la Repubblica, 29 dicembre 2022
Panzeri faceva il ghostwriter dei ministri
(Bruxelles) Una farsa. O poco più. Negli atti d’inchiesta del Qatargate c’è il racconto di una giornata particolarmente brutta, perché ha reso la democrazia europea una marionetta nelle mani di Antonio Panzeri. È il 14 novembre del 2022 quando Ali Bin Samikh Al Marri, ministro del Lavoro del Qatar, si presenta davanti alla commissione Diritti umani del Parlamento europeo per convincere gli eletti che la situazione dei diritti dei lavoratori a Doha è assai cambiata. E che, dunque, i mondali di calcio si potranno disputare con la massima serenità. La partita andata in scena era però truccata: perché il discorso del ministro era stato preparato da Panzeri. Ma, soprattutto, perché – secondo quanto emerge dagli atti di indagine – l’ex eurodeputato del Partito democratico aveva lavorato anche alle domande che alcuni parlamentari avrebbero dovuto fare ad Al Marri. «Alessandra Moretti, Andrea Cozzolino, Marc Tarabella» sono i nomi citati. A raccontarlo in uno degli interrogatori davanti al magistrato è stato Francesco Giorgi, il braccio destro di Panzeri e assistente di Cozzolino, agli arresti i Belgio. Che prima chiarisce come lavorava la cricca: «La collaborazione è cominciata a inizio del 2019. Abbiamo definito gli importi, sui quali faccio un po’ fatica a ricordare, per i nostri rispettivi interventi. Era in contanti». Panzeri, per esempio, mette a verbale che il lavoro con il Marocco comincia «nel 2019», e «prevedeva che ci saremmo adoperati per evitare risoluzioni contro il Paese, e in cambio avremmo ricevuto 50mila euro».
Il lavoro era mirato. Torniamo a quel 14 novembre. «Avevamo preparato l’audizione del ministro – mette a verbale – L’ha scritto Panzeri e io l’ho tradotto. Il discorso doveva avere una durata di circa otto minuti con la possibilità di rispondere alle domande dei deputati. Non ricordo i dettagli dell’intervento, ma l’obiettivo era mettere in luce le riforme intraprese dal Qatar, che erano state fatte delle riforme. Si è parlato anche di come rispondere a potenziali domandesui diritti della comunità Lgbtq, viste alcune dichiarazioni sulle persone gay da parte di alcuni esponenti del Qatar. C’era poi il tempo dell’impatto ambientale degli stadi. Si è parlato anche dei mondiali del 2026 in Messico, un paese dove i diritti umani sono poco rispettati. Il discorso doveva evidenziare questo doppio registro delle autorità europee segnalando come si volesse attaccare proprio il Qatar, nonostante fosse l’unico paese del Golfo a mostrare una certa apertura su un certo tipo di argomenti».
Panzeri, quindi, aveva pensato alle risposte. Ma la parte più difficile della giornata era stata un’altra. Il Qatar sapeva che quello che avrebbe potuto seriamente metterli in difficoltà erano le domande. Temevano le contraddizioni rispetto ad alcuni argomenti in un momento per loro così importante qual era la vigilia dei mondiali di calcio. Evento planetario in cui il Qatar si stava giocando tutta la sua credibilità. «Il nostro interesse – dice Giorgi – era portare il dibattito dove ci interessava. Si era detto che poteva essere utile se, oltre al discorso, fossero state preparate in anticipo anche le domande in modo da portare il ministro del Qatar su un cammino comune. La parte del dibattito era la più difficile». «Panzeri regola le domande di alcuni deputati, specialmente della Moretti», scrive la procura. «Ma non è così», si difende l’eurodeputata del Pd. «Io non ho mai sentito Panzeri in quei giorni. Quel giorno ho fatto una domanda, sui diritti della comunità Lgbtq. E non ho ottenuto risposta. Per questo, il giorno della votazione, sono andata con la fascia arcobaleno a votare».