Il Messaggero, 29 dicembre 2022
Le emoji usate dai giovani per sesso e droga
Sullo schermo del cellulare appaiono un quadrifoglio, un fiocco di neve e un cavallo. Niente di più che una serie di emoji colorate, tanto usate online da utenti di tutte le età. Eppure questi stessi simboli possono avere un significato nascosto: «cannabis, cocaina e ketamina». Sarebbe così che i più giovani comunicano in chat senza destare sospetti fra genitori e insegnanti. Un codice nuovo, universale, sotto gli occhi di tutti, ma segreto. È il linguaggio di quelle che anni fa venivano chiamate faccine, poi conosciute col nome di emoji, in cui una spina elettrica può indicare uno spacciatore e la figura di un alieno avere il significato di «ecstasy».
ALLERTA INGLESE
L’allarme arriva dall’Inghilterra, dove le forze dell’ordine hanno messo in guardia gli adulti sull’utilizzo delle icone digitali fra bambini e adolescenti, condividendo anche una piccola guida alla loro interpretazione. Dai simboli più intuitivi come la foglia per indicare dosi di hashish e marijuana o quello del naso utilizzato al posto della parola «cocaina», a tanti altri decisamente insospettabili. Sì, perché nell’universo in cui la purezza della droga può essere spiegata con le emoji di un razzo, di una saetta o di una bomba, i disegni di fragole, limoni e ciliegie possono venire utilizzati, ancora una volta, per la cannabis. Attraverso lo stesso linguaggio, poi, è possibile esprimere la quantità ad esempio in base al numero dei simboli digitati in sequenza o addirittura indicare la presenza di spacciatori o il modo in cui le droghe vengono assunte. Ma non si tratta soltanto di sostanze stupefacenti. Il mondo delle faccine comprende anche altre sfere tabù della vita dei più giovani. Se in chat viene inviata una pesca, una melanzana o l’icona che rappresenta gli schizzi d’acqua, probabilmente l’interlocutore sta facendo riferimento a rapporti sessuali. L’utilizzo delle emoji e i rispettivi significati nascosti possono cambiare col tempo, anche a seconda delle tendenze e delle mode che si diffondono fra i giovani. Ma il loro impiego per comunicare in segreto non è certo una novità.
I PRECEDENTI
Già anni fa, quando di emoji ne esistevano molte meno e ai tempi in cui Tiktok adesso il social network più in voga tra i giovani non era ancora stato creato, messaggi pieni di cuori verdi arrivavano sulle chat Whatsapp dei ragazzi. E no, non si trattava di un’espressione di affetto, bensì di un modo per fare riferimento alla marijuana. Era il 2015, quando gli investigatori di Monza erano riusciti a decifrare i messaggi in codice di giovanissimi pusher attivi nella provincia brianzola. Già allora la compravendita passava attraverso i cellulari di pusher e acquirenti: «andiamo a bere», scrivevano per indicare l’assunzione di ketamina liquida. L’omino col turbante era sinonimo di «hashish», mentre il sacco col dollaro veniva inviato quando si concordava il pagamento.
COMUNICAZIONE VERBALE
Per comunicare a parole, invece, venivano utilizzate frasi criptate come «mi servono 10 libri di scienze» o «un televisore da 50 pollici». Anche in questo caso, le unità di misura erano fondamentali per dare indicazioni sulla quantità della sostanza. Lo stesso metodo di comunicazione, poi, era emerso anche in un’inchiesta del 2019, coordinata dalla procura di Firenze, che aveva portato ai due arresti. «Cacao» e «Kinder» erano i nomi con venivano chiamate le sostanze. Anche stavolta, naturalmente, accompagnati dall’emoji della tavoletta di cioccolato.