Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  dicembre 29 Giovedì calendario

Le criptovalute delle Banche centrali

L’inverno delle cripto-valute: così è già stato definito il 2022. Il crollo di Ftx e l’arresto del suo fondatore Sam Bankman-Fried hanno fatto onde alte nelle scorse settimane. Ma la catastrofe è stata più ampia: rispetto al picco del novembre 2021, sono svaniti più di duemila miliardi di dollari di valore teorico. Siamo probabilmente a una svolta. Non perché le crypto-currencies svaniranno ma perché sono entrate in campo le banche centrali. La Fed di New York ha annunciato di avere dato il via al test di una sua valuta digitale: significa che un braccio dell’istituzione monetaria più potente del mondo, la Federal Reserve, la banca centrale del dollaro, ha deciso di tastare le acque di questo mare mosso. Non è certo la prima a impegnarsi in un mondo dominato finora da migliaia di cripto-valute indipendenti da Stati e governi. Questo boom di denaro non ufficiale ma sostenuto dalla tecnologia in rete ha spinto le banche centrali di 114 Paesi a tentare di creare una loro valuta digitale alternativa a quelle cripto, per provare a mantenere il controllo della moneta che altrimenti potrebbe sfuggire loro. Uno studio pubblicato dall’Atlantic Council nota che nel 2020 a esplorare questa possibilità erano solo 35 Paesi. Oggi – nota l’analisi — 60 banche centrali sono già in una fase avanzata di test, cioè hanno lanciato una Cbdc (Central bank digital currency) oppure ne stanno sviluppando una o sono in una fase di sperimentazione pilota. Significa che, invece di stampare denaro, queste banche centrali puntano a emettere monete digitali, pienamente sostenute dallo Stato che ci sta dietro. Sembra un semplice cambiamento del mezzo – una scrittura digitale invece di una banconota – ma in realtà è qualcosa che può trasformare la finanza e anche la geopolitica. Da un lato, per esempio, le Cbdc possono abbassare i costi delle transazioni e facilitare l’accesso al denaro in quei Paesi che hanno poche banche. Dall’altro, a seconda della banca centrale che le controlla, le Cbdc possono uscire dal sistema finanziario dominante, cioè quello del dollaro. Fatto sta che 11 Paesi hanno già lanciato la loro valuta digitale. Altri 17 stanno effettuando test pilota, tra essi la Cina, la Russia e l’India. E 33 sono in una fase più arretrata: tra queste, oltre alla Fed di New York, la Ue e il Regno Unito. Oggi nel mondo domina il dollaro: la gara è per la valuta digitale regina del futuro.