che si scrolla le sconfitte dalle spalle, ma ci si macera. Non in pubblico, però, col mio staff o con la proprietà. Loro sanno, altri no. Così,oltre a fustigarmi ho risfogliato pagine di vecchia Olimpia. Scudetto 1982. Si fa male Dino Meneghin, ci sono problemi con Vittorio Gallinari e l’undicesimo posto dice che tutto sta andando a rotoli. Invece Dan Peterson li aspetta, rimonta, finisce terzo la stagione regolare e vince la finale con Pesaro. Si può fare, no?L’autocritica, ora. Ebbene sì, confesso che ho sbagliato di brutto. La sera che beccammo quei trenta punti dall’Efes, unico vero schianto di un anno di partite perse, ma sempre lottando, lo scoramento dilagava e in sala stampa dissi, scoratissimo anch’io, che da quel disastro avrei potuto trarre conclusioni doverose.Sbagliai e non lo ridirei, ma si è inesperti anche a sessant’anni. Se posso fare una battuta, mi spiace aver incoraggiato l’invio di qualche curriculum».Quanto ti vedi ancora su unapanchina, se c’è un orizzonte temporale.«Nessun orizzonte, non lo so davvero, anche se ci tengo a rispettare l’accordo che ho, fino alla fine della prossima stagione. Usciamo da uno scudetto vinto, proviamo a vincerne un altro, la terza stella, e a tornare a una Final Four. C’è chi dice: vado avanti finché mi diverto. E si diverte se vince. Correggerei così: continuo finché mi piacerà esser parte di un gruppo che si sbatte. La squadra di quest’anno sta faticando a mettersi insieme però è la difesa numero uno in coppa e in campionato. Per me ha un valore e di ciò le sono grato».Questo basket per stakanovisti divora i propri assi. Tutte le squadre lamentano infortuni. La sfida di potere tra Fiba ed Eurolega impone calendari folli. Può durare?«Sui calendari scrissi una lettera aperta, qualcuno rise, ora tutti d’accordo. Serve cambiare formule, ridurre le partite, e il primo passo è un tavolo fra i club, quelli i cui budget da decine di milioni pagano il gioco di tutti e sulla salute dei giocatori devono avere la prima parola. Il paradosso è che oggi ogni squadra non lavora subito insieme e riceve uomini già stanchi prima del via.Fatta un’intesa fra i club si può parlare di date con Fiba e Eurolega. Io tornerei ai grandi tornei per le nazionali a luglio, riposo ad agosto, preparazione a settembre. Tempi umani. Quest’anno mi sono arrivati dagli Europei sette giocatori sfiniti.Datome è fuori da tre mesi, Melli gioca stanco e stanco giocherà fino a fine stagione. Quando recupera?».