Corriere della Sera, 29 dicembre 2022
Cronache dal gelo
Alla vigilia di Natale, poco dopo la mezzanotte, Anndel Nicole Taylor ha mandato il suo ultimo video alle sorelle in North Carolina. Dall’interno della sua auto bloccata sotto un metro di neve a Buffalo, l’infermiera ventiduenne ha abbassato di tre dita il finestrino ghiacciato, quanto bastava per riprendere il cumulo che continuava a crescere intorno al veicolo, il cielo metallico e la luce rossa intermittente dei fanali posteriori di un altro mezzo fermo a pochi metri. Era uscita dal turno all’ospedale alle 4 del pomeriggio, aveva viaggiato con visibilità zero, era ormai a sei minuti da casa, quando l’auto l’ha tradita. Ha chiamato il 911, le hanno detto che non c’era altro da fare che aspettare. Avrebbe dormito in auto. La mattina dopo, il telefono di Anndel squillava a vuoto. L’hanno trovata distesa, le braccia incrociate, i piedi sul cruscotto. Credono che la neve abbia bloccato il tubo di scappamento e sia morta per avvelenamento da monossido di carbonio. La madre dice che almeno è morta serena, nel sonno. Poi aggiunge: «Questo è uno Stato, una città, dove succede sempre: perché non erano preparati?»
Dopo 36 ore, la bufera che si è abbattuta con ferocia sui 275 mila abitanti di Buffalo e sulla contea di Erie nello Stato di New York si è placata. Ora si contano le vittime: finora sono 34. Buffalo è una città stoica, abituata al freddo e a nevicate storiche. Forse anche per questo ha sottovalutato quella che la governatrice Kathy Hochul ha definito la «bufera del secolo», che ha trasformato in una «zona di guerra» la contea. Da una settimana l’America si preparava al gelo polare che ha fatto in totale almeno 60 morti e fatto cancellare undicimila voli solo dalla Southwest Airlines (la compagnia è sotto scrutinio federale per cattiva gestione).
Lo sceriffo
«Quando abbiamo sentito che era in arrivo un ciclone bomba, abbiamo pensato: ci siamo abituati – ha detto lo sceriffo di Erie, John Garcia – Ma non ho mai visto nulla di simile». L’impatto devastante è dovuto alla violenza delle condizioni metereologiche ma anche alle scarse risorse di emergenza (ridotte dalla pandemia) e alla difficoltà di costringere i residenti avvezzi al maltempo a stare a casa. Il 23 dicembre era un venerdì, giorno di paga, e in questi tempi di crisi e di inflazione (il 27% a Buffalo vive sotto la soglia di povertà) molti aspettavano quei soldi per comprare cibo, regali e ciò che serviva per affrontare questo freddo Natale. Solo alle 9 di venerdì mattina, quando 13 mila persone erano già senza luce e i venti soffiavano a 120 chilometri orari, il dirigente della contea Mark Poloncarz ha annunciato il divieto alla popolazione di mettersi al volante. Ma molti erano già andati al lavoro e non lo sapevano nemmeno. Fino al giorno prima, Poloncarz aveva consigliato di restare a casa, mentre su Facebook e Twitter lo supplicavano di imporre un divieto, senza il quale avrebbero perso un giorno di salario. «La sua raccomandazione è stata ignorata dalla corporation per cui lavoro – aveva scritto qualcuno – vogliono un altro giorno di shopping. Per favore vieti di guidare, molti di noi usciranno presto domattina». Più di metà delle vittime nella contea di Erie sono state trovate fuori casa: in diversi casi le auto sono diventate le loro tombe.
La Casa Bianca ha autorizzato fondi federali di emergenza. Nelle ultime ore la Guardia nazionale ha messo in salvo 86 persone, cercando in ciascuno delle centinaia di veicoli abbandonati per strada e bussando di porta in porta. Nelle case più vecchie di Buffalo Est, c’è chi ha passato due giorni avvolto nelle coperte, al lume di candela, senza luce o acqua corrente.
Nei primi giorni gli stessi soccorritori sono rimasti bloccati mentre cercavano di portare aiuto. Per 14 ore Felicia Williams, 26 anni, si è trovata in trappola nell’ambulanza che guidava, senza cibo né acqua: ascoltava impotente le chiamate in arrivo e ha iniziato a pensare che sarebbe morta anche lei. A salvarla sono stati i vigili del fuoco, ma la vera «cavalleria» in questa Bufera del 2022 sono stati i proprietari di motoslitte, che hanno rinunciato alla cena di Natale per avventurarsi con gli unici mezzi in grado di muoversi. Avvolgevano nastri colorati agli specchietti delle auto vuote, spiega al sito Buffalo News l’agente Patrick McDonald, in modo da sapere quali erano già state controllate. Il poliziotto si è trovato per la seconda volta in sette mesi in prima linea in quello che a Buffalo è stato un anno da dimenticare. A maggio McDonald ammanettò il killer razzista che uccise dieci persone in un supermercato della città; per Natale avrebbe dovuto essere in ferie, ma si è ritrovato a spalare neve per liberare l’auto di una madre, un bimbo di 5 anni e due nonni, diretti alle cascate del Niagara, che non parlavano una parola d’inglese. Anche Stasia Jozwiak, immigrata polacca di 73 anni, uscita per comprare il pesce per il pranzo di Natale, aveva sottovalutato il pericolo perché non capiva bene la lingua, secondo la figlia.
Centinaia di persone hanno fatto ricorso a un gruppo Facebook creato da cinque amiche durante una precedente tempesta, nel 2014: lo hanno usato per trovare cibo, medicine. C’è stato anche chi ha approfittato della crisi per rubare. Carl Anderson ha guardato impotente da casa le telecamere di sicurezza che riprendevano quattro ladri buttar giù la porta del suo ristorante e trascinare nella neve la cassa. «Non hanno rubato cibo, medicine e pannolini, ma televisioni e divani», diceva ieri il commissario di polizia Joseph Gramaglia, che ha arrestato 8 persone. «Ma 9 storie su 10 sono di solidarietà», aggiungeva.
Parto guidato
Erica Thomas ha partorito via Messenger alle 3.31 di sabato: quando Devynn Brielle è nata, dalla stanza da pranzo dell’ostetrica che le dava consigli la nonna e i figli sono esplosi in un urlo «come fosse un touchdown dei Bills». Abdul Sharifu, 26 anni, rifugiato fuggito alla guerra in Congo, invece non vedrà nascere il suo bambino, per il quale era uscito in cerca di latte. Sha’Kyra Aughtry, afroamericana, ha accolto in casa Joey White, 64 anni, bianco, disabile, un perfetto sconosciuto. Su Facebook chiedeva assistenza medica e lo consolava: «Non piangere Joey, sono qui». Quando Antwaine Parker dopo un’odissea di sette ore è arrivato a casa della madre Carolyn Eubanks, 63 anni, perché non poteva permettere che morisse da sola con le bombole di ossigeno portatili ormai in esaurimento, la donna gli è crollata tra le braccia all’esterno; i vicini hanno aperto la porta e l’hanno trascinata dentro. Non hanno potuto salvarla, ma hanno custodito il cadavere fino all’arrivo delle motoslitte.