la Repubblica, 29 dicembre 2022
A Mosca una banca del seme per i soldati (così anche le vedove potranno avere figli)
MOSCA – Al reparto fertilità dell’ospedale Marinskij di San Pietroburgo è già boom: sempre più militari russi coinvolti nella cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina vogliono congelare lo sperma per poter avere figli un domani anche in caso di invalidità o, peggio, di morte. Un servizio che presto potrebbe diventare persino gratuito. L’impennata di richieste è iniziata già dal 21 settembre, all’indomani della mobilitazione parziale decretata da Vladimir Putin per richiamare 300mila riservisti, ha raccontato il primario della clinica Andrej Ivanov al quotidiano Fontanka. E non succede soltanto a San Pietroburgo. Perciò il presidente dell’Unione russa degli avvocati, Igor Trunov, ha chiesto al governo di garantire l’accesso gratuito a questo genere di servizi alle famiglie di tutti i militari che combattono in Ucraina. Al momento, infatti, lo Stato copre le spese dei trattamenti di fertilità per «chi rischia la vita e la salute».
Il ministero della Salute non ha commentato ma, stando a quanto riferito da Trunov all’agenzia di stampa russa Tass, si starebbe già preparando a stanziare i fondi necessari per i prossimi tre anni. Le coppie interessate sarebbero numerosissime, secondo Trunov. Quando il 24 febbraio Putin ha lanciato l’offensiva contro l’Ucraina, circa 200mila uomini sono andati a combattere. A cui si sono aggiunti circa la metà dei 300mila riservisti mobilitati a partire da fine settembre. Secondo gli ultimi dati diffusi dal ministro della Difesa Sergej Shojgu in autunno, sarebbero morti 5.937 soldati nel corso dell’operazione, ma secondo fonti indipendenti russe e occidentali ilnumero dei caduti sarebbe molto più alto.
Lo spettro della morte sul campo di battaglia è quello che ha già spinto diverse coppie a sposarsi negli scorsi mesi. «Potrebbe accadergli qualsiasi cosa. Le mogli hanno più diritti, per questo abbiamo deciso diformalizzare la nostra relazione», ha raccontato ad esempio Elena Mikhailova dopo aver sposato il suo compagno Maksim con cui conviveva da 19 anni e aveva cresciuto due figli.
Nel caso del congelamento dello sperma, ci sono pochi dubbi che gliinteressi delle famiglie in questo caso possano coincidere con i piani a lungo termine del governo. La Russia cerca da tempo di fermare il declino demografico che viene chiamato “jama”, letteralmente “canyon”, per la peculiare forma nelle rappresentazioni grafiche che rappresentano una sorta di “imbuto”. Sempre meno coppie fertili fanno figli oggi e da adulti rappresenteranno una fetta troppo esigua di popolazione per compensare la crescente mortalità. Una vera e propria minaccia per lo Stato più esteso al mondo.
Ad ammetterlo più volte è stato lo stesso Putin fino a invitare tutte le istituzioni nell’aprile del 2021 a «fare della difesa della popolazione una priorità». A distanza di dieci mesi da quelle dichiarazioni, il lancio dell’operazione speciale, che ha anche portato alla fuga di migliaia di donne e uomini in età riproduttiva e ha aperto un nuovo capitolo della crisi demografica che attanaglia la Russia.
Nel 2022, riferisce il demografo Aleksej Raksha, la natalità si è attestata a circa 1,3 milioni, vale a dire 1,44 bambini per donna, contro i quasi 2 milioni di nascite registrati fino al 2014, anno dell’annessione della Crimea e dell’inizio del conflitto nel Donbass, mentre per eguagliare la mortalità, l’indice dovrebbe salire oltre le due unità. Nel 2023 il dato potrebbe scendere ancora di più, secondo lo specialista Igor Efremov dell’Istituto Gajdar. E nel 2024 il Paese potrebbe persino doppiare il minimo assoluto raggiunto al termine della seconda guerra mondiale, quando banalmente mancavano coppie giovani per far figli.